La settimana è iniziata orfana delle borse U.S.A. che festeggiavano
The Independence Day e priva di notizie di rilievo dall'Europa: la crisi del debito dei PIGS sembrava in
standby e la sola notizia di rilievo era la bocciatura del piano francese di
roll over del debito ellenico da parte di Standard & Poor’s. Secondo l'agenzia di rating la proposta francese è in realtà una malcelata ristrutturazione del debito poichè gli obbligazionisti dovrebbero sottoscriverla malgrado perdite consistenti rispetto alle condizioni iniziali del loro investimento, facendo con ogni probabilità scattare il giudizio di default secondo i criteri di valutazione di S&P (dai quali dipendono i pagamenti dei CDS....Poi martedì le cose hanno iniziato a diventare più interessanti con la notizia del downgrade del debito portoghese da parte di Moody's al rango di junk (con un salto di ben quattro gradini, da Baa1 a Ba2) e con l'euro già indebolito che mercoledì mattina perdeva quasi l'uno percento in poco più di un'oretta! Un piccolo rimbalzo associato al preannunciato aumento dei tassi di 0.25% da parte della BCE è stato cancellato dalle vendite venerdì in concomitanza con una pessima giornata per Piazza Affari.
In Italia le banche hanno sofferto molto, con Unicredit che venerdì ha sperimentato quasi un mini-flash crash, con un crollo repentino di oltre 6 punti percentuali in una manciata di minuti prima di una provvidenziale sospensione delle trattative...Gli avvenimenti della settimana hanno molto preoccupato i commentatori e i regolatori, tutti sono arrabbiati con le agenzie di rating (ci sono buone ragioni per esserlo, da molti anni, quelle
addotte ora mi sembrano però più che altro strumentali), in molti hanno invocato la sospensione delle vendite allo scoperto dei titoli (che già ha dato pessima prova nell'ottobre del 2008) mentre altri ancora incolpano gli stress test (l'idea è sempre la stessa: se uno ha un febbrone da cavallo per curarlo si butta via il termometro).
Dall'altra parte dell'oceano venerdì ha esposto ancora una volta la cronica debolezza del mercato del lavoro americano. Nella sua ultima lettera settimanale John Mauldin non è molto ottimista: in particolare è parecchio critico nei confronti della politica europea, e Dio solo sa come si esprimerebbe su quella di casa nostra...Il
default della Grecia è dato per scontato così come il conseguente effetto domino:
The economy will already be slowing down. A recession in 2012 is a real possibility if
there is any type of shock coming from Europe, and what will happen there is anyone’s guess. I
think most European leaders are basing their thinking more on hope than on reality. When
Greece defaults there will be a domino effect; you can count on it. And you could actually see a
banking crisis before we get actual sovereign defaults.
Gentle reader, you need to understand that the market does not get it. Neither in Europe
nor in the US. When someone says the market has already priced in a default, go back and ask
them how well the market priced in a crisis in the spring of 2008. The market doesn’t know jack.
I got a lot of internet buzz from a throwaway line in an interview on CNBC in London. I
said that if the market knew what Bernanke and the leadership of the central banks talked about
after their third glass of wine, the market would wet its pants. That is not to suggest I don’t think
Bernanke or Trichet can hold their liquor. It means that they get the problem more than they let
on in public and are simply trying to stem as much damage as they can.
Banking crises are followed by credit crises by 2-3 years. It is getting close to that time.
We need 3-3.5% GDP growth in the US to really make a dent in jobs. We are not going to get it.
There is nothing we can do other than Muddle Through as best we can. Prepare accordingly.
Il punto di vista di Mauldin non è molto distante da quello dell'Economist che questa settimana
dedica un'editoriale al deleveraging e alle sue conseguenze.
L'indice Eurostoxx ha chiuso la settimana in ribasso -2.3%, l'euro ha perso l'1.8% sul dollaro.Negative anche le obbligazioni europee trentennali (-0.3%). Tutt'altra musica invece per l'indice S&P500 (+2.2% in euro), l'indice immobiliare (+3.5% in euro) e quello di materie prime (il migliore della settimana con un +3.9% in euro).
La strategia top2 gudagna lo 0.2% e la top3 fa ancora meglio +1.3%.: il drawdown della strategia top2 dal massimo di diciassette settimane fa è pari al 10.9%; il drawdown della top3 dal massimo del 7 gennaio 2011 è pari al 4.2%.
Le strategia top2 con copertura del rischio di cambio segna un progresso pari allo +0.9% mentre la top 3 cede lo 0.2%. Se la copertura fosse stata effettuata da quando il 14 gennaio 2011 la tendenza di medio periodo dell'euro è diventata positiva avrebbero reso rispettivamente il +2.1% e +4.2%.
Questa settimana l'ordine in classifica degli asset vede gli indici S&P500 e l'indice FTSE EPRA-NAREIT Global sorpassare il cambio euro/dollaro e insidiarsi alla prima posizione ex-aequo. Al quarto posto l'indice di materie prime CRB mentre la correzione in atto in Europa penalizza l'indice EuroStoxx che occupa la quinta posizione con la tendenza di medio periodo che diventa negativa. Maglia nera alle obbligazioni trentennali dell'eurozona.
La strategia top 2 suddivide quindi il capitale equipesando l'indice S&P500 e l'indice FTSE EPRA-NAREIT Global. La top 3 aggiunge al paniere anche il cambio euro/dollaro. Chi volesse utilizzare le due strategie con la copertura del rischio di cambio utilizzando una leva 3x per il cambio può costruire un portafoglio in questo modo:
top2: 37.5% FTSE EPRA-NAREIT, 37,5% S&P500, 25% copertura cambio (nessuna variazione rispetto alla scorsa settimana)
top3: 25% FTSE EPRA-NAREIT, 25% S&P500 25% indice CRB e 25% copertura cambio
E' anche possibile includere il cambio euro/dollaro nel portafoglio, speculando su un ulteriore rialzo. In questo caso, sempre utilizzando una leva 3x per il cambio, il portafoglio top2 rimane invariato mentre il portafoglio top3 diventa
top3: 33.3% S&P500, 33.3% FTSE EPRA-NAREIT e 33.3% cambio euro/dollaro in leva 3x (di cui 22.2% per copertura e 11.1% di posizione al rialzo)
L'indice obbligazionario a lungo termine così come l'indice EuroStoxx hanno la tendenza di breve periodo e quella di medio periodo entrambe negative. Il cambio euro/dollaro ha la tendenza di medio periodo positiva ma quella di breve termine negativa
In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.
In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi. Dall'inizio del 2011 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al -9%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento è stato del -2%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4% e nel 2010 il 22.4% e il 18.2%.
Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.
Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 9.4%, con una volatilità del 12.1%, un massimo drawdown del 12.8% e un indice di Sharpe di circa 0.7.
Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 6.9%, con una volatilità dell'11.8%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe pari superiore a 0.4.
La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%. Nel 2010 ha coinciso con la top2 con l'eccezione di due sole settimane (
questa e
questa): la performance complessiva per il 2010 è stata leggermente peggiore della top2, con un +18.6%.
La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta
ha chiuso la settimana con un +0.9%, riavvicinandosi al massimo raggiunto dieci settimane fa: il drawdown è ora pari all'1%. La strategia ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10% mentre dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 34% con un massimo drawdown del 14.8%. Il rendimento dal primo gennaio 2011 è stato pari all'1.4%. Il portafoglio top2 ha reso il 25.4% dall'1 gennaio 2009 a oggi, con un massimo drawdown del 12.8%: l'ultimo massimo è stato raggiunto il 7 marzo scorso e da allora il drawdown è pari all'10.9%. Il rendimento del portafoglio top2 dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al -9%.
La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva (una versione più aggressiva della strategia di Faber che invece ripartisce il capitale tra liquidità e gli asset con tendenza di medio periodo positivo) ha chiuso questa settimana con un +1.1%. Nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 26.2%, con un massimo drawdown inferiore al 7%. La volatilità è ben inferiore al 10%. Il rendimento dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al +0.8%.
E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.
Ecco l'aggiornamento all'8 luglio 2011.