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lunedì 25 febbraio 2013

La sconfitta degli Austeriani e il ritorno della crisi dell'Eurozona.

Wolfgang Munchau sul Financial Times di questa mattina conclude così (profeticamente) il suo articolo dedicato alle politiche (sbagliate) di austerità attuate in Europa 

I am not surprised that European electorates are rejecting these policies, and the politicians who delivered them. Tonight we will know how Italy has voted. My hunch is that it is not going to be a good evening for the “Austerians”.

Beh è andata proprio così, e non era poi difficile da prevedere. L'articolo di Munchau è davvero da leggere, ad esempio sottolinea il danno procurato dalla disoccupazione prolungata proprio sui giovani 

...austerity – higher 
taxes and cuts in public sector 
investments – weaken the economy’s 
capacity in the short run, and 
possibly also in the long run. If you 
have youth unemployment of more 
than 50 per cent for a sustained 
period, as is now the case in Greece, 
Italy and Spain, many of those 
people will never find good jobs in 
their lives. Economists speak of a socalled 
“hysteresis” effect – 
permanent economic damage that 
will not be repaired even if there is a 
full recovery. Austerity could well 
leave an economic and social scar 
across the eurozone. 
Italy and Spain would have been a
lot better off to come up with a list 
of front-loaded targeted structural 
reforms and backloaded fiscal
consolidation. When you do it the 
other way round, cutting investment 
and raising taxes in a recession, you 
never get out of the hole, and you 
waste your political capital on 
austerity, leaving none for reforms.
Con i risultati delle elezioni in Italia che si annunciavano molto diversi da quanto anticipato dagli exit polls alla chiusura dei seggi i mercati hanno tutti innescato la marcia indietro: oltre ai movimenti dei mercati azionari è da sottolineare il crollo dell'euro, che in mattinata e nel primo pomeriggio era risalito fino a 1,33 ma che rapidamente dopo le prime proiezioni è sceso fino a 1,305, un movimento del 2% in poche ore.
Per chi pensava che la crisi dell'eurozona fosse ormai dietro le spalle si è trattato di un brusco risveglio. Dall'altra parte dell'oceano in molti se lo aspettavano, basta dare un'occhiata alla prima pagina del Wall Street Journal Europe di oggi. 

domenica 13 maggio 2012

L'eterno ritorno secondo Jamie Dimon e Alexis Tsipras...Aggiornamento all'11 maggio 2012

Viviamo in tempi interessanti. Un paio di giorni fa in albergo a Parigi ho ascoltato Alexis Tsipras spiegare ad un'attonita giornalista americana come la via per la ripresa della Grecia passi per un aumento della spesa pubblica e una rinegoziazione dei patti con gli altri paesi creditori e poi ho sentito il C.E.O. di JPMorgan, Jamie Dimon annunciare al mondo una perdita di due miliardi di dollari da operazioni di hedging (naturalmente...) come ...oh well...we screwed up ed essere definito refreshengly frank... dai cronisti. E poi ancora intervistato da CNBC (video qui sotto) Dimon dichiara: so we've had audit legal risk compliance and best people looking all over that. We know we were sloppy. we know we were stupid. we know there was bad judgment.





Vi risparmio l'accesa discussione che ne è seguita, con i commentatori impegnatissimi a minimizzare e in particolare a insistere che quanto è accaduto non ha nulla a che vedere con la mancata implementazione della Volker rule, e come questa non avrebbe in nessun modo impedito le operazioni che hanno portato al disastro perchè si trattava solo di hedging e non di proprietary trading...


Dibattiti che rapidamente diventano molto alti e che forse complice l'ora tarda mi hanno riportato alla mente quando, molti anni fa, mi ero incuriosito al dibattito che nei primi Concili portò alla definizione della Dottrina... Allora nutrivo una certa simpatia per l'Apocatastasi finale, la teoria della redenzione universale che prevedeva  il ritorno di tutti, compresi i più empi, in Paradiso. Il Concilio di Costantinopoli del 553 portò alla condanna di questa teoria che  secondo Wikipedia affonda le sue radici nello stoicisimo: l'apocatastasi indica il "ristabilimento" dell'universo nel suo stato originario, e si collega alla dottrina dell'eterno ritorno: quando gliastri assumeranno la stessa posizione che avevano all'inizio dell'universo, avverrà una grande conflagrazione (ἐκπύρωσις, ecpirosi), e il tempo e il mondo ricominceranno un nuovo ciclo (πάλινγένεσις, palingenesi), ovvero "che nasce di nuovo". Secondo alcuni stoici tale ciclo sarà identico al precedente, secondo altri non necessariamente uguale.


Non so, ma devo dire che mentre ascoltavo Tsipras e Dimon ho cominciato a pensare che forse l'eterno ritorno è l'unica certezza che ci accompagna...Peccato, perchè come dice Woody Allen, ciò implica che tornerò a vedere Holiday on Ice...





Peccato anche per le conseguenze più materiali che l'eterno ritorno rischia di avere...Sono tempi interessanti nei quali infatti non è semplicissimo navigare, specialmente dal punto di vista degli investimenti, anche se l'ottava si è chiusa tutto sommato abbastanza bene, complice la debolezza dell'euro (-1,3% sul dollaro) che ha compensato i ribassi dell'indice SP500 (+0,1% in euro), dell'indice immobiliare globale (+0,6% in euro) e delle materie prime (-0,5% in euro). Le incertezze hanno premiato le obbligazioni governative trentennali dell'eurozona (+0,9%) mentre l'indice Eurostoxx ha chiuso pressochè invariato (+0,1%).


La strategia  top2  questa settimana ha avuto un rendimento pari al +0,7% e la top3 pari al +0,5%. 
Nel 2012 i rendimenti rispettivi sono stati finora pari al +4% e al +6%.  Nel 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%, nel 2010 il 22.4% e il 18.2% mentre hanno chiuso negativamente il 2011 (-13,2% e -6,6%). Il rendimento composto annualizzato dal 1 gennaio del 2009 ad oggi è rispettivamente pari a +6,7% e +5,5% con massimo drawdown 16,9% e 15,1% e volatilità  11,3% e 10,9%. Negli ultimi dodici mesi entrambe le strategie sono state considerevolmente meno volatili, ignorando in gran parte gli alti e bassi legati alla crisi del debito dei PIIGS: la volatilità della  top2 è stata dell'8,6% e addirittura quella della  top3 un (relativamente) tranquillo 7,7%.


La composizione del portafoglio della strategia che investe negli asset con  tendenza di medio periodo positiva questa settimana era la stessa della  top3 e ha così guadagnato lo 0,5%.  Nel 2012 il rendimento finora è stato pari al +1,4%. Positivo il 2009 +11,7%  e il 2010 con un rendimento pari al +12.1% leggermente negativo invece il 2011 con un -3,3%.   Il rendimento composto annualizzato dal 1 gennaio del 2009 ad oggi è  pari al  +6,3%, con un massimo drawdown del 9,2% e volatilità 10,1%.


La tabella qui sotto riassume il profilo rischio/rendimento delle tre strategie negli ultimi 3 anni:




Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle tre strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.




E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.


Tre asset hanno la  tendenza di medio periodo positiva: l'indice SP500, l'indice immobiliare globale e le obbligazioni trentennali dell'eurozona. L'indice Eurostoxx inverte nuovamente la rotta rispetto alla settimana precedente e occupa il quarto posto, mentre il cambio euro/dollaro riscende al quinto. Solo  l'indice immobiliare globale e le obbligazioni dell'eurozona hanno anche la tendenza di breve periodo positiva.


Invariati i portafogli delle tre strategie: la  top2 divide  il capitale in due parti uguali tra le obbligazioni trentennali dell'eurozona e  l'indice immobiliare globale, la  top3  investe  il capitale dividendolo per  1/3 nell'indice SP500, per 1/3 nelle obbligazioni trentennali dell'eurozona e il rimenente 1/3 nell'indice immobiliare globale. La strategia che investe negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva  divide il capitale nello stesso modo della strategia  top3.


In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.
In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.


Ecco l'aggiornamento all'11 maggio 2012.



domenica 8 aprile 2012

La festa per la fine dell'eurozona: pizza, chitarra e mandolino. Aggiornamento al 6 aprile 2012

Sbatti il mostro in prima pagina! Così mercoledì mattina il WSJ dedicava l'apertura all'Italia:

Italy Austerity Poses Threat to Economy

facendo poi riferimento alle dichiarazioni del ministro Passera (in perfetto stile Catalano di Quelli della Notte...gli americani sono sempre più fortunati di noi, loro possono contare sugli Yogiismi, e a differenza di Catalano Yogi Berra è stato un grande campione...)
"With austerity, one doesn't grow," Industry Minister Corrado Passera said Tuesday in Rome.
(...) The scenario—unfolding now in Italy, Greece and Spain—would leave troubled euro-zone countries with higher public debt ratios even as they take painful efforts to reduce them. That, in turn, would leave the currency union as a whole vulnerable to further market and political tension.
Italy's fiscal tightening, which began in 2010, is designed to enact tax increases and public-spending cuts amounting to 7% of GDP by 2013. The bulk of the measures are tax increases—on workers' income, but also on consumption and on property assets—which many economists say have a more recessionary effect than public-spending cuts.
A 1% decline in GDP in Italy would amount to €16 billion ($21.3 billion) in lost activity, far larger than the improvement in the budget figure.
L'improvvisa scoperta da parte della grande stampa internazionale che difficilmente si risolverà la crisi del debito dell'eurozona a suon di tagli e di nuove tasse si accompagna con altre lodevoli iniziative.  I cinque finalisti per il premio Wolfson sul miglior modo di dissolvere l'eurozona (250000 sterline decisamente ben spese, visti i miliardi in arbitraggi che l'operazione garantirà ai più abili e... meglio informati...) dimostrano come le migliori intelligenze siano al lavoro per il nostro futuro: 
Wolfson said he had been "fantastically impressed by the entries", and said the idea was to provide "an answer to a problem which at some point Europe is going to have to face".
He added that a breakup would involve the devaluation of a large number of currencies, which in turn would prompt fears of large-scale default. "That threat raises issues of capital flight and how you control capital flows."
The shortlisted entrants said at a London press conference that they remained unconvinced that recent attempts to shore up the single currency would work in anything other than the short term. These have included a second bailout for Greece, the most heavily indebted eurozone member, an increase from €500bn (£420bn) to €800bn in the size of the war chest to stave off speculative attacks, and steps by the European Central Bank to flood eurozone banks with ultra-cheap money.
"Greece will leave within the not too distant future", Bootle said, adding that he hoped the ideas prompted by the prize would help to minimise the disruption of departure. He said that a breakup would not only help the weaker members of the single currency, but also help Germany to rebalance its economy away from exports and towards strong domestic demand.
Tepper said he thought there would be an attempt to muddle along, but eventually those "countries that see an economic benefit to exit will do so. Economic pressures will force countries to exit."
Scott, a former economic adviser to Tony Blair, described the single currency as "a doomsday machine that is not only undermining economies but undermining democracy".
He added: "The question of currency breakup is clearly enormously complex, spanning financial and legal arrangements. We were impressed by a number of the entrants' efforts to grapple with these issues. We felt it was only fair to give finalists the opportunity to refine their thoughts." 

Ma  anche le nuove generazioni non si tirano indietro! 
Ha avuto un'ampia eco la  proposta di un bambino olandese di 11 anni: la metafora utilizzata dimostra che è sciocco disperare, finchè c'è pizza c'è speranza...
Herman explains: "All these euros together form a pancake or a pizza (see on top in the picture). Now the Greek government can start to pay back all their debts, everyone who has a debt gets a slice of the pizza."

Siamo dunque in buone mani, sereni e tranquilli: tutto si aggiusterà, e gli italiani potranno sicuramente continuare ad abitare il paradiso terrestre dell'eurozona, magari con qualche protesta tedesca, che mal sopportano i nostri canti di gioia, accompagnati da chitarra e mandolino (senza esagerare però...altrimenti ci cacciano!)


La breve settimana appena trascorsa (venerdì i mercati erano chiusi) ha sostanzialmente confermato le preoccupazioni crescenti sull'eurozona. Ne hanno risentito il cambio euro/dollaro (-1,9%), le azioni europee (-3,2%) e le obbligazioni trentennali dell'eurozona (-1,5%). La debolezza del cambio ha cancellato le correzioni sui mercati azionari U.S.A., sugli indici immobiliari e delle materie prime, riportando in positivo i rendimenti in euro. 

Le strategie  top2  e top3 questa settimana hanno rispettivamente avuto rendimenti pari al -0,2% e +0,2%. Nel 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%, nel 2010 il 22.4% e il 18.2% mentre hanno chiuso negativamente il 2011 (-13,2% e -6,6%). Il rendimento composto annualizzato dal 1 gennaio del 2009 ad oggi è rispettivamente pari a +6,7% e +5,1% con massimo drawdown 16,9% e 15,1% e volatilità  11,4% e 11,0%.

La strategia che investe negli asset con  tendenza di medio periodo positiva questa settimana  ha perso lo 0,9%.  Positivo il 2009 +11,7%  e il 2010 con un rendimento pari al +12.1% leggermente negativo invece il 2011 con un -3,3%.   Il rendimento composto annualizzato dal 1 gennaio del 2009 ad oggi è  pari al  +6,5%, con un massimo drawdown del 9,2% e volatilità 10,2%.

La tabella qui sotto riassume il profilo rischio/rendimento delle tre strategie negli ultimi 3 anni:


Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle tre strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.


E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

La classifica settimanale degli asset questa settimana vede il sorpasso compiuto dall'indice SP500 (che torna ad occupare la prima posizione) ai danni delle obbligazioni dell'eurozona che scivolano al secondo posto, perdipiù con  tendenza di breve periodo negativa. L'euro conserva la quinta posizione ma ha nuovamente la tendenza di medio periodo negativa, cancellando il segnale positivo della scorsa settimana. Invariato il portafoglio delle strategie top2 (50%  del capitale nelle obbligazioni trentennali dell'eurozona e  50% nell'indice SP500) e top3 ( che investe  il capitale dividendolo per   1/3 nell'indice SP500, 1/3 nelle obbligazioni trentennali dell'eurozona e 1/3 nell'indice immobiliare globale).  La strategia che investe negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva divide invece il capitale in quattro parti uguali tra obbligazioni trentennali dell'eurozona, indice SP500, indice immobiliare globale e indice Eurostoxx.

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.
In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Ecco l'aggiornamento al 6 aprile 2012.


domenica 1 aprile 2012

La Bundesbank formica contro la BCE cicala. Aggiornamento al 30 marzo 2012

Secondo i lettori di Alfa o Beta? che hanno risposto al sondaggio sull'eventuale abbandono dell'euro da parte della Grecia, la probabilità che ciò accada è intorno al 60%. John Mauldin  sostiene che la crisi dell'Eurozona non è finita e che la Germania sta effettivamente agendo in modo da controbilanciare la politica espansiva messa in atto dalla BCE, con conseguenze che non tarderanno a farsi sentire: 

Germany is preparing to reduce its budget, which will reduce inflation and also relative labor costs, which will make it more difficult for peripheral Europe to catch up on their massive trade deficits. In a story tonight in the Telegraph, with the headline "Germany launches strategy to counter ECB largesse," Ambrose Evans-Pritchard notes that "The plans have major implications for monetary union, dashing hopes in Southern Europe that Germany might accept a few years of mini-boom at home to help lift the whole system off the reefs.... 'The Bundesbank does not want to be blamed for making the same mistakes as central banks in Ireland and Spain where they did not address asset bubbles early enough,' said Bernhard Speyer from Deutsche Bank.... The German authorities are in effect preparing a form of quasi-monetary tightening to offset ECB largesse."


I keep noting that the third leg of the euro crisis, the trade imbalance between northern and Southern Europe, must be addressed or there is no real solution, just short-term Band-Aids. Ambrose's column goes on to note that Germany is hoping the rest of the world will do their job to provide a positive trade balance for peripheral Europe, all the while continuing its own massive surpluses. Unless and until the peripheral countries adopt their own currencies, the adjustment will be slow and painful, and the countries will be in recession for years, until wage costs (income to workers) drop by 30% relative to Germany. That is the ugly reality. 


Wolfgang Munchau, writing in the Financial Times, notes that even with the proposed increases in the European bailouts funds (the sources and variety of which are quite confusing, so let's look at them in the aggregate) there is not going to be enough for Spain:


"The current ESM is big enough to handle small countries, but not Spain. I expect Madrid eventually to apply for a programme, specifically to deal with the debt overhang of the Spanish financial sector. But even a minimally enlarged version of the ESM will not be big enough. 


"What this stand-off tells us is that we are approaching the political limits of multilateral programmes. If you want to claim funds of such size, you need joint and several liability – ie all eurozone countries need to be jointly liable – not individual liability among member states. Call it a eurobond, call it what you like. If you do not want that either, then you have to accept that there is simply no backstop for Spain. As I said, welcome back to the crisis."
Con queste prospettive poco incoraggianti il primo trimestre del 2012 ha fatto del suo meglio per fornire qualche consolazione agli investitori: le azioni europee si sono rivalutate del 9,5%, quelle americane (valutate in euro) dell'8,8% e l'indice immobiliare globale del 7,5% (in euro). Il mercato sembra meno pessimista degli analisti anche sulle prospettive dell'euro, rafforzatosi del 2,9% sul dollaro, e anche sull'esito della crisi del debito dell'eurozona, con le euroobbligazioni che hanno messo a segno un bel +4,4%. L'unico asset che ha chiuso il primo trimestre in negativo sono state le materie prime (-1,8% in euro). 

Le strategie  top2  e top3 questa settimana hanno entrambe segnato un +0,4%. Nel 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%, nel 2010 il 22.4% e il 18.2% mentre hanno chiuso negativamente il 2011 (-13,2% e -6,6%).

La strategia che investe negli asset con  tendenza di medio periodo positiva questa settimana  ha avuto un leggero calo (-0,04%).  Positivo il 2009 +11,7%  e il 2010 con un rendimento pari al +12.1% leggermente negativo invece il 2011 con un -3,3%. Il rendimento annualizzato composto nel triennio è pari al  +6,8%, con un massimo drawdown del 9,2% e volatilità 10,2%.

La tabella qui sotto riassume il profilo rischio/rendimento delle tre strategie negli ultimi 3 anni:


Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle tre strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.


E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Questa settimana non ci sono cambiamenti  nella classifica settimanale degli asset. La debolezza dei mercati nelle ultime 2-3 settimane si manifesta nel fatto che tutti gli asset hanno la pendenza di breve periodo negativa o neutra. L'euro conserva la quinta posizione ma ora ha la tendenza di medio periodo positiva.  Invariato il portafoglio delle strategie top2 (50%  del capitale nelle obbligazioni trentennali dell'eurozona e  50% nell'indice SP500) e top3 ( che investe  il capitale dividendolo per   1/3 nell'indice SP500, 1/3 nelle obbligazioni trentennali dell'eurozona e 1/3 nell'indice immobiliare globale).  La strategia che investe negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva divide invece il capitale in cinque parti uguali tra obbligazioni trentennali dell'eurozona, indice SP500, indice immobiliare globale,  indice Eurostoxx e cambio euro-dollaro.

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.
In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Ecco l'aggiornamento al 30 marzo 2012.

mercoledì 14 marzo 2012

Storie di deficit, di depressione e di crescita mancata

Paul Krugman sul NYTimes trae qualche lezione dal default greco: But what Greek experience actually shows is that while running deficits in good times can get you in trouble — which is indeed the story for Greece, although not for Spain — trying to eliminate deficits once you’re already in trouble is a recipe for depression.
These days, austerity-induced depressions are visible all around Europe’s periphery. Greece is the worst case, with unemployment soaring to 20 percent even as public services, including health care, collapse. But Ireland, which has done everything the austerity crowd wanted, is in terrible shape too, with unemployment near 15 percent and real G.D.P. down by double digits. Portugal and Spain are in similarly dire straits.
And austerity in a slump doesn’t just inflict vast suffering. There is growing evidence that it is self-defeating even in purely fiscal terms, as the combination of falling revenues due to a depressed economy and worsened long-term prospects actually reduces market confidence and makes the future debt burden harder to handle. You have to wonder how countries that are systematically denying a future to their young people — youth unemployment in Ireland, which used to be lower than in the United States, is now almost 30 percent, while it’s near 50 percent in Greece — are supposed to achieve enough growth to service their debt.
This was not what was supposed to happen. Two years ago, as many policy makers and pundits began calling for a pivot from stimulus to austerity, they promised big gains in return for the pain. “The idea that austerity measures could trigger stagnation is incorrect,” Jean-Claude Trichet, then the president of the European Central Bank, declared in June 2010. Instead, he insisted, fiscal discipline would inspire confidence, and this would lead to economic growth.
And every slight uptick in an austerity economy has been hailed as proof that the policy works. Irish austerity has been proclaimed a success story not once but twice, first in the summer of 2010, then again last fall; each time the supposed good news quickly evaporated.
You may ask what alternative countries like Greece and Ireland had, and the answer is that they had and have no good alternatives short of leaving the euro, an extreme step that, realistically, their leaders cannot take until all other options have failed — a state of affairs that, if you ask me, Greece is rapidly approaching.
Fortunatamente l'Italia non è la Grecia. Ci ripetono tutti i giorni che le due situazioni non sono assolutamente confrontabili. E ne sono convinto anche io. Credo però che dopo le liberalizzazioni fallite ancora una volta e mentre si discute degli ammortizzatori sociali sarebbe bene tenere presente la situazione in cui ci troviamo oggi: ecco il grafico del PIL trimestrale dal 2008 al 2011.  Come ne veniamo fuori?

mercoledì 2 novembre 2011

Basta accettare di diventare poveri



Se non ci fosse il rischio di una tragedia il momento avrebbe anche degli aspetti comici... Tutti a sparare addosso al leader greco Papandreu per aver deciso di chiedere l'approvazione con un referendum del piano di salvataggio. Una decisione che rivela un'astuzia che soprende solo i più sprovveduti e coloro che si ostinano a pensare all'Europa dimenticando di che pasta sono fatti gli europei (e in particolare quelli che si affacciano sul Mediterraneo), ma che allo stesso tempo ricorda alla signora Merkel e al signor Sarkozy che fino a prova contraria la Grecia è ancora un paese con un briciolo di sovranità nazionale e che forse, quando si chiede sacrifici di una portata straordinaria è anche bene che ci sia un minimo di condivisione nel paese, se si vuole evitare che i tumulti di piazza diventino ancora peggiori.

Ma c'è anche chi sostiene che la decisione di Papandreu sia positiva perchè immette una necessaria dose di realismo nel dibattito politico sul futuro della Grecia, dell'eurozona, e anche dell'Italia:



L'Italia nel frattempo è sempre più nel mirino: lo spread tra i BTP e i Bund cresce in modo preoccupante, specialmente sulle scadenze brevi (un pessimo segno...): il decennale ieri ha toccato 456 pb ma il biennale è volato oltre quota 500, sfiorando i 515 pb. Ma non dobbiamo preoccuparci: ne verremo fuori, anche perchè grandi menti sono al lavoro. Ad esempio un notissimo economista italiano ha dichiarato ieri a Finanza e Mercati (edizione di oggi, pagina 2 in basso, con foto):

Il fallimento dell'Italia? Non è inevitabile: «Sbaglia - conclude (omissis) - chi dice che non ce la faremomai. Basta che le famiglie riducano i consumi, consumino i risparmi e accettino progressivamente l'impoverimento».

martedì 25 ottobre 2011

La lotta grecoromana

Se non siete mai stati negli Stati Uniti potreste trovare la domanda qua sotto sciocca. Ma chi conosce gli USA sa che moltissimi americani se la stanno ponendo, mentre la crisi dell'eurozona occupa le prime pagine dei giornali e le aperture dei notiziari televisivi: 


Why we should Americans care? It's simplistic to say, but we're all connected. U.S. banks -- and probably the one where you have an account -- have billions of dollars of Greek, French, and German government and private sector bonds on their books; many are active direct lenders in those countries. The Euro zone, taken together, is one of the largest economic forces in the world. Behind Canada, the European Union is the largest destination for U.S. exports, accounting for about 18 percent of the total. If you work in an industry that exports — agriculture, airplanes, tourism — a demand shock from the world's largest markets would be very bad news. In addition, European companies are big employers in the U.S. On Monday, Mercedes announced it would invest $350 million in a plant in Tuscaloosa, Alabama, to enable it to build a new crossover. If the home markets of the big European employer collapse, they'll have to retract. Like it or not, we're all in this together.

E' interessante seguire la crisi dell'eurozona sui media statunitensi. Nel video qui sotto Daniel Gross, autore di un commento alla crisi su Yahoo Finance! ( qui )dal quale ho estratto  le righe riportate sopra,  ricapitola la situazione e commenta i legami che da Atene portano a Roma, a Parigi, a Francoforte ma anche a New York.


lunedì 10 ottobre 2011

Due video su Dexia e la Grecia

Stratfor dedica due video alla crisi di Dexia e al futuro della Grecia.
Non sono incoraggianti e nel secondo si inizia con la Grecia e si finisce con l'Italia...

Portfolio: Dexia Bank's Collapse and the European Financial Crisis

I problemi di Dexia sono numerosi, ma mi pare che questo sia davvero significativo:

Dexia is leveraged by a factor of 60-1 (for comparison, Lehman Brothers was only 30-1) and because it’s already
35-percent owned by the state, this is a bank that is going to be suffering far greater losses than normal because it’s extraordinarily damaged.

http://www.stratfor.com/content/portfolio-preparing-greeces-failure

lunedì 11 luglio 2011

Aggiornamento all'8 luglio 2011


La settimana è iniziata orfana delle borse U.S.A. che festeggiavano The Independence Day e priva di notizie di rilievo dall'Europa: la crisi del debito dei PIGS sembrava in standby e la sola notizia di rilievo era la bocciatura del piano francese di roll over del debito ellenico da parte di Standard & Poor’s. Secondo l'agenzia di rating la proposta francese è in realtà una malcelata  ristrutturazione del debito poichè gli obbligazionisti dovrebbero sottoscriverla malgrado perdite consistenti rispetto alle condizioni iniziali del loro investimento, facendo con ogni probabilità scattare il giudizio di default secondo i criteri di valutazione di S&P (dai quali dipendono i pagamenti dei CDS....Poi martedì le cose hanno iniziato a diventare più interessanti con la notizia del downgrade del debito portoghese da parte di Moody's al rango di junk (con un salto di ben quattro gradini, da Baa1 a Ba2) e con l'euro già indebolito che mercoledì mattina perdeva quasi l'uno percento in poco più di un'oretta! Un piccolo rimbalzo associato al preannunciato aumento dei tassi di 0.25% da parte della BCE è stato cancellato dalle vendite venerdì in concomitanza con una pessima giornata per Piazza Affari.
In Italia le banche hanno sofferto molto, con Unicredit che venerdì ha sperimentato quasi un mini-flash crash, con un crollo repentino di oltre 6 punti percentuali in una manciata di minuti prima di una provvidenziale sospensione delle trattative...Gli avvenimenti della settimana hanno molto preoccupato i commentatori e i regolatori, tutti sono arrabbiati con le agenzie di rating (ci sono buone ragioni per esserlo, da molti anni, quelle
addotte ora mi sembrano però più che altro strumentali), in molti hanno invocato la sospensione delle vendite allo scoperto dei titoli (che già ha dato pessima prova nell'ottobre del 2008) mentre altri ancora incolpano gli stress test (l'idea è sempre la stessa: se uno ha un febbrone da cavallo per curarlo si butta via il termometro).

Dall'altra parte dell'oceano venerdì ha esposto ancora una volta la cronica debolezza del mercato del lavoro americano. Nella sua ultima lettera settimanale John Mauldin non è molto ottimista: in particolare è parecchio critico nei confronti della politica europea, e Dio solo sa come si esprimerebbe su quella di casa nostra...Il default della Grecia è dato per scontato così come il conseguente effetto domino:


The economy will already be slowing down. A recession in 2012 is a real possibility if 
there is any type of shock coming from Europe, and what will happen there is anyone’s guess. I 
think most European leaders are basing their thinking more on hope than on reality. When 
Greece defaults there will be a domino effect; you can count on it. And you could actually see a 
banking crisis before we get actual sovereign defaults.
Gentle reader, you need to understand that the market does not get it. Neither in Europe 
nor in the US. When someone says the market has already priced in a default, go back and ask 
them how well the market priced in a crisis in the spring of 2008. The market doesn’t know jack.
I got a lot of internet buzz from a throwaway line in an interview on CNBC in London. I 
said that if the market knew what Bernanke and the leadership of the central banks talked about 
after their third glass of wine, the market would wet its pants. That is not to suggest I don’t think 
Bernanke or Trichet can hold their liquor. It means that they get the problem more than they let 
on in public and are simply trying to stem as much damage as they can.
Banking crises are followed by credit crises by 2-3 years. It is getting close to that time. 
We need 3-3.5% GDP growth in the US to really make a dent in jobs. We are not going to get it. 
There is nothing we can do other than Muddle Through as best we can. Prepare accordingly.


Il punto di vista di Mauldin non è molto distante da quello dell'Economist che questa settimana dedica un'editoriale al deleveraging e alle sue conseguenze.


L'indice Eurostoxx ha chiuso la settimana in ribasso -2.3%, l'euro ha perso l'1.8% sul dollaro.Negative anche le obbligazioni europee trentennali (-0.3%). Tutt'altra musica invece per l'indice S&P500 (+2.2% in euro),  l'indice immobiliare (+3.5% in euro) e quello di materie prime (il migliore della settimana con un +3.9% in euro).
La strategia top2 gudagna lo 0.2% e la top3 fa ancora meglio +1.3%.: il drawdown della strategia top2 dal massimo di diciassette settimane fa è pari al 10.9%; il drawdown della top3 dal massimo del 7 gennaio 2011 è  pari al 4.2%.

Le strategia top2 con copertura del rischio di cambio segna un progresso pari allo +0.9% mentre la top 3 cede lo 0.2%. Se la copertura fosse stata effettuata da quando il 14 gennaio 2011 la tendenza di medio periodo dell'euro è diventata positiva avrebbero reso rispettivamente il +2.1% e +4.2%. 

Questa settimana l'ordine in classifica degli asset vede gli indici S&P500 e l'indice FTSE EPRA-NAREIT Global sorpassare il cambio euro/dollaro e insidiarsi alla prima posizione ex-aequo. Al quarto posto l'indice di materie prime CRB mentre la correzione in atto in Europa penalizza l'indice  EuroStoxx che occupa la quinta posizione con la tendenza di medio periodo che diventa negativa. Maglia nera alle obbligazioni trentennali dell'eurozona.
La  strategia top 2 suddivide quindi il capitale equipesando l'indice S&P500 e  l'indice FTSE EPRA-NAREIT Global. La  top 3 aggiunge al paniere anche il cambio euro/dollaro. Chi volesse utilizzare le due strategie con la copertura del rischio di cambio utilizzando una leva 3x per il cambio può costruire un portafoglio in questo modo:

top2: 37.5% FTSE EPRA-NAREIT, 37,5% S&P500, 25% copertura cambio (nessuna variazione rispetto alla scorsa settimana)
top3: 25% FTSE EPRA-NAREIT, 25% S&P500 25% indice CRB e 25%  copertura cambio 

E' anche possibile includere il cambio euro/dollaro nel portafoglio, speculando su un ulteriore rialzo. In questo caso, sempre utilizzando una leva 3x per il cambio, il portafoglio top2 rimane invariato mentre il portafoglio top3 diventa

top3: 33.3% S&P500, 33.3% FTSE EPRA-NAREIT e 33.3% cambio euro/dollaro in leva 3x (di cui 22.2% per copertura e 11.1% di posizione al rialzo)

L'indice obbligazionario a lungo termine così come l'indice EuroStoxx hanno la tendenza di breve periodo e quella di medio periodo entrambe negative. Il cambio euro/dollaro ha la tendenza di medio periodo positiva ma quella di breve termine negativa

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2011 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al -9%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento è stato del  -2%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4% e nel 2010 il 22.4% e il 18.2%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.



Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 9.4%, con una volatilità del 12.1%, un massimo drawdown del 12.8% e un indice di Sharpe di circa 0.7.

Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 6.9%, con una volatilità dell'11.8%, un massimo  drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe pari superiore a  0.4.

La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%. Nel 2010 ha coinciso con la top2 con l'eccezione di due sole settimane (questa e questa): la performance complessiva per il 2010 è stata leggermente peggiore della top2, con un +18.6%.

La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta
ha chiuso la settimana con un +0.9%, riavvicinandosi al massimo raggiunto dieci settimane fa: il drawdown è ora pari all'1%.  La strategia ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10% mentre dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 34% con un massimo drawdown del 14.8%. Il rendimento dal primo  gennaio 2011 è stato pari all'1.4%. Il portafoglio top2 ha reso il 25.4% dall'1 gennaio 2009 a oggi, con un massimo drawdown del 12.8%: l'ultimo massimo è stato raggiunto il 7 marzo scorso e da allora il drawdown è pari all'10.9%. Il rendimento del portafoglio top2 dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al -9%.
La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva (una versione più aggressiva della strategia di Faber che invece ripartisce il   capitale tra liquidità e gli asset con tendenza di medio periodo positivo) ha chiuso questa settimana con un +1.1%. Nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 26.2%, con un massimo drawdown inferiore al 7%. La volatilità è ben inferiore al 10%.  Il rendimento dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al +0.8%.

E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento all'8 luglio 2011.

lunedì 4 luglio 2011

La Grecia e i CDS

Buona parte della discussione sulla ristrutturazione o, meglio, sull rollover "volontario" del debito greco è influenzata dalla necessità di trovare una modalità sostenibile di spalmare l'enorme quantità di debito accumulato su più anni senza che questo significhi un'insolvenza conclamata che al di là dell'ignominia per l'eurozona di vedere un paese membro non ripagare i suoi debiti farebbe scattare i pagamenti sui credit default swaps. Cosa accadrebbe in questo caso è l'oggetto di un interessante articolo sul New York Times di qualche giorno fa che si interroga se la crisi del debito dei PIGS non possa nascondere un'altra A.I.G.: la risposta è tutt'altro che semplice vista la poca trasparenza del mondo dei derivati.

But the possibility that some company out there may have insured billions of dollars of European debt has added a new tension to the sovereign default debate.
In years past, when financial crises in Argentina and Russia left those countries unable to make good on their government debts, they simply defaulted. But this time around, swaps and other sorts of contracts have become so common and so intertwined in the financial markets that there are fears among regulators and financial players about how a Greek default would play out among derivatives holders.
The looming uncertainties are whether these contracts — which insure against possibilities like a Greek default — are concentrated in the hands of a few companies, and if these companies will be able to pay out billions of dollars to cover losses during a default. If there were a single company standing behind many of these contracts, that company would be akin to the American International Group of the euro crisis. The American insurer needed a $182 billion federal bailout during the financial crisis because it had insured the performance of mortgage bonds through derivatives and could not pay on all of them.
Even regulators seem unsure of whether a Greek default would reveal such concentrated risk in the hands of just a few companies. Spokeswomen for the central banks of both Europe and the United States would not say whether their researchers had studied holdings of such contracts among nonbank entities like insurance companies and hedge funds.(...)

Derivatives traders and analysts are debating just how much money is involved in these contracts and what sort of threat they pose to markets in Europe and the United States. On the one hand, just over $5 billion is tied up in credit-default swap contracts that will pay out if Greece defaults, according to Markit, a financial data firm based in London. That is less than 1 percent the size of Greece’s economy, but that is a conservative calculation that counts protections banks have in place offsetting their positions, and is called the net exposure. The less conservative figure, the gross exposure, is $78.7 billion for Greece, according to Markit. And there are many other types of contracts, like about $44 billion in other guarantees tied to Greece, according to the Bank of International Settlements. The gross exposure of the five most financially pressed European Union countries — Portugal, Italy, Ireland, Greece and Spain — is about $616 billion. And the broader figure on all derivatives from those countries is unknown.
The pervasiveness of these opaque contracts has complicated negotiations for European officials, and it underscores calls for more transparency in the derivatives market.
The uncertainty, financial analysts say, has led European officials to push for a “voluntary” Greek bond financing solution that may sidestep a default, rather than the forced deals of other eras. “There’s not any clarity here because people don’t know,” said Christopher Whalen, editor of The Institutional Risk Analyst. “This is why the Europeans came up with this ridiculous deal, because they don’t know what’s out there. They are afraid of a default. The industry is still refusing to provide the disclosure needed to understand this. They’re holding us hostage. The Street doesn’t want you to see what they’ve written.”(...)

On Wall Street, traders are debating whether the industry’s process for unwinding credit-default swaps would run smoothly if Greece defaulted. The process is tightly controlled by a small group of bankers who meet in an industry group called the International Swaps and Derivatives Association.
The process is fairly well developed, but it has been little tested on the debt of countries. For the most part, Wall Street has cashed in on credit-default swaps tied to corporations’ debt.
For most purposes, determining whether a default occurred in a country’s debt falls to ratings agencies like Fitch and Moody’s. But for the derivatives market, a committee of I.S.D.A. makes the call.
If the committee decides there was a default, it passes the baton to Markit, which is partly owned by the banks. Markit holds an auction to determine how much value has been lost on the debt, and that determines how much money is paid out to the parties that purchased the insurance.(...)

The uncertainty around how a sovereign default would course through the derivatives market had greatly increased the price premiums banks were charging to put on new derivatives trades related to European countries. As of last week, the price to insure against default on $10 million of Greek debt was $1.9 million per year, up from $775,000 a year ago, according to Markit.
“There is lack of transparency and visibility in these products, and that increases the risk,” said Marc Chandler, global head of currency strategy at Brown Brothers Harriman, a boutique banking firm in New York.

Ancora il 24 maggio il prezzo per assicurare 10 milioni di debito greco contro il default era di "solo" 1.4 milioni di dollari all'anno...
Pochi giorni dopo la stesura dell'articolo sul NYTimes, che cita un prezzo di 1.9 milioni all'anno, ovvero circa 1900 punti base, il prezzo dei CDS sul debito greco è esploso raggiungendo il 24 giugno un massimo di 2421 punti base.
Anche se il parlamento greco ha votato per le misure di austerità i prezzi dei CDS sono comunque ancora molto ben oltre i 2200 punti base all'anno.  I mercati sembrano ancora assolutamente scettici sulle speranze di evitare un default.

Se anche voi a volte vi ponete delle domande sul ruolo che i derivati, e specificatamente i CDS, svolgono nella redistribuzione del rischio tra i vari agenti potete dare un'occhiata a questo post e se vi incuriosite potete leggere questo working paper.

domenica 26 giugno 2011

Dalla Grecia all'Italia. Aggiornamento al 24 giugno 2011.

La settimana è iniziata con la debolezza legata alle incertezze relative al salvataggio della Grecia e si è conclusa con la debolezza innescata dai dubbi sul sistema bancario, in primo luogo sulle banche italiane. Ieri il Sole 24 Ore dando spazio alle solite voci di hedge funds rapaci che speculano al ribasso titolava: "La speculazione attacca le banche" con commenti del tipo "I fili della speculazione", "Vendite ingiustificate" e "Si paga il rischio paese". Per carità che non si dica che qualche problemuccio forse il sistema potrebbe averlo, che la situazione del nostro paese si è confusa in modo sostanziale nelle ultime settimane con prospettive poco entusiasmanti sia per la crescita sia per il contenimento della spesa pubblica. Intanto i mercati prendono le distanze, lo spread BTp-Bund è raddoppiato ad oltre 200 punti base in appena due mesi (era circa pari a 120 punti base all'inizio di aprile).

Relativamente alla Grecia l'Economist suggerisce una via d'uscita alternativa al default e alla politica europea attuale di guadagnare tempo ad ogni costo (e di costi prima o poi si dovrà rendere conto quando nei vari paesi gli elettori chiederanno spiegazioni sui 1000-1500 euro a testa che il sostegno alla Grecia sta costando nei paesi dell'eurozona):

There is an alternative, for which this newspaper has long argued: an orderly restructuring of Greece’s debts, halving their value to around 80% of GDP. It would hardly be a shock to the markets, which have long expected a default (an important difference from Lehman). The banks that still hold a big chunk of the bonds are in better shape to absorb losses today than they were last year. Even if Greece’s debts were cut in half, the net loss would still represent an absorbable proportion of most European banks’ capital.
An orderly restructuring would be risky. Doing it now would crystallise losses for banks and taxpayers across Europe. Nor would it, by itself, right Greece. The country’s economy is in deep recession and it is running a primary budget deficit (ie, before interest payments). Even if Greece restructures its debt and embraces the reforms demanded by the EU and IMF, it will need outside support for some years. That is bound to bring more fiscal-policy control from Brussels, turning the euro zone into a more politically integrated club. Even if that need not mean a superstate with its own finance ministry, the EU’s leaders have not started to explain the likely ramifications of all this to voters. But at least Greece and the markets would have a plan with a chance of working.
No matter what fictions they concoct this week, the euro zone’s leaders will sooner or later face a choice between three options: massive transfers to Greece that would infuriate other Europeans; a disorderly default that destabilises markets and threatens the European project; or an orderly debt restructuring. This last option would entail a long period of external support for Greece, greater political union and a debate about the institutions Europe would then need. But it is the best way out for Greece and the euro. That option will not be available for much longer. Europe’s leaders must grab it while they can.

In questo quadro complessivo (e ci sarebbe parecchio da dire anche su quanto sta accadendo al di là dell'Atlantico) non c'è da stupirtsi troppo se la debolezza regna sugli asset seguiti settimanalmente da Alfa o Beta?
Questa settimana la maglia nera spetta all'indice Eurostoxx che ha chiuso con un -1.7%. Negativi anche il cambio euro/dollaro (-0.8%) e l'indice di materie prime CRB in euro (-0.8% ), pressochè invariati l'indice immobiliare globale in euro e le obbligazioni europee trentennali. In leggero progresso lo Standard and Poors 500 in euro (+0.6%).
La strategia top2 perde lo 0.4% e la top3 perde lo 0.6%: il drawdown della strategia top2 dal massimo di quindici settimane fa è pari al 12.8%; il drawdown della top3 dal massimo del 7 gennaio 2011 è  pari al 7.6%.

Le strategie top2 e top3 con copertura del rischio di cambio effettuata da quando il 14 gennaio 2011 la tendenza di medio periodo dell'euro è diventata positiva avrebbero reso rispettivamente il -1.9% e +0.4%. 

Questa settimana l'ordine in classifica degli asset vede l'indice S&P500 sorpassare l'indice CRB e occupare la terza posizione, dietro all'indice FTSE EPRA-NAREIT Global. L'indice EuroStoxx occupa ora l'ultima posizione, sorpassato dalle obbligazioni trentennali dell'eurozona.
La  strategia top 2 suddivide quindi il capitale equipesando l'indice FTSE EPRA-NAREIT Global e il cambio euro/dollaro mentre la top 3 aggiunge al paniere anche l'indice S&P500 . Chi volesse utilizzare le due strategie con la copertura del rischio di cambio utilizzando una leva 3x per il cambio può costruire un portafoglio in questo modo:

top2: 37.5% FTSE EPRA-NAREIT, 37,5% S&P500, 25% copertura cambio
top3: 25% S&P500, 25% CRB, 25% FTSE EPRA-NAREIT, 25% copertura cambio

La fase presente di debolezza dei mercati è resa evidente dal fatto che tutti gli asset hanno la tendenza a breve termine negativa con la sola eccezione delle obbligazioni dell'area euro a scadenza trentennale. Rimane positiva la tendenza di medio periodo per il cambio euro/dollaro, l'indice CRB, l'indice FTSE EPRA/NAREIT Global (immobili) e l'indice S&P500. Per l'indice CRB e per l'indice S&P500 sarà sufficiente un calo frazionario per passare a una tendenza di medio periodo negativa.

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2011 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al -10.9%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento è stato del  -5.4%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4% e nel 2010 il 22.4% e il 18.2%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.


Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 8.6%, con una volatilità del 12.1%, un massimo drawdown del 12.8% e un indice di Sharpe di circa 0.7.

Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 5.5%, con una volatilità dell'11.8%, un massimo  drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe pari a circa  0.4.

La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%. Nel 2010 ha coinciso con la top2 con l'eccezione di due sole settimane (questa e questa): la performance complessiva per il 2010 è stata leggermente peggiore della top2, con un +18.6%.

La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta
ha chiuso la settimana con una perdita dello 0.5% allontanandosi così dal massimo raggiunto otto settimane fa: il il drawdown è ora pari al 3.7%.  La strategia ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10% mentre dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 30.4% con un massimo drawdown del 14.8%. Il rendimento dal primo  gennaio 2011 è stato leggermente negativo -1.3%. Il portafoglio top2 ha reso il 22.9% dall'1 gennaio 2009 a oggi, con un massimo drawdown del 12.8%: l'ultimo massimo è stato raggiunto il 7 marzo scorso e da allora il drawdown è proprio pari al 12.8%. Il rendimento del portafoglio top2 dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al -10.9%.
La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva (una versione più aggressiva della strategia di Faber che invece ripartisce il   capitale tra liquidità e gli asset con tendenza di medio periodo positivo) ha chiuso questa settimana con un -0.3%. Nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 22.8%, con un massimo drawdown inferiore al 7%. La volatilità è ben inferiore al 10%.  Il rendimento dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al -1.9%.

E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 24 giugno 2011.