mercoledì 14 dicembre 2011

Povero euro!

I (timidi, vedi sotto...) lettori di Alfa o Beta? si sono pronunciati: l'euro ha poche chances di uscire dalla crisi integro. Ecco i risultati del sondaggio: L'euro sopravviverà alla crisi?

  5 (23%)
Sì, ma la Grecia lascerà l'eurozona
  4 (19%)
Sì, ma due o più paesi deboli saranno costretti ad abbandonarlo
  5 (23%)
No, la Germania lascerà l'eurozona
  1 (4%)
No
  6 (28%)

Peccato che le risposte siano state così poco numerose...Solo 21 risposte su 540 visite nelle due settimane in cui è stato possibile rispondere. In un sondaggio condotto su commissione del Wall Street Journal tra Ottobre e Novembre i risultati sono stati più incoraggianti.


Mi chiedo tuttavia se le percentuali non siano in aumento particolarmente dopo l'esito poco convincente della riunione dei capi di governo di venerdì scorso. Ecco come Martin Wolf commenta l'esito sul Financial Times di oggi:



A disastrous failure at the summit


Whom the gods wish to destroy they first make mad. That was my reaction to the outcome of last week’s meeting of the European Union’s Council. Many focused their attention, understandably, on the decision by David Cameron, UK prime minister, to veto a new treaty. But the UK’s behaviour took attention away from the failure of the eurozone’s leaders to devise a credible remedy for the ills of the currency union. They propose, instead, to tighten the screws on fiscal deviants. It may feel good. But it will not work.

Martin Wolf non usa molti mezzi termini e definisce l'unione disegnata da Merkel e Sarkozy una unione fondata sull'instabilità e sulla stagnazione, anzichè l'auspicata stabilità e crescita. Paragona poi la richiesta che i PIIGS e gli altri membri dell'eurozona votino emendamenti costituzionali che prescrivano il limite dello 0,5% per il deficit strutturale annuale come la richiesta che i tacchini votino a favore del Natale e la definisce una mostruosità economica. L'osservazione di base è sempre la stessa: come ben spiega Wikipedia l'equazione di raccordo tra bilancia dei pagamenti e contabilità nazionale impone che in ogni istante valga la seguente identità contabile

PIL = C + I + G + (X-M)

dove PIL è il prodotto interno lordo, C sono i consumi, I gli investimenti del settore privato, G la spesa pubblica e (X-M) è la differenza tra esportazioni e importazioni. Se si impone a C e a G di diminuire (mediante la politica di austerità da tutti auspicata) occorre che il deficiti della bilancia commerciale diminuisca e/o gli investimenti aumentino solo per compensare e impedire una recessione. Uno scenario che sembra davvero poco plausibile per Portogallo, Spagna, Italia e soprattutto la Grecia, specialmente con un euro così forte...

1 commento:

Antonio ha detto...

In un vecchio post di molti mesi fa avevo scherzato (poco) su un giochino web che la BCE aveva pubblicato, che insegnava come si faceva il banchiere centrale usando solo la leva del tasso d'interesse. E commentavo come la sintesi fosse 'meglio non crescere, o comunque crescere poco, piuttosto che rischiare l'inflazione' e che questo approccio fosse perdente rispetto ai BRIC e non solo (ergo 'siamo fottuti'). L'impostazione mentale/culturale piccoloborghesemitteleuropeo su cui si basa l'Oiro era già da tempo chiara, le posizioni della Frau Ankela ne sono solo una conferma. L'unica speranza è di avere tempo sufficiente a mandare in recessione la Germania prima di andare a gambe all'aria, forse così qualcuno si 'illuminerà' e cambierà registro. (PS che la Grecia e qualcun altro non possa più stare nell'Euro - non ci dovevano mai stare, forse - è chiaro da tempo, stando comunque nella UE. Anche se l'uscita creerà molti problemi a banche e imprese ... tedesche e francesi - ed è per quello che si traccheggia da anni.)