venerdì 31 dicembre 2010

Parole e numeri: l'ossessione di fine anno per le previsioni

Il New York Times ospita un dibattito sul bisogno e sui limiti delle previsioni. Tra i contributori vi segnalo Ray KurzweilRobert Shiller. Il primo fonda le sue previsioni su quella che chiama The law of accelerating returns, il cui esempio più celebre è la legge di Moore; su questa base così
conclude il suo articolo

A computer that fit inside a building when I was a student now fits in my pocket, and is a thousand times more powerful despite being a million times less expensive.
In another quarter century, that capability will fit inside a red blood cell and will again be a billion times more powerful per dollar. 

 Shiller invece si concentra sui limiti della prevsione in economia:
On economic predictions, statisticians and econometricians have some tools that can help forecast conditions, but they are rough. With "time series analysis," which uses data collected over time, one can see patterns, for example, of growth trends interrupted by recessions and recoveries.
But that method can't handle any revolutions, breakthroughs or fundamental change in the way data are generated. The failure to predict the current financial crisis could be considered one of these cases. Statisticians and econometricians can get the direction of the trend right but be off by a mile as to the level. 

La lettera settimanale di commento ai mercati su etfworld.it è interamente dedicata agli auguri di fine anno: ottimista sul 2011 per la borsa statunitense, a proposito dell'ondata di iperottimismo che sembra essere il sentimento prevalente dei commentatori in questi ultimi giorni (date un'occhiata a questo articolo sul WSJ, ai miei post qui, qui e qui e alla discussione sul forum di finanzaonline.com segnalatami nei commenti da un lettore) il redattore del commento (a cura di Kairos Partners SGR) si esprime così:

Dire in questo momento che l’economia globale andrà bene e le borse  saliranno è cantare in coro con tutti gli altri. In teoria dovrebbe essere
preoccupante, ma all’ampio consenso della teoria non corrispondono  portafogli sovrapesati in azioni. Il profilo medio è ancora difensivo e liquidità  e bond sono onnipresenti. Il posizionamento reale conta molto di più del  sentiment ed è questo che renderà possibile l’espansione dei multipli e il  rialzo azionario.
Che questo rialzo debba partire immediatamente in gennaio è un altro  discorso. Vista dalla Fed, la borsa è per il momento già salita abbastanza, quel tanto cioè che è servito ad alimentare una buona stagione di acquisti natalizi e di saldi di gennaio. Ora potrebbe essere più importante stabilizzare i Treasuries e non spaventare troppo chi vuole chiedere un mutuo per comprare casa. Poi ci sarà l’Europa con tutti i suoi problemi.In pratica ci si potrà attenere a qualche semplice regola. In un anno propizio per la borsa non si dovrà mai essere sottopesati di azioni e sovrapesati di bond, neanche per un giorno. Per sovrapesare le azioni e sottopesare i bond si potrà però aspettare, opportunisticamente, una
fase di correzione o di paura. Si può dunque iniziare l’anno stando nel gruppo, senza cercare subito la fuga, e aspettare un momento più favorevole.
Investire sulla borsa americana  potrà essere premiante anche in  termini di cambio. Finché l’Europa  non darà un segnale chiaro di volere  riprendere in mano energicamente la situazione (come fu in maggio con la  costituzione del fondo di salvataggio) l’euro sarà sotto pressione. Più avanti  nell’anno, quando la Germania si deciderà a fare qualcosa di più per i paesi in  difficoltà, l’euro potrà riprendersi. A medio termine, in ogni caso, non va  dimenticato che ogni giorno che passa l’Europa riduce i suoi squilibri, mentre  l’America vede crescere i suoi. Default o meno, nel 2015 tutta Eurolandia sarà ben al di sotto del 3 per cento di disavanzo e la Germania sarà addirittura in pareggio di bilancio. Dove sarà invece l’America, nessuno lo sa.


Nell'ultimo numero dell'Economist Buttonwood elenca le numerose fonti di preoccupazione per il 201, prima tra tutte la dipendenza delle banche e più in generale di tutto il settore finanziario e dell'economia dalle politiche espansive intraprese dalla Fed e dalla Banca Centrale Europea, che come effetto collaterale stanno gonfiando una bolla speculativa nei mercati emergenti. Alfa o Beta? condivide pienamente le conclusioni dell'articolo che vi riproduco qui sotto, soprattutto l'enfasi sul tempo scioccamente perduto da una politica troppo timida e non coordinata che non ha risolto nessuno dei problemi all'origine della crisi del 2008:

Whether all-out currency wars (in the form of trade protection) will emerge in 2011 is harder to tell. The aim of most developing countries is to prevent their currencies rising against the dollar at a faster pace than the Chinese yuan. Oddly enough, the European fiscal crisis eased some of the strains in late 2010: a weaker euro meant a stronger dollar.
But it is quite possible that the dollar could suffer another round of weakness in the coming year. After all, the currency has no yield support, a continuing trade deficit and the prospect of endless fiscal deficits. The sorry condition of municipal and state finances could yet be the trigger for a loss of confidence.
This list of problems is the reason why it is so hard for Buttonwood to join the bullish consensus for 2011. The authorities have kept the plates spinning by dint of an enormous effort and some unprecedented monetary measures. But the underlying problems have not been solved. And the law of gravity cannot be suspended for ever.

Tanti auguri a tutti i lettori per un sano, felice e prospero 2011! 

giovedì 30 dicembre 2010

Come guadagnare utilizzando la popolarità di Nouriel Roubini

Ho trovato questo post molto divertente...
...qui invece si usano i flussi ai fondi di investimento

L'indice Dow Jones a quota 20000 in meno di tre anni?

Un altro supertoro: Larry Robbins, eccellente manager del fondo hedge Glenview Institutional Partners  (dal febbraio 2001 a oggi il fondo ha avuto un rendimento pari al 17.5%  annuo composto al lordo di imposte e fees), ritiene che l'indice Dow Jones potrebbe superare quota 20000 entro la fine del 2013! 
Speriamo bene! Vi ricordate il famosissimo libro Dow 36000, di James K. Glassman e Kevin A. Hassett, pubblicato nel 1999, pochi mesi prima dello scoppio della bolla internet? Il Dow raggiunse un massimo storico a 11,750.28 nel gennaio del 2000...il resto è storia...ieri sera, dopo quasi 11 anni, ha chiuso a 11585....

Armati di amuleti e dopo opportune danze scaramantiche potete leggere un estratto della lettera di Robbins ai suoi investitori qui

mercoledì 29 dicembre 2010

Come investire in Facebook o in Linkedin?

Supponete di voler investire in alcuni dei nomi più famosi del Web, come Facebook, Linkedin, Twitter, e così via. Come si può fare? Ne parla in un articolo il Wall Street Journal di ieri secondo il quale il mercato per queste famose società è in forte crescita a dispetto del fatto che non siano ancora state quotate e che il mercato delle IPOs sia ai minimi storici.

[FACEBOOK]Trading in shares of Facebook has been particularly strong in the past month. The surge began after a big transaction in November, when venture-capital firm Accel Partners, an early backer of the social-networking firm, sold less than 15% of its stake for $517 million, say people familiar with the deal. The deal, some details of which were reported on tech blogs, valued Facebook at around $35 billion, those people say.
Soon after the sale, Facebook's trading volume and price surged on SharesPost and SecondMarket, two exchanges that allow trading of closely held firms' shares. In the past month, the average valuation of Facebook based on transactions on SharesPost has risen almost 25%, to more than $56 billion, the exchange said. SecondMarket said Facebook's valuation had risen about 12% over the same month. Such differences are possible because these aren't public markets.
Facebook trading is the most visible part of a growing market for shares of private tech companies. SecondMarket and SharesPost, based in New York and the Los Angeles area, respectively, began offering trading of private-company stock in the first half of 2009.
SecondMarket said it has transacted nearly $400 million in private-company stock this year, up from about $100 million last year. SharesPost declined to cite dollar figures but said it did 50 private-company stock transactions in its first six months of operation and 150 in the 12 months since.

La registrazione ai due siti menzionati nell'articolo, SecondMarket e SharesPost è gratuita e consente l'accesso a molte informazioni su alcuni dei nomi più celebri del Web e più in generale del mondo della tecnologia. Ad esempio su SharesPost trovate valutazioni e offerte sia in acquisto che in vedita di azioni di Digg (stimata intorno ai 200M di dollari ma che scambia su valutazioni implicite inferiori ai 100M), Facebook, hi5 (poco liquida...), Linkedin (con valutazioni implicite intorno ai 2 miliardi di dollari), Twitter (scambiata recentemente con una valutazione implicita poco inferiore ai 5 miliardi di dollari) e Zynga, tanto per limitarsi ai nomi più celebri. Nel database di SecondMarket trovate informazioni interessanti sulla struttura societaria (Key Executives, Financing Rounds, statistiche sul numero di visite al sito web, ecc.) di 546 società che includono altri nomi famosi come AVG (antivirus), BitTorrent (p2p software), Covestor (portfolio-sharing), Craigslist, Dropbox (sincronizzazione e files sharing), Mozilla, Oanda, ecc.

I portafogli dei value investors

Il sito gurufocus.com permette di tracciare i portafogli di diversi investitori celebri, tra i quali alcune vere e proprie star del value investing. Recentemente all'elenco dei titoli in portafoglio è stata aggiunta una modalità di visualizzazione in flash che rende più facile e intuitivo l'andamento nel tempo della composizione del portafoglio. Qui sotto vedete per esempio il portafoglio di Warren Buffett



Oltre a mostrare i 50 titoli più rappresentativi del portafoglio il grafico permette di individuare i titoli nei quali si sono maggiormente concentrati gli acquisti o le vendite durante l'ultimo trimestre. L'asse orizzontale classifica i titoli per capitalizzazione crescente, quello verticale indica l'apprezzamento durante l'ultimo trimestre. La dimensione delle bolle è proporzionale all'ammontare acquistato (in verde) venduto (in rosso) o semplicemente mantenuto (in grigio) in portafoglio. Scorrendo il cursore sul grafico è possibile avere ulteriori informazioni sui diversi titoli azionari.
Lo straordinario successo di Warren Buffett negli ultimi 30 anni è ben rappresentato da questa tabella riassuntiva dell'andamento del valore di libro di Berkshire Hathaway. Un rendimento del 25059% in trent'anni equivale a un rendimento annuo composto di oltre il 20% !!

Qui di seguito potete vedere le visualizzazioni relative ai portefogli di Monish Pabrai, Seth Klarman, David Einhorn e Bruce Berkowitz.










La performance decennale del fondo Fairholme gestito da Berkowitz è pure degna di nota: superare il 13% annuo composto nel decennio 2000-2010 non è un'impresa che sia riuscita a molti! Così gurufocus.com descrive in sintesi la filosofia di investimento del fondo Fairholme: Bruce Berkowitz concentrates his investments in a relatively small number of companies. He thinks that the more diversified the portfolio, the more likely the performance will be average. He likes companies with great managers, and deeply undervalued stocks. Benjamin Graham's "The Intelligent Investor" serves as the inspiration for Berkowitz's investment strategy. He focuses investments on companies that have exceptional management, that generate free cash, and that are cheaply priced. Berkowitz will also invest in mediocre companies that are trading at a significant discount to intrinsic value where there exists a catalyst, an event that makes it likely the gap between market price and intrinsic value will narrow in a reasonable amount of time.

martedì 28 dicembre 2010

E se Mr. Copper avesse cattive intenzioni?

Il Wall Street Journal ci informa che circa il 90% del rame fisicamente disponibile per la negoziazione sul mercato Londinese è in mano a una sola persona, che confidenzialmente chiameremo Mr. Copper. Secondo il WSJ anche altri metalli industriali sono stati accumulati da singoli traders:

Single traders also own large holdings of other metals. One trader holds as much as 90% of the exchange's aluminum stocks. In the nickel, zinc and aluminum alloy markets, single traders own between 50% to 80% of those metals and one firm has 40% to 50% of the LME's tin stockpiles.

C'è dunque un club molto esclusivo a Londra, dove forse si incontrano Mr. Copper con i suoi pari, Mr. Aluminium, Mr. Nickel, e così via.

Questa estate ho letto un classico della letteratura dedicata al trading, Reminiscences of a Stock Operator di Lefèvre che narra le gesta di Jesse Livermore, il leggendario speculatore attivo tra la fine dell'Ottocento e gli anni Trenta del secolo scorso. Il racconto è pieno di episodi di manipolazione dei mercati e di tentativi di market cornering .
Questa sembra essere la principale preoccupazione delle autorità che controllano i mercati delle materie prime:

While commodities exchanges scrutinize all holdings to ensure a single player isn't trying to corner the market, and many of the positions are owned by big firms on behalf of clients, the large holdings do result in a concentration of ownership that could skew prices. (...)
While commodities regulators in the U.S. are considering restricting the amount of futures contracts any one trader can hold, they have no jurisdiction over physical holdings.
The LME has strict rules to prevent market squeezes but does not limit how much metal a single trader may hold. Instead, the exchange demands the dominant holder make metal available for short-term periods at very limited profit margins. The LME says it closely watches individual holdings.

Ma oltre alla possibilità di manipolazione dei prezzi, se si tiene conto che già il 97% delle terre rare è controllato da un solo paese e che il rame è uno dei metalli più sensibili al ciclo economico (tanto da essere a volte soprannominato come il metallo con un Ph.D. in economia), è possibile immaginare uno scenario fantapolitico da brivido...


Last month, the LME reported that a single holder owned more than 50% of the exchange's copper. People familiar with the matter at the time said J.P. Morgan was the holder. On Tuesday, the LME reported that a single holder now has as much as 90% of the stockpiles, without naming the firm. The LME reports data two days in arrears, so the position increased on Friday.
In the aluminum market, about 70% of the LME metal is locked up, MF Global base metals analyst Edward Meir said during LME Week in London in October.

domenica 26 dicembre 2010

Aggiornamento al 24 dicembre 2010

La settimana si è chiusa positivamente per tutti gli asset seguiti settimanalmente da Alfa o Beta? con l'unica eccezione del cambio euro/dollaro che ha segnato un ulteriore indembolimento della valuta europea pari a circa l'1%. Davvero eccellenti i progressi delle materie prime, con l'indice CRB che valutato in euro ha messo a segno un +3.7%, e dell'indice immobiliare globale con un +3.2%. Molto forte il progresso dell'indice S&P500 valutato in euro +2.0%. Più modesto il rafforzamento delle azioni europee, con l'indice Eurostoxx che segna un +1.5%. Le obbligazioni governative a scadenza trentennale europee questa settimana hanno smesso di perdere terreno dopo 6 settimane negative consecutive chiudendo con un discreto +0.6%. 

Il notevole progresso delle materie prime, delle azioni statunitensi e dell'indice immobiliare, combinato con un ulteriore rafforzamento del dollaro sull'euro, ha spinto le strategie  top2 (+2.9%) e top3 (+3.0%) ai nuovi massimi.

L'ordine in classifica degli asset questa settimana rimane invariato. La strategia top 2 dunque continua a suddividere il capitale in parti uguali tra le materie prime (CRB) e le azioni U.S.A. (S&500);  la top 3 lo suddivide in tre parti uguali, aggiungendo ai due asset precedenti l'indice del mercato immobiliare (Ftse EPRA/NAREIT Global).

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2010 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al 23.7%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento scende al 19.2%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.

Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 18.2%, con una volatilità del 12.5%, un massimo drawdown del 7.6% e un indice di Sharpe circa 1.3

Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 10.4%, con una volatilità del 12.3%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe circa 0.7



La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%.
La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10%. La stessa strategia dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 32.7% con un massimo drawdown del 14.8%. Nello stesso periodo il portafoglio top2 ha reso il 39.4%  con un massimo drawdown del 7.6%. La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva ha reso nel 2010 il 13.3% e da inizio 2009 ad oggi il 26.5%, con un massimo drawdown inferiore al 7%.

E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 24 dicembre 2010.

venerdì 24 dicembre 2010

Un po' di ottimismo natalizio: supertori alla riscossa! Ma attenti alla corrida...

Come ogni fine d'anno si sprecano le previsioni sull'anno che verrà.
Il sentimento prevalente nei mercati è ottimista, con una intensità che risulta piuttosto allarmante. Ne è un buon esempio Peter Eliades, un esperto di "cicli di mercato" (!??), che prevede un rialzo di quasi il 25% per l'indice S&P500 in meno di sei mesi...
...Prima che vi precipitaite a investire anche i risparmi della nonna vi invito però ad ascoltare anche la seconda parte dell'intervista in cui sulla base della valutazione dell'indice utilizzando i dividendi non esclude la possibilità di altri 10 anni di rendimenti negativi per i mercati azionari...



Alla lunga lista degli ottimisti per il 2011 si aggiunge anche Richard Bailey che così scrive sul Wall Street Journal: 

After a bumpy year, stocks could be the best place to make money in 2011. They were saved this year by a stellar fourth quarter. Resilience to the euro crisis and good economic and corporate news in key developed and emerging markets have helped both Europe's Stoxx 600 and the Standard & Poor's 500-stock index climb more than 11%. Those same forces should drive performance next year, too.
The case is simple: Stocks are attractive relative to other asset classes, with cash-rich corporate balance sheets, strong earnings, and global growth looking good.

Secondo Bailey, che invece di guardare i dividendi guarda agli utili
StockherdStock valuations, in contrast, look manageable. Earnings growth will slow as the cycle matures. But multiples could expand as equity risk premiums fall, assuming continued steady growth and low interest rates dispel investor fears about debt deflation. In the U.S., the S&P 500, at around 1250, trades at about 13 times 2011 earnings, below the long-term average. A move to 15 times by the end of 2011 could take the index to 1400, says Bank of America-Merrill Lynch. Similarly, the Stoxx 600, around 280, is trading at about 11.3 times, again below average, but could reach 320 by end-2011 at a multiple of 12 times, according to RBS.

Secondo Bailey le vendite sulle obbligazioni non devono far paura: 

An orderly rise in bond yields, as started late this year, isn't necessarily a threat: Goldman Sachs notes that equities typically rise 20% in the 12 months following a trough in bond yields.

Allacciate le cinture e cavalcate il toro? Pare di sì, soprattutto se il tradizionale know-how spagnolo su come si uccidono i tori non si applicherà ai mercati...

But volatility is likely. Politics and policy are big risks. The euro-zone crisis is manageable if restricted to Portugal, Ireland and Greece, which account for 6.3% of gross domestic product. But global risk appetite will suffer if it engulfs Spain, at which point 18% of the euro zone's economy will be being bailed out

giovedì 23 dicembre 2010

Troppo entusiasmo fa male ai mercati, troppo pessimismo fa bene ai mercati.

L'Associazione Americana degli Investitori Individuali (AAII) dal 1987 settimanalmente fa un sondaggio tra i suoi membri sulle prospettive future dei mercati azionari. La domanda posta è molto semplice: si chiede di prevedere se nei sei mesi successivi i mercati saranno in rialzo (bullish), in ribasso (bearish) oppure semplicemente pressochè invariati e privi di una direzione definita (neutral). I risultati del sondaggio espressi in forma percentuale formano la cosiddetta AAII Investor Sentiment Survey che cositituisce la più lunga serie storica di indicatori di sentiment (umore, attese, ...) sui mercati azionari. La serie storica completa può essere scaricata a questo link, mentre qui trovate un articolo di Wayne Thorp su come e perchè questa serie possa essere utilizzata come indicatore di tipo contrarian. L'idea fondamentale è di concentrare l'attenzione sui valori estremi della serie storica, che si discostano considerevolmente delle medie storiche: 
  • bullish 39% con una deviazione standard del 10.7%
  • neutral 31% con una deviazione standard del 9%
  • bearish 30% con una deviazione standard del 10%
Lo spread tori-orsi atteso dovrebbe aggirarsi quindi intorno al 10% ma un range compreso tra -20% e 40% è da considerarsi normale (anche se sempre più preoccupante avvicinandosi i valori estremi). Negli ultimi due decenni i dati molto lontani da questo range hanno spesso coinciso con i valori estremi dell'oscillazione dei mercati. Ad esempio bearish sentiment raggiunse un valore recordo al 70.3% il 5 Marzo 5 del 2009, in quasi perfetta coincidenza con il minimo del terribile mercato orso 2008-2009 (si veda anche questo post su Alfa o Beta?.

L'ultimo dato settimanale è abbastanza allarmante: lo spread tori-orsi si attesta al 47%, indicativo di un entusiasmo che potrebbe riverlarsi eccessivo, ancor più tale se si tiene conto che viene dopo 15 settimane consecutive di spread tori-orsi significativamente al di sopra della media storica:


Qualche parola di cautela sull'uso di questo tipo di indicatori: la prima è la limitatezza del campione statistico utilizzato. Come osserva il Wall Street Journal in un recente articolo dedicato proprio all'AAII Sentiment Survey

... the survey's sample size is typically so small, and its methodology so fraught with holes, as to render it statistically worthless.
Just 200 to 300 investors respond each week, less than 0.2% of the association's 150,000 dues-paying members, according to the Chicago-based group, which doesn't publish the sample size. Among them are a large number of retirees, the AAII says—giving this tiny slice of the investing community an unusual amount of sway over Wall Street.
From a strict, statistical perspective, the AAII's survey is "pretty much useless," said David Madigan, professor and head of the Department of Statistics at Columbia University, who is particularly troubled by survey's reliance on voluntary self-reporting.

L'evidenza punta però nella direzione contraria: la serie in passato se l'è cavata discretamente, specialmente per individuare i punti di inversione dei mercati, sopratutto intorno ai minimi: 

And despite its formidable statistical limitations, the survey has been surprisingly useful as a marker of turning points, especially market bottoms.
"It's almost like clockwork," said Al Frank's Mr. Buckingham. "The reaction is immediate and it's fascinating."
For instance, on March 5, 2009, the AAII survey registered its lowest bullish reading in 17 years. Days later, the Dow Jones Industrial Average embarked on a 13-month bull run that sent it up more than 80%. This year, in late August, bearishness jumped to its highest point of the past five months, just as the Dow began a 14% rally.
Alan Zafran, partner of Menlo Park, Calif.-based Luminous Capital, which manages $3.8 billion of assets, says fellow hedge-fund managers told him they dumped some of their positions after a Nov. 11 reading this year showed bullishness spiking to a near four-year high. The market fell 3% over the next five days.
Birinyi Associates has been following the survey for years, using the difference, or spread, between the bulls and the bears as an indicator of where the market may head. Birinyi uses a four-week moving average. The results are noteworthy: On the 16 occasions since the early 1990s that bears have outnumbered bulls by at least 10%, the Standard & Poor's 500 has gone on to rally an average 6.2% gain over the next six months.
And when optimism gets too frothy, and bulls outnumber bears by at least 30%, the S&P 500 has tended to fall over the next six months, according to Birinyi. 

Ecco qui i risultati di un piccolo studio che ho fatto concentrandomi sulle letture estreme della serie: ho evidenziato in rosso e in verde i dati che si discostano in modo statisticamente significativo dalla media (oltre due deviazioni standard della distribuzione dei valori medi, tenuto conto del numero di osservazioni)


Spread numero rendimento rendimento rendimento rendimento
tori-orsi osservazioni futuro futuro futuro futuro


medio medio medio medio


1 mese 3 mesi 6 mesi 12 mesi
+50% «» +63% 13 -1,22% -3,56% -2,87% -2,47%
+45 «» +49% 20 -0,95% -0,95% -1,23% -3,84%
+40% «»+44% 34 0,06% -0,40% -0,92% 0,07%
+35% «» +39% 38 0,05% 0,71% 1,55% 3,93%
+30% «» +34% 44 0,11% 2,64% 4,09% 9,15%
+25% «» +29% 83 -0,23% 0,69% 1,90% 5,72%












-15% «» -19% 39 -0,44% 3,60% 5,22% 8,03%
-20% «» -24% 35 0,37% 1,97% 5,11% 11,51%
-25% «» -29% 25 2,19% 2,52% 3,41% 8,32%
-30% «» -34% 16 2,49% 0,59% 3,01% 0,09%
-35% «» -54% 14 0,94% 7,23% 15,97% 17,63%






tutto il campione 1225 0,55% 1,76% 3,78% 8,18%
deviazione




standard
4,46% 8,05% 11,56% 17,65%

A conclusioni simili si giunge anche analizzando semplicemente le letture estreme del sentimento bullish o bearish come mostra la tabella riprodotta qui sotto e tratta dall'articolo di Wayne Thorp del 2004 citato sopra

mercoledì 22 dicembre 2010

Perchè salgono i rendimenti delle obbligazioni? E' la Fed che butta benzina sul fuoco

Ed Yardeni intervistato dal Wall Street Journal sostiene che i tassi delle obbligazioni del Tesoro U.S.A. stanno salendo perchè la Fed ha buttato benzina sul fuoco della ripresa economica, con un secondo round di quantitative easing dettato più dal panico che da una reale necessità. Evidentemente la disoccupazione non lo preoccupa...Per parte mia continuo a credere che abbia ragione Mario Platero e che la Fed abbia giocato d'anticipo, con la consapevolezza che l'accordo bipartisan sull'estensione dei tagli fiscali avrebbe provocato un rialzo dei tassi.

Crisi? Quale crisi? La liquidità dei mercati e il trading ad alta frequenza

Nell'ultimo numero di The Markit Magazine ho trovato due articoli particolarmente interessanti:
  • una bella intervista a Nouriel Roubini provocatoriamente intitolata Crisis? Which Crisis? La tesi di Roubini è chiara: il Quantitative Easing 2 è necessario e sarà seguito da altre misure dello stesso tipo, sia negli U.S.A. che in Europa. Roubini difende dunque il QE2: I think recent opposition to QE2, especially those that have said it is a disaster, is totally wrong. Given the high risk of a double dip recession, ask yourself where would the economy and risky asset prices be today if this had not been done e si esprime così su quanto ci riserva il futuro: I think there will be more liquidity increases − after QE2, there will be QE3, QE4 and QE5. This will be the case for not just the US but globally. The European Central Bank (ECB) is being really stubborn, but when there is a double dip in the eurozone,  [vi faccio notare che usa when e non if, in altre parole dà per scontato una nuova contrazione delle economie dell'eurozona] they will add liquidity too. Draining liquidity was a popular topic of discussion six months ago, but not currently. We need to have growth for a number of years to take up the slack in the labour and goods markets. It takes several years where growth is above potential to reduce the 10 per cent unemployment rate closer to the natural rate of 5-6 per cent. Unemployment must drop to 4 per cent before you see wage inflation. Growth must be sustained at 4 or 5 per cent for three or four years before tightening monetary policy would be applicable. 

  • un articolo dedicato al trading ad alta frequenza (high frequency trading, HFT), un tema che come sapete mi sta molto a cuore (qui trovate i post che Alfa o Beta? ha dedicato all'argomento del trading ad alta frequenza). In particolare gli autori discutono l'annosa questione del rapporto tra liquidità e HFT, che pare aver avuto un ruolo molto importante nel flash crash del 6 maggio scorso (qui trovate i post dedicati a questo argomento su questo blog). Alcuni dati sulla dimensione e su alcune caratteristiche del del fenomeno: (1) circa il 50% degli scambi sui mercati azionari USA (il 40% in Europa) è generato dal trading algoritmico ad alta frequenza; (2) i profitti ottenuti con HFT stimati nel 2008 si aggirano intorno ai 10-20 miliardi di dollari (nelle parole degli autori si potrebbe anche sostenere come si tratti di alpha capture that should be benefiting the long term investor); (3) gli algoritmi più rapidi sono in grado di immettere ordini opposti di compra/vendita in circa 16 microsecondi (meno di 5 km/luce, in altre parole è impossibile competere con questo tipo di agenti se avete il server a più di un paio di chilometri da Wall Street!).  Oltre a questi dati troverete nell'articolo una lunga discussione sul flash crash del 6 maggio e su un possibile meccanismo di risonanza stocastica che potrebbe essere all'origine di quanto si è verificato. Lo stile è talvolta un po' confuso ma certamente stimola qualche riflessione, che richiederebbe però una sede più tecnica di questa per essere approfondita.

martedì 21 dicembre 2010

My name is Bond, Eurobond... Ogni giorno più felice!

Vi segnalo questo articolo da La Voce: My name is Bond, Eurobond, di Paolo Manasse. L'autore discute le conseguenze della proposta Tremonti-Junker sulla creazione di una nuova agenzia europea incaricata dell'emissione di obbligazioni europee che sostituiscano gradualmente una parte dei debiti pubblici nazionali. La proposta è interessante perchè sembra finalmente suggerire una soluzione di lungo periodo per la crisi del debito sovrano dei paesi della zona euro, fornendo una risposta a quanti soprattutto negli Stati Uniti accusano gli europei di limitarsi a guadagnare tempo (come fa per esempio John Mauldin nella sua ultima lettera settimanale, significativamente intitolata Kicking the can down the road...)


Lo ammetto: leggere l'Economist mi piace molto. A volte non sono d'accordo, ma trovo la lettura del settimanale inglese assolutamente indispensabile. Se non avessi inziato a leggerlo molti anni fa probabilmente questo blog non esisterebbe.
E poi, a volte, ti regala autentiche piccole perle come quella di questa settimana. Per capire meglio cosa intendo vi informo che ho compiuto 47 anni da poche settimane: ebbene ci siamo! Secondo l'Economist il minimo della felicità nell'esistenza si raggiunge a 46 anni. Superati! D'ora in poi ogni giorno mi sorriderà un pochino di più!

lunedì 20 dicembre 2010

Hinds, Krugman e i poveri banchieri di Wall Street

Dalle colonne del Wall Street Journal Manuel Hinds, già ministro delle Finanze di El Salvador, si scaglia contro l'attuale sistema delle valute e invoca un ritorno alla convertibilità delle valute in oro:  

The gold standard was a highly rational system. It kept prices constant through centuries and provided an automatic mechanism to remove international imbalances, such as those that are creating today's currency wars, without the help of any international bureaucracy.

E la Grande Depressione?

Sul New York Times Krugman si scaglia senza mezze misure contro i neo-liberisti e critica il presidente Obama per essere troppo tenero e accomodante con i Repubblicani. Ma ancora sul NYT la notizia che davvero mi commuove è che i bonus di molti banchieri di Wall Street saranno miseri, anche perchè nel frattempo si sono raddoppiati gli stipendi:

In some ways, a zero bonus should not come as a surprise to many bankers. As a result of the 2008 financial crisis, Wall Street firms like Goldman Sachs and banks like Citigroup raised base pay substantially in 2009 and 2010. They were seeking to placate regulators who had argued that bonuses based on performance encouraged excessive risk.
At Goldman, for instance, the base salary for managing directors rose to $500,000 from $300,000, while at Morgan Stanley and Credit Suisse it jumped to $400,000 from $200,000. 

Zero bonus...ma fino a un certo punto:

This year, Wall Street’s five biggest firms have put aside nearly $90 billion for bonuses.

Spero che gli irlandesi e gli islandesi non lo sappiano...

L'anno che verrà nelle previsioni degli analisti di Wall Street

Bespoke su SeekingAlpha riferisce delle previsioni per il 2011 delle principali banche attive a Wall Street: le previsioni per il 2010 si sono avverate discretamente accurate. Speriamo sia di buon auspicio per il 2011: in media gli analisti vedono un rialzo di oltre il 10% per l'indice S&P500.

Sul sito di CNBC potete invece leggere una lista di previsioni "azzardate" per il 2011: il link è questo ma ho elencato alcune di quelle più pertinenti al tema degli investimenti e dell'economia qui sotto per vostra comodità

  • The Fed Ends QE2 Program in June
  • Stocks will rally big time. Secondo l'ex-portavoce della Casa Bianca Tony Fratto alla fine del 2011 l'indice Dow Jones si attesterà intorno a 14,000, con un progresso vicino al 22%.  Why? Highly productive firms only need a little growth right now to blow the doors off. They won’t get a lot of growth in 2011 in the U.S., but with high productivity, strong global growth, and fewer competitors, they’ll get enough. Mah...se lo dice lui!
  • Euro Weakens Further, Nearing Parity With the Dollar. Almeno questa è l'opinione di Guy Johnson che presenta l'European Closing Bell su CNBC. Secondo Johnson la Grecia dovrà ristuturare il debito e così pure la Spagna mentre Irlanda e Portogallo se la caveranno con un pacchetto di aiuti congiunto dell'UE-FMI. 
  • America's Inflation Problem Becomes Evident 
  • Crude Oil Prices Surge Past $100. Secondo la giornalista di CNBC Melissa Francis una parte della colpa sarà del dollaro: 
    Even though the dollar gets a bounce from the safety trade, especially when investors are running from European default, the trend in the dollar is lower as we dig ourselves deeper into debt. Another reason is the fundamentals. As economies around the world recover, we'll keep gulping down that light sweet crude in greater quantities

domenica 19 dicembre 2010

Aggiornamento al 17 dicembre 2010

La settimana si è chiusa senza grandi variazioni per la maggior parte degli asset seguiti settimanalmente da Alfa o Beta? Solo due le eccezioni: in positivo le materie prime, con l'indice CRB che valutato in euro ha messo a segno un +1.7%; in negativo le obbligazioni governative europee con scadenza trentennale che hanno perso l'1.5% trascinate al ribasso dal protrarsi della crisi sul debito dei PIGS.
Modeste le variazioni degli altri indici:  l'indice S&P500 ha chiuso la settimana con un +0.2% (se valutato in euro) mentre l'indice Eurostoxx ha peso lo 0.4%; in leggero calo anche  l'indice immobiliare globale (-0.7% in euro). Pressochè invariato il cambio euro/dollaro (+0.1%).

Il notevole progresso delle materie prime ha spinto le strategie  top2 (+1%) e top3 (+0.4%) ai nuovi massimi.

L'ordine in classifica degli asset questa settimana rimane invariato. La strategia top 2 dunque continua a suddividere il capitale in parti uguali tra le materie prime (CRB) e le azioni U.S.A. (S&500);  la top 3 lo suddivide in tre parti uguali, aggiungendo ai due asset precedenti l'indice del mercato immobiliare (Ftse EPRA/NAREIT Global).

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2010 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al 22.6%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento scende al 17.1%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.

Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 16.7%, con una volatilità del 12.4%, un massimo drawdown del 7.6% e un indice di Sharpe leggermente superiore a 1.2

Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è dell'8.9%, con una volatilità del 12.3%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe poco superiore a 0.6


La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%.
La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta ha reso nel 2010 l'11.2% con una volatilità del 10%. La stessa strategia dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 30.4% (poco meno del rendimento del portafoglio top2 che ha reso il 35.5% nello stesso periodo) con un massimo drawdown del 14.8%. La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva ha reso nel 2010 l'11.2% e da inizio 2009 ad oggi il 24.1%, con un massimo drawdown inferiore al 7%.


E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 17 dicembre 2010.



Asset valuta tendenza  pendenza  tendenza pendenza   valore



medio medio breve  breve 



periodo periodo periodo periodo
1. CRB USD POS POS POS NEU 314,91
2. S&P500 USD POS POS POS NEU 1240,40
3. Ftse EPRA/NAREIT Global USD POS NEU NEG NEU 2050,96
4. EuroStoxx EUR POS POS POS NEU 277,09
5. Eur/USD N/A POS POS NEG NEU 1,3240
6. Euro Government Bond 30yr EUR NEG NEG NEG NEG 187,46

sabato 18 dicembre 2010

OT: La terra dei cachi

E' bellissimo essere italiani. Perchè in un mondo pieno di incertezza noi abbiamo delle certezze. Una di queste è che alla prima spruzzata di neve il paese si paralizza. Per forza...è un avvenimento eccezionale! Ieri ero a Pisa, la città in cui lavoro, che è impazzita proprio come la città in cui vivo, Siena. Chi era a Firenze si è trovato pure peggio. Un amico per tornare in auto da Prato a Siena è dovuto passare da Pisa e da Grosseto e ci ha impiegato 12 ore. Ma anche i treni erano tutti fermi. L'anno scorso era successa la stessa identica cosa il 18 dicembre. Anche l'anno scorso, proprio come quest'anno, si era saputo con tre giorni di anticipo che sarebbe nevicato. Così come si sa che arriva il Natale. E proprio come il Natale, che arriva ogni anno, è arrivata anche la paralisi di tutta la Toscana per 10-20 centimetri di neve.

Ma non è colpa di nessuno.
E' un fatto eccezionale.
Noi non c'entriamo nulla.
E' un fatto eccezionale.
Comunque se anche fosse colpa di qualcuno guardate da un'altra parte.
Si Sporgono denunce, fioccano querele, arriveranno ispettori.
Questo mi rassicura. Nevicherà ancora. Accadrà di nuovo. Magari l'anno prossimo. Come il Natale.

Non lo dimenticate mai:

siamo o non siamo....

...la terra dei cachi?

mercoledì 15 dicembre 2010

Le strategie di trend-following e i mercati post-crisi finanziaria: l'esempio del Decision Moose di Bill Dirlam

I lettori più fedeli di Alfa o Beta? conoscono già il sito Decision Moose di Bill Dirlam: in un post dell'aprile scorso riprodussi un suo commento dedicato al tema dei derivati e della loro regolamentazione. Decision Moose è in realtà soprattutto un sito diventato celebre per una strategia di asset allocation tattica fondata sul momento che ha avuto uno straordinario successo: online dal 30 agosto 1996 ha garantito ai suoi fedeli un rendimento complessivo (teorico, cioè al lordo di tasse, costi di transazione ecc. ecc.) del 2415% attraversando pressochè indenne fasi di turbolenze dei mercati come la crisi dell'estate 1998, lo scoppio della bolla tecnologica, l'11 settembre, la crisi finanziaria del 2008 e così via (qui potete trovare la serie storica di tutte le transazioni di questo portafoglio mentre qui trovate molte più informazioni sul modello e su come è stato costruito).
Il commento settimanale di Dirlam è una delle mie letture preferite della domenica sera: il commento di questa settimana è dedicato alla performance a dir poco deludente della strategia negli ultimi 24 mesi.
Con l'autorizzazione dell'autore lo riproduco qui sotto

Not Fighting the Fed While it Fights Me

Have to admit that the last two years have been very humbling for the Moose. In prior years, it regularly provided a CAGR in the 25-35% range. It caught the 2008 meltdown before it happened and avoided the 45% losses many buy-and-hold equity investors suffered. Lately however, it has underperformed the S&P by a rather frustrating margin.
I've been asking myself why that might be. What, if anything, could I do to improve the model's near term results-- without jeopardizing the aspects of the construct that have provided its long term success? What is different about this cycle-- beyond the fact that government has been roiling the markets for two years?
The three keys to the model's long term success are that it doesn't fight the market; it doesn't fight the tape; and it doesn't fight the Fed. The mathematical reflections of those keys are (1) relative strength among the assets in the model, (2) a technical analysis of each asset, and (3) the Fed Check.

Il Fed Check di cui si parla è un indicatore tecnico basato sul confronto dell'andamento dei prezzi delle obbligazioni del Tesoro USA con l'andamento dei prezzi delle materie prime che cerca di prevedere in qualche modo le prossime mosse della politica monetaria USA. Nelle parole del suo creatore
The Fed Check reveals what the market thinks the Fed should do-- not to be confused with what it WILL do. The indicator is a ratio between Treasury bond prices and commodity prices, examined over the medium term. 
Quando il rapporto si allontana consideravolmente da 1 in un senso o nell'altro è spesso indicativo di interventi sui tassi di interesse in senso restrittivo (quando le materie prime crescono comparativamente troppo in fretta, anticipando futuri trend inflazionistici) o al contrario più accomodanti (quando invece sono i prezzi delle obbligazioni a crescere troppo in fretta, abbassando i tassi di interesse e segnalando la necessità di tagliare i tassi da parte della Fed, un segnale solitamente fortemente rialzista per i mercati azionari)

L'analisi settimanale di Dirlam prosegue con alcune considerazioni tratte dall'esperienza degli ultimi due anni che possono però interessare chiunque cerchi di costruire modelli quantitativi di asset allocation...


 Exogenous government intrusions into the marketplace that truncate trends and increase both unpredictability and volatility are outside the control of any trend-following model builder. I must confine my search to issues that I can address. In that respect, over the past two years, the Fed Check seems to have been the primary culprit in retarding Moose profits. The Fed Check has kept us out of stocks when we should have been in, and put us into bonds when we should have steered clear.
For those of you who are into building your own models, there is a lesson here. That lesson is that every component in a good model requires a very long data history. Problem with exchange traded funds is that the data histories are still relatively short. When the moose was being developed back in the late 80s, the technical component was adopted based on a 70-year time frame, and the the relative
strength component was adopted based on a 50-year timeframe. I only used about a 20-year time frame for back-testing the Fed component, however. That has proved to be a mistake.
During the 70s and 80s, stock prices and bond prices were positively correlated. In other words, they moved in tandem, rising and falling together. They were complementary. Since the 2000–2003 meltdown, however, stocks and bonds have become negatively correlated.
They have become substitutes for one another. When stocks go down, bond prices go up, and vice versa.
Substitution is the traditional view of the stock-bond relationship that devolved during the 30s, 40s, and 50s. The major difference is that the 70s and 80s were highly inflationary compared to the earlier era, during which we were fighting depression-era deflation prior to fighting a world war. Now that we are in another “deflationary” period, the traditional relationship has returned.
The Fed Check's rule to avoid stocks when bond prices are collapsing relative to commodity prices, then, is the result of an initial analysis that only considered an abnormally inflationary environment. In a disinflationary cycle, such as the one that began around 2001, the rule began to work only sporadically, so I adjusted the model, to account for the short term technicals in stocks before avoiding them. In a deflationary cycle-- like the one we've experienced over the past two years-- it hasn't worked at all.
Now that I have figured out the problem and why it may be happening, I guess it's time to go back to the drawing board on the Fed Check.
Meanwhile, the model holds US small-cap stocks this week, even while the Fed Check continues to deteriorate. I still perceive IWM to be the most attractive equity option for reasons expressed in last week's “author's take”. Also, Treasury bonds are extremely bearish. Without some meltdown in China or Europe that threatens the global economy, bonds' bull run is over. Money is exiting bonds and going elsewhere. For those who might prefer a more diversified approach, yes, equities are behaving as a substitute, but so are gold and commodities.

Il dibattito sul Quantitiative Easing 2 e sul gioco in anticipo della Fed

Dalle colonne del Wall Street Journal Jeremy Siegel si lancia in un'appassionata difesa della politica della Fed (una versione leggermente più estesa dell'articolo era comparsa qualche giorno fa su Yahoo Finance). Secondo Siegel

The recent surge in long-term Treasury yields has led many to say that the Fed's second round of quantitative easing is a failure. The critics predict that QE2 may end up hurting rather than helping the economic recovery, as higher rates nip in the bud any rebound in the housing market and dampen capital spending. But the rise in long-term Treasury rates does not signal that the Fed's policy has backfired. It is a sign that the Fed's policy is succeeding.
Long-term Treasury rates are influenced positively by economic growth—which encourages consumers to borrow in anticipation of higher incomes and causes firms to seek funds to expand capacity—and by inflationary expectations. Long-term Treasury rates are affected negatively by risk aversion: Seeking a safe haven, investors pile into Treasury bonds, running up their prices and lowering their yields.
The Fed's QE2 program has raised expectations of growth and inflation, sending long-term Treasury rates up. It has also lowered risk aversion, which implies rising long-term rates. The evidence for a decline in risk aversion among investors is the shrinkage in the spreads between Treasury and other fixed-income securities, the strong performance of the stock market, and the decline in VIX, the indicator of future stock-market volatility. This means that expectations of accelerating economic growth—and a reduction in the fear of a double-dip recession—are the driving forces behind the rise in rates. 

Siegel fa appello alle lezioni di Friedman per dare ancora maggiore autorità alla sua tesi e riprende i commenti del grande economista di Chicago sulla politica monetaria durante la Grande Depressione e sulla crisi inflazionistica degli anni Settanta:

I remember him stressing that the extremely low interest rates of the early 1930s were not indicative of an easy monetary policy. They were instead the result of the Fed's drastically tight policy, which did not provide enough reserves to failing banks and drove the economy into the Great Depression.
Similarly, the double-digit interest rates that we witnessed in the 1970s were not indicative of the Fed's brave stance against inflation but of a far-too-easy policy that inflated the money supply and heightened inflationary expectations. 


Il punto fondamentale di Siegel è che occorre tenere conto anche dei dati relativi alla crescita economica nel giudicare l'andamento dei tassi di interesse e l'efficacia della politica della Fed: 

But monetary tightening will only begin if the pace of the economic recovery accelerates significantly next year, which I believe is increasingly likely.
We should not look only at interest rates to judge whether monetary policy is working. Indeed, in the present situation, if long-term rates were not rising, it would be a sign that the economy is in serious trouble—a sign that investors are worried about deflation and a decline in economic activity.

Nello stesso giorno in cui il WSJ dà spazio alla difesa di Siegel, il New York Times dedica invece un articolo a Thomas Hoenig, presidente della Federal Reserve Bank di Kansas City prossimo alla pensione e da sempre l'oppositore numero uno all'interno del FOMC di Bernanke e della sua politica espansiva. La tesi di Hoenig è semplice:

If it were up to him, he would keep interest rates very low, but would not promise to keep them at essentially zero for “an extended period,” as the Fed has announced. He says he thinks that trying to lower long-term rates, as the Fed is doing by buying bonds, is a mistake. The recovery, however slow and painful, he says, cannot be hurried.
As the longest-serving regional Fed president, his views are shaped by the uncontrolled inflation of the 1970s, the spike in land prices that followed and the ensuing banking and thrift crises.
To him, Mr. Bernanke’s plan is “a dangerous gamble” and “a bargain with the devil,” strong words that have rankled some officials of the Fed, where dissent is tolerated but not celebrated.

Intanto proprio ieri sera la Fed ha deciso di mantenere i tassi invariati e proseguire l'acquisto di obbligazioni del Tesoro U.S.A. (il QE2): qui potete leggere il comunicato ufficiale nel quale si legge

To promote a stronger pace of economic recovery and to help ensure that inflation, over time, is at levels consistent with its mandate, the Committee decided today to continue expanding its holdings of securities as announced in November. The Committee will maintain its existing policy of reinvesting principal payments from its securities holdings. In addition, the Committee intends to purchase $600 billion of longer-term Treasury securities by the end of the second quarter of 2011, a pace of about $75 billion per month. (...)
The Committee will maintain the target range for the federal funds rate at 0 to 1/4 percent and continues to anticipate that economic conditions, including low rates of resource utilization, subdued inflation trends, and stable inflation expectations, are likely to warrant exceptionally low levels for the federal funds rate for an extended period.
The Committee will continue to monitor the economic outlook and financial developments and will employ its policy tools as necessary to support the economic recovery and to help ensure that inflation, over time, is at levels consistent with its mandate.

La decisione è stata unanime, beh...quasi unanime, con un solo voto contrario...sapete già di chi. 

Per concludere vi segnalo inoltre l'articolo di Mario Platero su Plus24 di sabato scorso (L'Europa non gioca d'anticipo, a pag. 12 del supplemento): arrabbiato con il no della Merkel sia alla proposta degli E-Bond di Tremonti e Juncker sia a quella di Strauss Kahn e Trichet per l'ampliamento del meccanismo di salvataggio europeo, giustamente Platero osserva come la "divergenza transatlantica" raggiunge un punto di svolta: l'America si muove, l'Europa sta ferma. Secondo Platero la differenza principale è nel tentativo della politica U.S.A. di anticipare e governare il ciclo economico. Platero vede un legame tra la decisione di fine agosto della Fed di lanciare una seconda fase di Quantitative Easing e l'accordo bipartisan di qualche giorno fa per prolungare i tagli di Bush. Conclude infatti in questo modo il suo articolo: C'è una raffinatezza nella combinazione dell'operazione di stimolo americana: i 600 miliardi di dollari che la Fed utilizzerà per interventi sui mercati obbligazionari servivano a tenere i tassi bassi a medio termine. Il QE2 (...) annunciato sei o sette settimane da e preannunciato molto prima sembrava ridondante: i tassi erano comunque bassi, li si voleva abbassare di più? No, era chiaro che con i nuovi 900 miliardi di dollari di riduzioni fiscali accordate il 6 dicembre, ci sarebbero state pressioni al rialzo sui tassi a dieci anni. E dunque la Fed ha giocato d'anticipo. Perchè in Europa non lo facciamo mai?

martedì 14 dicembre 2010

Le nove sorelle e le inefficienze del mercato dei derivati

Da almeno un paio di anni si discute sull'opportunità e sulle modalità della creazione di un mercato regolamentato per i derivati, soprattutto, ma non solo, per i CDS (Credit Default Swap). Alfa o Beta? si è occupato di questo tema più volte (per esempio in questo post e anche qui). Un lungo articolo pubblicato ieri sul New York Times racconta le resistenze da parte delle grandi banche a ogni ipotesi di riforma del mercato dei derivati, dalle cui inefficienze traggono profitti davvero importanti. Si tratta di un mercato enorme, con un nozionale complessivo sfiora i 600mila miliardi di dollari. Negli anni Cinquanta e Sessanta si parlava delle sette sorelle che controllavano la maggior parte della produzione del petrolio e attraverso di essa il ciclo economico; la versione contemporanea di questo oligopolio ha rimpiazzato il petrolio con i derivati e di sorelle ne ha nove... le nove sorelle che controllano i mercati dei derivati sono JPMorgan,  Morgan Stanley,  Deutsche Bank, UBS, Barclays, Credit Suisse, Goldman Sachs, Bank of America e Citigroup.