lunedì 29 novembre 2010

Krugman, Swift, i Monty Phyton e il contagio dai PIGS al Belgio

Paul Krugman si associa a Martin Wolf nel criticare le scelte di austerity (auto)-imposte all'Irlanda. Ma a differenza di Wolf, che pure non aveva usato mezze misure, Krugman utilizza ogni mezzo retorico per sostenere la sua tesi, anche estremo. Così inizia con queste parole il suo Op-Ed sul New York Times di qualche giorno fa:

What we need now is another Jonathan Swift.
Most people know Swift as the author of “Gulliver’s Travels.” But recent events have me thinking of his 1729 essay “A Modest Proposal,” in which he observed the dire poverty of the Irish, and offered a solution: sell the children as food. “I grant this food will be somewhat dear,” he admitted, but this would make it “very proper for landlords, who, as they have already devoured most of the parents, seem to have the best title to the children.” 

Nel leggerlo mi sono ricordato di una scena tratta dal  "Senso della vita" dei Monty Phyton...Il padre di una numerosissima famiglia cattolica viene licenziato e annuncia alla famiglia di essere stato costretto a vendere i (63!) figli come cavie umane per esperimenti scientifici...
Krugman ricorda poi la battuta che circolava all'inizio del 2009 nel mondo degli hedge funds (La differenza tra Islanda e Irlanda? Una consonante e sei mesi di tempo!) e che non sta mancando di avverarsi con solo qualche mese di ritardo. Tranne però che i poveri irlandesi non hanno la fortuna di poter svalutare per attenuare l'entità della crisi: le 10 sterline irlandesi che ritraggono proprio Jonathan Swift e che vedete riprodotte qui sotto se reintrodotte renderebbero più sopportabile la recessione. Scrive Krugman:

But at this point Iceland seems, if anything, to be doing better than its near-namesake. Its economic slump was no deeper than Ireland’s, its job losses were less severe and it seems better positioned for recovery. In fact, investors now appear to consider Iceland’s debt safer than Ireland’s. How is that possible?
Part of the answer is that Iceland let foreign lenders to its runaway banks pay the price of their poor judgment, rather than putting its own taxpayers on the line to guarantee bad private debts. As the International Monetary Fund notes — approvingly! — “private sector bankruptcies have led to a marked decline in external debt.” Meanwhile, Iceland helped avoid a financial panic in part by imposing temporary capital controls — that is, by limiting the ability of residents to pull funds out of the country.
And Iceland has also benefited from the fact that, unlike Ireland, it still has its own currency; devaluation of the krona, which has made Iceland’s exports more competitive, has been an important factor in limiting the depth of Iceland’s slump.
None of these heterodox options are available to Ireland, say the wise heads. Ireland, they say, must continue to inflict pain on its citizens — because to do anything else would fatally undermine confidence.
But Ireland is now in its third year of austerity, and confidence just keeps draining away. And you have to wonder what it will take for serious people to realize that punishing the populace for the bankers’ sins is worse than a crime; it’s a mistake.

Intanto a Spagna e Portogallo sono da tempo nel mirino dei mercati e numerosi hedge funds stanno scommettendo al ribasso sulle obbligazioni di questi paesi. Quello che mi preoccupa però è leggere sul Wall Street Journal che nel valutare il rischio di contagio al di là dei PIGS bisogna guardare al Belgio! Secondo Richard Barley

Contagion has swept through the geographic edge of the euro zone—and it may not stop there. The cost of insuring $10 million of Belgian sovereign debt through credit default swaps leapt Friday to a new record of $163,000 a year. While this is far below the $605,000 charged to insure Irish debt, the cost has been steadily rising since late summer. Yields on 10-year Belgian bond have risen to 3.68%, more than a full percentage point over Bunds.
This is worrying. Belgium isn't normally considered among the vulnerable euro-zone countries. Any sustained pressure on Belgian bonds or CDS would be a sign that the market is starting to bet on a break-up of the euro.

Le debolezze del Belgio (oltre al debito le tensioni politiche legate alla divisione tra fiamminghi e valloni) non sembrano tali però da giustificare questo aumento di attenzione, specialmente visto che dal 1993 al 2007 il Belgio aveva ridotto il debito pubblico dal 134% del GDP all'84% e che attualmente la crescita economica sembra essere robusta, accompagnata da un avanzo del conto delle partite correnti. Osserva giustamente Barley:

But precisely because Belgium has good fundamental strengths on its side, its stature in the market bears close monitoring. If euro-zone leaders were in any doubt they risk losing control of the situation, Belgian bonds and CDS should remind them. 

Sul debito del Belgio e sulla sua sostenibilità potete leggere anche questa analisi pubblicata sul Wall Street Journal di oggi.
Nel frattempo, per allentare la tensione, pur restando tutto sommato in tema, vi consiglio l'eccezionale incontro di calcio Germania-Grecia ancora una volta cortesia dei Monty Phyton...Vi faccio notare che l'arbitro è il Sig. Confucius...A buon intenditore...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno.

Vorrei gentilmente sapere se la strategia TOP2, che Lei descrive su questo Blog, investe il 100% del capitale nei primi due asset, oppure sempre e solo un sesto del capitale per ogni asset (quindi un terzo del capitale visto che gli asset sono due)?

Spero la domanda sia chiara.

Stefano Marmi ha detto...

La top 2 investe solo nei primi due asset, dividendo il capitale disponibile a metà tra di essi. La top 3 solo nei primi tre asset, dividendo il capitale in parti uguali.

Anonimo ha detto...

La ringrazio della risposta.

Le chiedevo questo per sapere se sarebbe in qualche modo migliorativo seguire la strategia suggerita da Mebane Faber investendo, invece della percentuale riservata ad ogni asset (ad esempio il 20%), il totale del capitale a disposizione suddividendolo in parti uguali fra gli asset "positivi" (quelli cioè con la chiusura > media mobile a 10 mesi).
E, naturalmente, ribilanciando il tutto ogni mese.

Sarebbe fattibile?