La settimana è iniziata con la debolezza legata alle incertezze relative al salvataggio della Grecia e si è conclusa con la debolezza innescata dai dubbi sul sistema bancario, in primo luogo sulle banche italiane. Ieri il Sole 24 Ore dando spazio alle solite voci di hedge funds rapaci che speculano al ribasso titolava: "La speculazione attacca le banche" con commenti del tipo "I fili della speculazione", "Vendite ingiustificate" e "Si paga il rischio paese". Per carità che non si dica che qualche problemuccio forse il sistema potrebbe averlo, che la situazione del nostro paese si è confusa in modo sostanziale nelle ultime settimane con prospettive poco entusiasmanti sia per la crescita sia per il contenimento della spesa pubblica. Intanto i mercati prendono le distanze, lo spread BTp-Bund è raddoppiato ad oltre 200 punti base in appena due mesi (era circa pari a 120 punti base all'inizio di aprile).
Relativamente alla Grecia l'Economist suggerisce una via d'uscita alternativa al default e alla politica europea attuale di guadagnare tempo ad ogni costo (e di costi prima o poi si dovrà rendere conto quando nei vari paesi gli elettori chiederanno spiegazioni sui 1000-1500 euro a testa che il sostegno alla Grecia sta costando nei paesi dell'eurozona):
There is an alternative, for which this newspaper has long argued: an orderly restructuring of Greece’s debts, halving their value to around 80% of GDP. It would hardly be a shock to the markets, which have long expected a default (an important difference from Lehman). The banks that still hold a big chunk of the bonds are in better shape to absorb losses today than they were last year. Even if Greece’s debts were cut in half, the net loss would still represent an absorbable proportion of most European banks’ capital.
An orderly restructuring would be risky. Doing it now would crystallise losses for banks and taxpayers across Europe. Nor would it, by itself, right Greece. The country’s economy is in deep recession and it is running a primary budget deficit (ie, before interest payments). Even if Greece restructures its debt and embraces the reforms demanded by the EU and IMF, it will need outside support for some years. That is bound to bring more fiscal-policy control from Brussels, turning the euro zone into a more politically integrated club. Even if that need not mean a superstate with its own finance ministry, the EU’s leaders have not started to explain the likely ramifications of all this to voters. But at least Greece and the markets would have a plan with a chance of working.
No matter what fictions they concoct this week, the euro zone’s leaders will sooner or later face a choice between three options: massive transfers to Greece that would infuriate other Europeans; a disorderly default that destabilises markets and threatens the European project; or an orderly debt restructuring. This last option would entail a long period of external support for Greece, greater political union and a debate about the institutions Europe would then need. But it is the best way out for Greece and the euro. That option will not be available for much longer. Europe’s leaders must grab it while they can.
In questo quadro complessivo (e ci sarebbe parecchio da dire anche su quanto sta accadendo al di là dell'Atlantico) non c'è da stupirtsi troppo se la debolezza regna sugli asset seguiti settimanalmente da Alfa o Beta?
Relativamente alla Grecia l'Economist suggerisce una via d'uscita alternativa al default e alla politica europea attuale di guadagnare tempo ad ogni costo (e di costi prima o poi si dovrà rendere conto quando nei vari paesi gli elettori chiederanno spiegazioni sui 1000-1500 euro a testa che il sostegno alla Grecia sta costando nei paesi dell'eurozona):
There is an alternative, for which this newspaper has long argued: an orderly restructuring of Greece’s debts, halving their value to around 80% of GDP. It would hardly be a shock to the markets, which have long expected a default (an important difference from Lehman). The banks that still hold a big chunk of the bonds are in better shape to absorb losses today than they were last year. Even if Greece’s debts were cut in half, the net loss would still represent an absorbable proportion of most European banks’ capital.
An orderly restructuring would be risky. Doing it now would crystallise losses for banks and taxpayers across Europe. Nor would it, by itself, right Greece. The country’s economy is in deep recession and it is running a primary budget deficit (ie, before interest payments). Even if Greece restructures its debt and embraces the reforms demanded by the EU and IMF, it will need outside support for some years. That is bound to bring more fiscal-policy control from Brussels, turning the euro zone into a more politically integrated club. Even if that need not mean a superstate with its own finance ministry, the EU’s leaders have not started to explain the likely ramifications of all this to voters. But at least Greece and the markets would have a plan with a chance of working.
No matter what fictions they concoct this week, the euro zone’s leaders will sooner or later face a choice between three options: massive transfers to Greece that would infuriate other Europeans; a disorderly default that destabilises markets and threatens the European project; or an orderly debt restructuring. This last option would entail a long period of external support for Greece, greater political union and a debate about the institutions Europe would then need. But it is the best way out for Greece and the euro. That option will not be available for much longer. Europe’s leaders must grab it while they can.
In questo quadro complessivo (e ci sarebbe parecchio da dire anche su quanto sta accadendo al di là dell'Atlantico) non c'è da stupirtsi troppo se la debolezza regna sugli asset seguiti settimanalmente da Alfa o Beta?
Questa settimana la maglia nera spetta all'indice Eurostoxx che ha chiuso con un -1.7%. Negativi anche il cambio euro/dollaro (-0.8%) e l'indice di materie prime CRB in euro (-0.8% ), pressochè invariati l'indice immobiliare globale in euro e le obbligazioni europee trentennali. In leggero progresso lo Standard and Poors 500 in euro (+0.6%).
La strategia top2 perde lo 0.4% e la top3 perde lo 0.6%: il drawdown della strategia top2 dal massimo di quindici settimane fa è pari al 12.8%; il drawdown della top3 dal massimo del 7 gennaio 2011 è pari al 7.6%.
La strategia top2 perde lo 0.4% e la top3 perde lo 0.6%: il drawdown della strategia top2 dal massimo di quindici settimane fa è pari al 12.8%; il drawdown della top3 dal massimo del 7 gennaio 2011 è pari al 7.6%.
Le strategie top2 e top3 con copertura del rischio di cambio effettuata da quando il 14 gennaio 2011 la tendenza di medio periodo dell'euro è diventata positiva avrebbero reso rispettivamente il -1.9% e +0.4%.
Questa settimana l'ordine in classifica degli asset vede l'indice S&P500 sorpassare l'indice CRB e occupare la terza posizione, dietro all'indice FTSE EPRA-NAREIT Global. L'indice EuroStoxx occupa ora l'ultima posizione, sorpassato dalle obbligazioni trentennali dell'eurozona.
La strategia top 2 suddivide quindi il capitale equipesando l'indice FTSE EPRA-NAREIT Global e il cambio euro/dollaro mentre la top 3 aggiunge al paniere anche l'indice S&P500 . Chi volesse utilizzare le due strategie con la copertura del rischio di cambio utilizzando una leva 3x per il cambio può costruire un portafoglio in questo modo:
La strategia top 2 suddivide quindi il capitale equipesando l'indice FTSE EPRA-NAREIT Global e il cambio euro/dollaro mentre la top 3 aggiunge al paniere anche l'indice S&P500 . Chi volesse utilizzare le due strategie con la copertura del rischio di cambio utilizzando una leva 3x per il cambio può costruire un portafoglio in questo modo:
top2: 37.5% FTSE EPRA-NAREIT, 37,5% S&P500, 25% copertura cambio
top3: 25% S&P500, 25% CRB, 25% FTSE EPRA-NAREIT, 25% copertura cambio
La fase presente di debolezza dei mercati è resa evidente dal fatto che tutti gli asset hanno la tendenza a breve termine negativa con la sola eccezione delle obbligazioni dell'area euro a scadenza trentennale. Rimane positiva la tendenza di medio periodo per il cambio euro/dollaro, l'indice CRB, l'indice FTSE EPRA/NAREIT Global (immobili) e l'indice S&P500. Per l'indice CRB e per l'indice S&P500 sarà sufficiente un calo frazionario per passare a una tendenza di medio periodo negativa.
In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.
In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.
Dall'inizio del 2011 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al -10.9%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento è stato del -5.4%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4% e nel 2010 il 22.4% e il 18.2%.
Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.
Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 8.6%, con una volatilità del 12.1%, un massimo drawdown del 12.8% e un indice di Sharpe di circa 0.7.
Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 5.5%, con una volatilità dell'11.8%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe pari a circa 0.4.
La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%. Nel 2010 ha coinciso con la top2 con l'eccezione di due sole settimane (questa e questa): la performance complessiva per il 2010 è stata leggermente peggiore della top2, con un +18.6%.
La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta
ha chiuso la settimana con una perdita dello 0.5% allontanandosi così dal massimo raggiunto otto settimane fa: il il drawdown è ora pari al 3.7%. La strategia ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10% mentre dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 30.4% con un massimo drawdown del 14.8%. Il rendimento dal primo gennaio 2011 è stato leggermente negativo -1.3%. Il portafoglio top2 ha reso il 22.9% dall'1 gennaio 2009 a oggi, con un massimo drawdown del 12.8%: l'ultimo massimo è stato raggiunto il 7 marzo scorso e da allora il drawdown è proprio pari al 12.8%. Il rendimento del portafoglio top2 dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al -10.9%.
La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva (una versione più aggressiva della strategia di Faber che invece ripartisce il capitale tra liquidità e gli asset con tendenza di medio periodo positivo) ha chiuso questa settimana con un -0.3%. Nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 22.8%, con un massimo drawdown inferiore al 7%. La volatilità è ben inferiore al 10%. Il rendimento dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al -1.9%.
E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.
Ecco l'aggiornamento al 24 giugno 2011.
Ecco l'aggiornamento al 24 giugno 2011.