mercoledì 1 dicembre 2010

Come battere i BOT?

Circa due anni due provai per divertimento ad affrontare questo problema:  è possibile disegnare delle strategie quantitative per ottenere rendimenti che superino  i tassi risk-free di breve periodo (per un italiano il riferimento naturale sono i BOT trimestrali o semestrali) pur mantenendo un profilo di rischio estremamente conservativo? E' chiaro che si tratta di un obiettivo che potrebbe conquistare le simpatie di molti investitori, a patto di  fornire risultati consistenti nel tempo.

Pensandoci un po' mi venne in mente una semplice strategia che sfrutta l'effetto momento (la tendenza degli asset più in voga a rimanere tali su periodi di tempo fino ai 6-12 mesi) e utilizza solo asset molto liquidi. La strategia sembra riuscire con una certa costanza a battere un investimento in tassi di breve periodo, almeno dal 1997 ad oggi (dunque in un clima di tassi a breve medi o bassi, relativamente alle medie storiche). Poichè allora come oggi non avevo a disposizione la serie storica dei rendimenti dei Bot  usai come riferimento un indice obbligazionario di obbligazioni governative in euro con durata semestrale costruito da  Societè Generale (che in quanto segue indicherò con l'abbreviazione SGI6m): la serie storica
dell'indice  risale fino al mese di aprile del 1991 ed è reperibile al sito sgiindex.com, per la precisione la trovate qui mentre qui accanto ne ho riportato il grafico dal 1991 ad oggi.

Per raggiungere l'obiettivo di battere l'indice SGI6m dell'1-2% annuo su orizzonti temporali di 24-36 mesi l'idea è di investire una parte del capitale (non più del 20%) utilizzando una strategia di rotazione tra 6-7 asset diversi che concentra il capitale in 2 o 3 asset scelti sulla base del momento. Un'idea molto simile a quella dei portafogli top 2 e top 3 che settimanalmente sono seguiti su Alfa o Beta?

All'epoca feci un backtest utilizzando indici azionari, di materie prime e di obbligazioni a lungo termine. La strategia che ne risulta può dunque essere implementata mediante etf armonizzati piuttosto liquidi. Il turnover è relativamente basso e l'indice di Sharpe per il periodo 1991-2009 è intorno allo  0.6-0.7 prendendo come riferimento un tasso del 5% annuo.

Nel backtest utilizzai serie storiche relative al periodo 1991-2009, dividendole in un primo periodo (fino a fine 2005) per la scelta e l'ottimizzazione dei parametri in base ai quali costruire la rotazione tra gli asset sulla base del momento. In questo modo gli anni dal 2006 al 2009 poterono essere considerati come una simulazione "out of sample". I risultati della simulazione furono i seguenti:

1. una allocazione al 90% nell'indice SGI6m e al 10% nella strategia multiasset a 2 asset superò il benchmark SGI6m + 1% su un orizzonte temporale di 2 anni in 553 settimane su 600 dal 1997 al 2009. La rischiosità della strategia, misurata utilizzando un VaR mensile si aggirava intorno all' -1.1% al 99% . Utilizzando la strategia a 3 asset il VaR si abbassava al -0.9% mentre il benchmark SGI6m + 1% su un orizzonte di 2 anni veniva battuto 531 settimane su 600.

2. Aumentando l'esposizione agli asset rischiosi dal 10% al 20%  si scopriva come su un orizzonte temporale di 3 anni fosse possibile battere un benchmark più ambizioso che richiede un extrarendimento doppio, cioè pari all'indice SGI6m + 2 %. Ciò avveniva in 585 settimane su 600. Il benchmark meno esigente pari all'indice SGI6m + 1% veniva superato nel 100% dei casi.

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