mercoledì 22 dicembre 2010

Crisi? Quale crisi? La liquidità dei mercati e il trading ad alta frequenza

Nell'ultimo numero di The Markit Magazine ho trovato due articoli particolarmente interessanti:
  • una bella intervista a Nouriel Roubini provocatoriamente intitolata Crisis? Which Crisis? La tesi di Roubini è chiara: il Quantitative Easing 2 è necessario e sarà seguito da altre misure dello stesso tipo, sia negli U.S.A. che in Europa. Roubini difende dunque il QE2: I think recent opposition to QE2, especially those that have said it is a disaster, is totally wrong. Given the high risk of a double dip recession, ask yourself where would the economy and risky asset prices be today if this had not been done e si esprime così su quanto ci riserva il futuro: I think there will be more liquidity increases − after QE2, there will be QE3, QE4 and QE5. This will be the case for not just the US but globally. The European Central Bank (ECB) is being really stubborn, but when there is a double dip in the eurozone,  [vi faccio notare che usa when e non if, in altre parole dà per scontato una nuova contrazione delle economie dell'eurozona] they will add liquidity too. Draining liquidity was a popular topic of discussion six months ago, but not currently. We need to have growth for a number of years to take up the slack in the labour and goods markets. It takes several years where growth is above potential to reduce the 10 per cent unemployment rate closer to the natural rate of 5-6 per cent. Unemployment must drop to 4 per cent before you see wage inflation. Growth must be sustained at 4 or 5 per cent for three or four years before tightening monetary policy would be applicable. 

  • un articolo dedicato al trading ad alta frequenza (high frequency trading, HFT), un tema che come sapete mi sta molto a cuore (qui trovate i post che Alfa o Beta? ha dedicato all'argomento del trading ad alta frequenza). In particolare gli autori discutono l'annosa questione del rapporto tra liquidità e HFT, che pare aver avuto un ruolo molto importante nel flash crash del 6 maggio scorso (qui trovate i post dedicati a questo argomento su questo blog). Alcuni dati sulla dimensione e su alcune caratteristiche del del fenomeno: (1) circa il 50% degli scambi sui mercati azionari USA (il 40% in Europa) è generato dal trading algoritmico ad alta frequenza; (2) i profitti ottenuti con HFT stimati nel 2008 si aggirano intorno ai 10-20 miliardi di dollari (nelle parole degli autori si potrebbe anche sostenere come si tratti di alpha capture that should be benefiting the long term investor); (3) gli algoritmi più rapidi sono in grado di immettere ordini opposti di compra/vendita in circa 16 microsecondi (meno di 5 km/luce, in altre parole è impossibile competere con questo tipo di agenti se avete il server a più di un paio di chilometri da Wall Street!).  Oltre a questi dati troverete nell'articolo una lunga discussione sul flash crash del 6 maggio e su un possibile meccanismo di risonanza stocastica che potrebbe essere all'origine di quanto si è verificato. Lo stile è talvolta un po' confuso ma certamente stimola qualche riflessione, che richiederebbe però una sede più tecnica di questa per essere approfondita.

3 commenti:

gg ha detto...

Su hft, ecco Prof:
http://rense.com/general87/highf.htm

gg ha detto...

su basilea 3:
http://www.bloomberg.com/news/2010-10-14/big-banks-may-escape-capital-surcharge-as-global-regulators-fail-to-agree.html

gg ha detto...

usa: il debito degli stati:
http://www.cbsnews.com/video/watch/?id=7166293n