John Mauldin torna a casa dopo una vacanza a 30 km da casa mia e scrive una lettera particolarmente ispirata (anche se pessimista) centrata sul rischio che gli U.S.A. cadano nuovamente in recessione tra 6-12 mesi: ve ne raccomando la lettura. Con i tassi di interesse a breve termine inchiodati allo 0.25% la curva dei rendimenti non ha possibilità di invertirsi, rendendo inutile questo indicatore di "rischio recessione" spesso utilizzato dai practioneers. Mauldin ne illustra altri che sostengono la sua tesi, che per di più si fonda sulla costante diminuzione dei crediti concessi dalle banche (come da grafico) e sull'anticipazione delle conseguenze dell'aumento delle tasse previsto per il 2011 a causa della fine di alcune agevolazioni fiscali per i redditi medio-alti, retaggio dell'amministrazione Bush. Insieme alla recessione l'aspettativa è che gli U.S.A. possano nuovamente rischiare di scivolare in deflazione, costringendo la Fed a riprendere il quantitative easing.
Se volete tenere sotto controllo la situazione, oltre che ai dati pubblicati mensilmente in Europa e negli USA sulla produzione industriale, gli indici di fiducia degli imprenditori, l'occupazione, ecc. ecc. potete anche divertirvi a seguire l'R-word index dell'Economist che ha correttamente anticipato la recessione del 2008-2009. La cosa è stata presa sul serio anche da qualche economista, approfondendo la metodologia e fornendo una validazione (parziale) del metodo.
Non ho modo di accedere all'indice dell'Economist in tempo reale, così ho pensato di utilizzare un surrogato accessibile a chiunque. Basta guardare su Google Trends con quale frequenza viene cercata la parola recessione negli USA. E' interessante anche il confronto tra la frequenza delle ricerche di recession (in blu) e unemployment (in rosso). Trovate prima i due grafici relativi agli USA poi il confronto recession/unemployment per il Regno Unito.
La buona notizia è che apparentemente la discesa di recession continua indisturbata anche nelle ultime settimane. La cattiva notizia è invece la persistenza delle ricerche relative a unemployment, che nel Regno Unito sembrano addirittura aumentare considerevolmente nelle ultime settimane.
Ho infine dato un'occhiata all'indice Baltic Dry, dopo lo svegliarino di Bespoke su Seekingalpha:
sono ormai 21 i giorni consecutivi di discesa, non proprio un segnale incoraggiante per l'economia globale. Speriamo bene, ma è bene viaggiare con le cinture di sicurezza allacciate! A buon intenditor...
domenica 27 giugno 2010
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