domenica 4 settembre 2011

La grande contrazione. Aggiornamento al 2 settembre 2011


Sembrava una settimana destinata a chiudersi positivamente per quasi tutti gli asset rischiosi, premiati da un mercato più ottimista e dalla convizione che tra qualche settimana la Fed avrebbe prodotto una qualche forma di quantitative easing. Poi venerdì i dati sull'occupazione americana sono stati molto peggiori del previsto e l'ottimismo è scivolato via.
In un commento ai mercati dal titolo eloquente Struggling with a great contractionpubblicato martedì scorso sul Financial Times, Martin Wolf sottolinea giustamente come la crisi del 2008 non sia ancora finita e le economie di molti paesi sviluppati non abbiano ancora visto segni di ripresa sufficienti per portare l'output ai livelli pre-recessione.

Secondo Wolf the market turmoil of August been telling us? The answer, I suggest, is three big things: first, the debt-encumbered economies of the high-income countries remain extremely fragile; second, investors have next to no confidence in the ability of policymakers to resolve the difficulties; and, third, in a time of high anxiety, investors prefer what are seen as the least risky assets, namely, the bonds of the most highly rated governments, regardless of their defects, together with gold. Those who fear deflation buy bonds; those who fear inflation buy gold; those who cannot decide buy both. But few investors or corporate managers wish to take on any longer-term investment risks. (...)
Many ask whether high-income countries are at risk of a “double dip” recession. My answer is: no, because the first one did not end. The question is, rather, how much deeper and longer this recession or “contraction” might become. The point is that, by the second quarter of 2011, none of the six largest high-income economies had surpassed output levels reached before the crisis hit, in 2008 (see chart). The US and Germany are close to their starting points, with France a little way behind. The UK, Italy and Japan are languishing far behind.
Wolf punta il dito, secondo me correttamente, sull'influenza negativa che le incertezze dello scenario politico, in Europa così come negli USA, stanno esercitando sul quadro macroeconomico:

Now consider, against this background of continuing fragility, how people view the political scene. In neither the US nor the eurozone, does the politician supposedly in charge – Barack Obama, the US president, and Angela Merkel, Germany’s chancellor – appear to be much more than a bystander of unfolding events, as my colleague, Philip Stephens, recently noted. Both are – and, to a degree, operate as – outsiders. Mr Obama wishes to be president of a country that does not exist. In his fantasy US, politicians bury differences in bipartisan harmony. In fact, he faces an opposition that would prefer their country to fail than their president to succeed. Ms Merkel, similarly, seeks a non-existent middle way between the German desire for its partners to abide by its disciplines and their inability to do any such thing. The realisation that neither the US nor the eurozone can create conditions for a speedy restoration of growth – indeed the paralysing disagreements over what those conditions might be – is scary.
This leads us to the third big point: the dire consequences of soaring risk aversion, against the background of such economic fragility. In the long journey to becoming ever more like Japan, the yields on 10-year US and German government bonds are now down to where Japan’s had fallen in October 1997, at close to 2 per cent (see chart). Does deflation lie ahead in these countries, too? One big recession could surely bring about just that. That seems to me to be a more plausible danger than the hyperinflation that those fixated on fiscal deficits and central bank balance sheet find so terrifying.
A shock caused by a huge fight over fiscal policy – the debate over the terms on which to raise the debt ceiling – has caused a run into, not out of, US government bonds. This is not surprising for two reasons: first, these are always the first port in a storm; second, the result will be a sharp tightening of fiscal policy. Investors guess that the outcome will be a still weaker economy, given the enfeebled state of the private sector. Again, in a still weaker eurozone, investors have run into the safe haven of German government bonds.


La curva dei tassi di interesse nell'eurozona mostra chiari segni di inversione, un indicatore di recessione, così come quella dei tassi americani, anche se la tendenza è molto meno marcata. 

L'Italia è percepita come un anello particolarmente debita della catena di trasmissione del debito globale, e anche in questo caso la scena patetica di manovre montate e smontate dalla sera alla mattina in un tentativo vano e patetico di addolcire la pillola sta considerevolmente deteriorando le possibilità di riuscita. Venerdì lo spread tra i BTP e il Bund è nuovamente salito fino a oltre 325 p.b. e il debito pubblico spagnolo si finanzia ora a tassi inferiori di quello nostrano (per la precisione al 5.14% contro il 5.29%).

Il movimento più cospicuo della settimana appena conclusa, che ha influenzato tutti gli asset della tabella, ha visto un notevole indebolimento dell'euro rispetto al dollaro, che ha premiato gli asset più rischiosi denominati in dollari U.S.A.. Oltre al cambio euro/dollaro hanno chiuso in negativo solo le obbligazioni trentennali dell'eurozona. Il sell-off dei mercati azionari di venerdì scorso non è stato sufficiente per penalizzare gli indici su base settimanale.

Asset rendimento settimanale rendimento dal 31.12.2010
Euro Government Bond 30yr -1,49% 2,92%
Eur/USD -2,02% 6,44%
Ftse EPRA/NAREIT Global 6,61% -3,54%
CRB 2,92% -4,57%
S&P500 1,82% -12,30%
EuroStoxx 2,03% -19,35%

Nella classifica degli asset l'indice immobiliare scavalca il cambio euro/dollaro occupando la seconda posizione. Mentiene però la tendenza di medio periodo negativa, così per la prima volta dal 2009 abbiamo un solo asset con tendenza di medio periodo positiva: le obbligazioni trentennali dell'eurozona. La  strategia top2 suddividere il capitale in parti uguali tra l'indice Euro Government Bond 30yr e la liquidità. La top3 suddivide il capitale in tre parti eguali: per 1/3 investe nell'indice Euro Government Bond 30yr mentre 2/3 del capitale sono mantenuti in liquidità.Alfa o Beta assume così un profilo molto prudente, con la metà o più del capitale parcheggiata in liquidità e il resto investito in obbligazioni. Se tra gli asset seguiti ci fosse anche l'oro certamente la top2 suddividerebbe il capitale tra obbligazioni e oro. Vedremo nelle prossime settimane se i metalli preziosi e i prodotti agricoli continueranno la loro ascesa con una forza sufficiente per trascinare al rialzo l'indice CRB, che da segni di ripresa (con la tendenza di breve periodo che da questa settimana è nuovamente positiva).

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2011 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella (se hanno la tendendza di medio periodo positiva, in liquidità altrimenti) è pari al -13.7%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento è stato del  -6.6%. Questa settimana la top2 ha perso l'1.8% e la top3 l'1.3%.

Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4% e nel 2010 il 22.4% e il 18.2%.

La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva ha gli stessi asset in portafoglio della top2 e ha dunque segnato anch'essa un calo dell'1.8%. Nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 22.8%, con un massimo drawdown inferiore al 7%. La volatilità è ben inferiore al 10%.  Il rendimento dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al -3.7%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle tre strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.



La tabella qui sotto riassume il profilo rischio/rendimento delle tre strategie negli ultimi 32 mesi:


strategia rendimento annuo composto  dall'1.1.2009 volatilità massimo drawdown dall'1.1.2009 indice di Sharpe indice CALMAR (rendimento/drawdown)
top2 6,70% 12,33% 16,31% 0,4422 0,4109
top3 4,63% 11,88% 15,09% 0,2848 0,3072
medio termine positivo 7,26% 10,33% 6,88% 0,5818 1,0561

E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 2 settembre 2011.


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