domenica 31 ottobre 2010

Aggiornamento al 29 ottobre 2010

Nella settimana appena trascorsa il dollaro ha messo a segno un ulteriore piccolo recupero rispetto all'euro (+0.3%) ma sia il dollaro che l'euro si sono dovuti inchinare al cospetto dell'oro che ha guadagnato oltre il 2%.

Le obbligazioni governative dell'area euro con scadenze trentennali che hanno perso lo 0.6% anche se chi avesse investito utilizzando l'etf IBGL di Ishares questa settimana si può consolare con il dividendo staccato il 27 ottobre (circa l'1.5%): nel 2010 i dividendi distribuiti ammontano a oltre il 5% che si somma a una rivalutazione del prezzo di circa il 7%. Combinando queste due variazioni la strategia top 2 ha preseguito la correzione dal massimo di due settimane fa perdendo lo 0.4%. La debolezza delle obbligazioni governative ha comportato uno scivolamento di due posizioni nella tabella di forza relativa che pubblichiamo settimanalmente: il secondo posto ora spetta alle materia prime (+1.4% in euro) mentre al terzo posto rimane l'indice immobiliare che tuttavia in settimana ha perso lo 0.8% (in euro). Pressochè invariato l'indice azionario U.S.A. che guadagna lo 0.3% in euro grazie alla rivalutazione del dollaro. Debole invece l'indice Eurostoxx (-0.8%) forse trascinato al ribasso dalle banche (con le cattive notizie giunte della Grecia in settimana) e dalla triste notizia della morte del Polpo Paul.
In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF.
Per chi fosse interessato al mercato dei cambi e avesse intenzione di investirci  riproduco qui sotto un articolo sull'argomento tratto dal Sole 24 Ore Plus di sabato 23 ottobre: dà alcune indicazioni pratiche sui broker internet e sui costi di transazione.

Dall'inizio del 2010 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio ribilanciato settimanalmente e investito nei primi 2 asset (top2) della tabella è stato di circa il 16%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento scende al 11.4%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%. 

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.
Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 15.3%, con una volatilità del 12.5%, un massimo drawdown del 7.6% e un indice di Sharpe intorno a 1.2. 
Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è del 7.2%, con una volatilità del 12.3%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe intorno a 0.5



La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%.

La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta ha reso nel 2010 il 9.0% con una volatilità del 10.4%. La stessa strategia dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 27.9% (contro il 28.9% del portafoglio top2) con un massimo drawdown del 14.8%.

E' bene ricordare che i rendimenti calcolati  non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 29 ottobre 2010.



venerdì 29 ottobre 2010

OT: La luna è piena d'acqua...e tutti si chiedono di chi è. Preparatevi al lancio dell'etf MOON

Forse vi ricorderete che l'anno scorso la NASA spedì una sonda spaziale a schiantarsi in prossimità del polo nord lunare. Lo scopo era di osservare con tutti gli strumenti a disposizione, compresi quelli a bordo di altre sonde spaziali in orbita lunare, la nube di polvere che si sarebbe sollevata, per scoprire se ... ci fosse acqua nascosta nel sottosuolo lunare nella forma di ghiaccio (fa freddino da quelle parti...). Ebbene l'analisi dati è terminata e ...sì, c'è acqua sulla Luna! Pure abbondante. Si scatenano così le fantasie che sembravano essersi assopite con la fine del programma Apollo quasi 40 anni fa e siccome la natura dell'uomo è quella di fare scoperte ma anche di arricchirsi...in molti si chiedono: chi possiede la Luna?
Ne parlano gli ospiti in questo video del Wall Street Journal



Chissà se nel portafoglio dei miei figli troverà spazio un ETF che investe in Lunar Real Estate...Pensate ai benefici per la diversificazione! Ho controllato...per ora il ticker MOON è disponibile...che ne pensate, lo rimarrà ancora a lungo? Niente male come idea, vero?

Basilea 3 vista da New York e da Berna

Il CEO di Citigroup discute le conseguenze di Basilea 3:




mentre in questo articolo sul Wall Street Journal
Patrick Raaflaub, presidente dell'autorità svizzera di controllo dei mercati finanziari, illustra la regolamentazione adottata nel paese elvetico per evitare il rischio di fallimento di una grande banca (il TBTF, Too Big To Fail), con requisiti di capitale molto più stringenti di Basilea 3. Secondo Raaflaub nell'affrontare il problema

The approach must be two-fold: Regulators must make the failure of these institutions much less likely, but if the unthinkable still happens, they must make it possible to wind them up in an orderly fashion and continue their critical functions without the global markets seizing up.
Last week, an expert commission tasked by the Swiss government published its plan for how to mitigate the problem for my own country's systemically relevant banks. The commission comprised of members of Switzerland's large banks, industry, regulators, the central bank, and academia, and its conclusions were unanimous. The plan, which we could call Bern I in deference to the naming conventions of global standard setters, consists of capital and liquidity regimes going beyond the new Basel III standards. The plan also calls for a reduction of inter-bank risk concentrations, and organizational measures to ensure the continuation of systemically critical functions in a crisis. The commission returned a clear "no" on the questions of bank levies, external resolution funds, bonus taxes, prohibitions on business lines, or splitting up the banks.
The tougher capital and liquidity regimes are clearly calibrated. Switzerland's liquidity regime, which contains tougher assumptions than those currently being discussed by the Basel Committee, has been in place since June. New risk-concentration limits will be adopted along with the first stage of the Basel capital reforms on Jan. 1. While the plan would not work if parts of the package were to be picked apart, its cornerstone is the application of higher capital standards for systemically relevant banks.
So in what way does Bern I go further than Basel III? The large Swiss banks will be required to hold 10% of their risk-weighted assets in the form of common equity, compared to the Basel III target of 7%. On top of that they will need a further 9% of risk-weighted assets in other forms of capital, which must always be available to absorb losses, or in the worst case contribute to the resolution of the bank. This reserve pool of capital could be seen partially as a resolution fund for the wind-up of the bank, but would be held inside rather than outside the system. If combined with steps towards a credible international resolution regime, we would be approaching the holy grail for all regulators: making an orderly market exit possible even for the largest globally active banks.
Basel III goes a long way to reducing the fragility of the banking system as a whole by demanding better-quality capital, and by weighting trading risks much more strongly. But for institutions that can endanger the entire global financial system, better-quality capital alone will not suffice.

Secondo Raaflaub Basilea 3 è stata troppo gentile con le banche, un opinione che condivido, e conclude il suo articolo con tre suggerimenti su come migliorare la regolamentazione internazionale delle banche:


We have three suggestions: insist that the Basel Committee keeps its resolve to introduce a tough new global liquidity standard by 2015; demand that all supervisors of globally system-relevant banks have a credible resolution regime explicitly permitting the reciprocal recognition of decisions made in overseas regimes; and make 10% of risk-weighted assets the minimum acceptable level of common equity for the juggernauts on the global financial highway Those are concrete and responsible ways to make another pile-up less likely.

giovedì 28 ottobre 2010

Un portafoglio aggressivo per pensionati, secondo gli analisti di Morningstar. Una bocciatura senza appello?

Concludo con questo post l'analisi dei portafogli di ETF consigliati da Christine Benz di Morningstar per pensionati con diversi profili di rischio. Qui potete trovare l'analisi di un portafoglio conservativo, qui quella di un portafoglio moderato, mentre oggi ci occupiamo del portafoglio corrispondente a un profilo di rischio aggressivo, descritto qui e raccomandato dagli analisti di Morningstar a investitori con un orizzonte temporale superiore ai 20 anni. Questo portefoglio investe al 50% in azioni, attribuendo alla (auspicata) crescita di capitale un peso altrettanto importante di quello della sua stabilità e della difesa.

Ecco l'asset allocation consigliata da Morningstar:

Gli asset azionari pesano al 50% e si sommano a un 19% di obbligazioni governative inflation-linked, 4% di liquidità, 9% di obbligazioni a breve termine e il rimanente 18% investito in obbligazioni corporate e municipali.

Utilizzando l'asset allocation backtester di assetplay.net il migliore clone del portafoglio che mi è riuscito di costruire con gli asset a disposizione è costruito come vedete in figura


Ed ecco come se l'è cavata nel periodo 1972-2008 (in dollari U.S.A.): un rendimento annualizzato del 9.4% con una deviazione standard del 10% e un massimo drawdown (su dati annuali) intorno al 19%.


In  questo caso i risultati sono deludenti: il rendimento annualizzato supera a fatica quello del profilo moderato, mentre la volatilità e soprattutto il drawdown sono decisamente superiori. Quest'ultimo mi sembra davvero troppo alto: quasi il 20% su dati annualizzati si traduce probabilmente nel 25-30% o più su dati mensili o settimanali, difficile da sopportare per la maggior parte degli investitori). Altre formule analizzate su Alfaobeta, come l'asset allocation secondo mio cuggino e i portafogli ben diversificati discussi in questo post hanno generato rendimenti comparabili con un rischio molto inferiore (nel primo caso il drawdown è poco più di due terzi di quello del portafoglio analizzato oggi), oppure rendimenti decisamente superiori (quasi il 12%) con un rischio confrontabile (come nel secondo caso, date un'occhiata all'ultimo portafoglio tra quelli discussi qui).
Ricordo a tutti i lettori che  le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

mercoledì 27 ottobre 2010

Inflazione o deflazione? Questo è il dilemma! L'ultimo atto, con i rendimenti negativi delle obbligazioni indicizzate all'inflazione

La rincorsa dei rendimenti delle obbligazioni del Tesoro Usa indicizzate all'inflazione (TIPS, Treasury Inflation Protected Securities) è giunta al termine nelle ultime settimane. Da quando la Fed ha annunciato un probabile nuovo round di quantitative easing, aumentando così le aspettative di inflazione nel mercato e favorendo la caduta del dollaro, il total return dei TIPS ha finalmente superato quello delle obbligazioni governative non indicizzate di pari durata, come mostra la figura qui accanto tratta dal Wall Street Journal di un paio di giorni fa:

Inflation insurance in the form of TIPS, or Treasury Inflation Protected Securities, has returned about 10% this year, according to Barclays Capital indexes. At the same time, regular Treasurys, which thrive in times of deflation, are up nearly 9%. The performance is measured by combining price appreciation with yield payment.
In other words, you have been a winner this year whether you were betting on inflation or deflation.
One question for investors is whether Federal Reserve Chairman Ben Bernanke is about to bring this kumbaya moment to an end.
With the Fed preparing to pump more money into the financial system, the scales are starting to tip in favor of those betting on inflation. TIPS have outperformed Treasurys in the past two weeks, after lagging behind them for most of the summer.
The gap between yields on Treasurys and TIPS has widened sharply. This gap, often called the "breakeven" inflation rate, is used as a rough measure of market expectations of inflation.
Since late August—just before Mr. Bernanke's speech in Jackson Hole, Wyo., suggesting the Fed could embark on another round of quantitative easing to juice the economy—the 10-year breakeven rate has surged from 1.49% to roughly 2.10%, the highest in five months.
That suggests the Fed has already raised inflation expectations, simply by talking about the second round of quantitative easing, known in the market as QE2. The recent rally for gold and misery for the dollar also suggest inflation expectations are rising.
"We're not at a point where the market is getting particularly concerned about high inflation, it's just less concerned about deflation or even low inflation for a long period of time," said Mike Pond, Treasury and inflation-linked strategist at Barclays.
TIPS and Treasurys had benefited from hopes of another round of quantitative easing, which is expected to be announced at the Fed's policy meeting on Nov. 3.
Ten-year Treasury yields, which move in the opposite direction of price, fell this month to their lowest levels since the dark days of January 2009.
TIPS are at similarly historical levels: The Treasury Department is scheduled to sell $10 billion in new five-year TIPS on Monday, and the yield is likely to be the lowest since the government started selling them in 1997.
A low yield means demand is high for TIPS, which offer investors additional annual returns to make up for the rate of inflation. Regular Treasury bonds don't offer that protection, so they have higher yields to compensate. The gap, or breakeven, between the two yields implies what investors expect inflation to be.
On the surface, it looks like investors are making two bets at once, one on prices rising and the other on prices falling. But the Fed's influence is a driving and distorting force in both markets.


La previsione di una forte richiesta di TIPS nell'asta di lunedì si è puntualmente avverata. I bassi tassi di interesse si sono combinati con i timori di inflazione consentendo per la prima volta nella storia di questi prodotti finanziari al Tesoro U.S.A. la vendita di TIPS con un rendimento negativo. Se le aspettative di inflazione non si realizzeranno gli invetitori avranno pagato un tasso di interesse pur di poter prestare denaro al governo U.S.A.!
 Scrive il Wall Street Journal:

The Treasury sold $10 billion of five-year Treasury inflation protected securities, or TIPS, at an auction on Monday with a yield of negative 0.55%.
The big demand is a sign the Federal Reserve is gaining some traction in its efforts to kickstart the economy and nudge inflation higher. TIPS are designed to protect investors against inflation, offering a return that rises as the cost of goods increase. In times of inflation, they are more attractive than standard Treasury bonds, whose fixed income stream is worth less as other prices are rising.
"While the yield on many TIPS is negative, investors in these securities expect a positive return overall," Tony Crescenzi, portfolio manager at Pacific Investment Management Co. in Newport Beach, Calif.(...)
TIPS investors won't lose money as long as the economy avoids deflation for the next five years, because TIPS investors get extra money every year to keep up with the inflation rate. If inflation is high enough to offset the negative yield, investors will end up with a positive return.(...)
In the case of five-year TIPS, the negative yield suggests inflation expectations of about 1.70%—hardly runaway inflation, but better than deflation.
The Fed's policy-setting committee said at its most recent policy meeting that inflation was below its desired level.
Investors sought 2.84 times the amount on sale. Anything more than two times oversubscribed is considered a success. Indirect bidders—domestic and foreign institutions, including foreign central banks—took a hefty 39% of the notes. 

Secondo il New York Times

Buyers “believe we have reached the bottom of the inflation cycle and the next move is higher, not lower,” said Kevin H. Giddis, the executive managing director and president for fixed-income capital markets at Morgan Keegan & Company.
A growing aversion to risk has produced all manner of investment oddities in the last two years. At the height of the financial crisis, for example, the yield on ordinary short-term Treasury bonds turned negative for a brief time as people flocked to safe investments.
Even now, big investors are buying gold at levels unseen in decades, to protect against fluctuations in the value of currencies. Small investors are fleeing the stock market in droves, favoring bonds and even cash over equities. Companies have managed to sell bonds that do not pay off for 50 or even 100 years.
The remarkable auction occurred as stock indexes on Wall Street edged higher, buoyed by recent strong corporate earnings and a month-to-month rise in housing sales.(...)
Economists point to the fall in the dollar as a sign of budding inflationary pressures. Another is the recent sharp rise in the price of some assets, including commodities like gold.

I rendimenti bassi delle obbligazioni del Tesoro U.S.A. e dei TIPS sono anche il risultato delle aspettative di un nuovo round di quantitative easing da parte della Fed, nella sua lotta per combattere l'inflazione. Gli investitori hanno anticipato le mosse della Fed, alzando i prezzi delle obbligazioni e dunque diminuendone i tassi di interesse. Se i rendimenti negativi dei TIPS riflettono l'ansietà degli investitori per una possibile ripresa dell'inflazione, allora la Fed può dichiararsi soddisfatta. Le aspettative di inflazione tendono a materializzarsi e possono agire da scudo contro il rischio di uno scenario di deflazione prolungata.


Secondo Jens Christensen, un economista della Federal Reserve Bank di San Francisco, è possibile utilizzare i prezzi di mercato dei TIPS e delle obbligazioni governative non indicizzate per stimare la probabilità di uno scenario di deflazione prolungata negli U.S.A. Il risultato è una probabilità inferiore al 5.3%, suggerendo che le preoccupazioni della Fed di uno scenario deflattivo siano eccessive.
Non tutti però sono d'accordo con questa conclusione e sulla possibilità di utilizzare il mercato dei TIPS per questo tipo di analisi: scrive un commentatore del WSJ che

The TIPS market has long been one of the ways policymakers, economists and market participants could get a handle on the outlook for inflation. That said, the use of TIPS to tell a broader story is a complicated task.
The rap against the TIPS market goes like this: It is a relatively new market sector, and it has less liquidity than other parts of the Treasury trading world. That means price movements can be signaling something other than a shift in investors’ inflation outlook. In the market’s favor, however, is the fact that it at least represents a real money bet on something — an investor can lose cash if they predicted the pricing outlook incorrectly. In any case, Christensen argued his model compensates for these factors.
Meanwhile, there are other ways to gauge the inflation outlook. Some look to surveys of consumer expectations as a guide into what is expected of the price outlook, such as the twice monthly University of Michigan survey of consumer sentiment.
Fed officials mix and match these gauges. This inexact pursuit is important because regardless of the balance between art and science, Fed officials agree expectations about future price movements matter a lot to the level of inflation today. If the public thinks inflation will rise, then actual measures of prices will likely begin to tip upward.
Because of this, central bankers consider expectations management important. And even as officials themselves have grown more worried about price pressures ebbing to uncomfortably low levels, if not falling, they see some reason to be confident things will turn out right. Bernanke, in a speech a little over a week ago, said “indicators of longer-term inflation expectations have generally been stable in the wake of the financial crisis,” suggesting a broader confidence deflation will not take hold.

martedì 26 ottobre 2010

In memoria di Mandelbrot.

Da Edge. The Third Culture una serie di articoli dedicati alla memoria di Benoit Mandelbrot:

To remember and to honor Benoit Mandelbrot, Edge is pleased to present several pieces:
"A Theory of Roughness: A Talk with Benoit Mandelbrot", an Edge feature which previously ran on December 20, 2004
Photograph: Budapest, 2003. "Benoit's Dangerous Life": A report on the photograph by George Dyson
"The Father of Long Tails", a 2008 interview conducted in Paris by the Swiss art curator and Edge collaborator Hans Ulrich Obrist, currently the Curator of the Serpentine Gallery in London.
Photograph: With John Brockman, Cambridge, Massachusetts, December 29, 2010
BENOIT MANDELBROT, who died on October 14th, was Sterling Professor of Mathematical Sciences at Yale University and IBM Fellow Emeritus (Physics) at the IBM T.J. Watson Research Center. His books include The Fractal Geometry of Nature; Fractals and Scaling in Finance; and (with Richard L. Hudson) The (mis)Behavior of Markets.

Anche Willmott  ha una pagina dedicata a Mandelbrot, dove è possibile scaricare alcuni articoli che discutono alcune conseguenze delle sue idee in finanza. The Rough Guide, scritto per celebrare l'ottantesimo compleanno di Mandelbrot, è una leggibilissima introduzione alla vita e al contributo di Mandelbrot. Per chi non ha paura della matematica raccomando caldamente l'articolo di Bouchaud e collaboratori: The Dynamics of Financial Markets: Mandelbrot's Multifractal Cascades, and Beyond - Lisa Borland, Jean-Philippe Bouchaud, Jean-François Muzy, Gilles Zumbach .

domenica 24 ottobre 2010

Gli squilibri del commercio internazionale e dei cambi. Aggiornamento al 22 ottobre 2010

I ministri delle finanze del G-20 riuniti a  Seoul discutono sulla proposta americana di imporre un limite agli squilibri del conto delle partite correnti, una necessità resa sempre più ineludibile dalla corsa al deleveraging in atto in quasi tutti i paesi sviluppati (si veda questo post per capire meglio la relazione tra debito pubblico, privato e conto delle partite correnti) e dall'acuirsi della guerra dei cambi in atto tra paesi sviluppati e paesi emergenti. Qui accanto potete vedere i dati relativi al 2010 mentre la mappa sotto rappresenta il saldo del conto delle partite
correnti nel periodo 1980-2008 secondo i dati raccolti dal Fondo Monetario Internazionale.

Forse con la complicità del rinnovato attivismo del segretario al Tesoro U.S.A. il dollaro è finalmente riuscito ad arrestare la discesa intrapresa dall'annuncio di un nuovo round di quantitative easing da parte della Fed e nella settimana appena trascorsa ha messo a segno un piccolo recupero rispetto all'euro (+0.8%) e uno ben più sostanzioso (oltre il 3%) rispetto all'oro.  La relativa debolezza dell'euro sembra aver contagiato anche le obbligazioni governative dell'area euro con scadenze trentennali che hanno perso l'1.1%. Combinando queste due variazioni la strategia top 2 ha ritracciato dai massimi della settimana scorsa perdendo quasi l'1%.

Tutti gli altri asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta hanno registrato una variazione positiva, se valutati in euro: +1.2% le materie prime, +0.9% l'indice immobiliare, +1.4% e l'indice S&P500 e +1.3% l'indice Eurostoxx.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF.

Dall'inizio del 2010 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio ribilanciato settimanalmente e investito nei primi 2 asset (top2) della tabella è stato di circa il 16.6%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento scende al 12.1%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%. 
 
Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.
Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 15.3%, con una volatilità del 12.5%, un massimo drawdown del 7.6% e un indice di Sharpe intorno a 1.2. 
Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è del 7.2%, con una volatilità del 12.4%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe intorno a 0.5



La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%.
 
E' bene ricordare che i rendimenti calcolati  non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 22 ottobre 2010.


 

Asset valuta tendenza  pendenza  tendenza pendenza   valore



medio medio breve  breve 



periodo periodo periodo periodo
1. Eur/USD N/A POS NEU POS NEU 1.3929
2. Euro Government Bond 30yr EUR POS NEU NEG NEG 200.32
3. Ftse EPRA/NAREIT Global USD POS POS POS POS 2111.62
4. CRB USD POS NEU POS POS 297.23
5. S&P500 USD POS NEU POS POS 1183.08
6. EuroStoxx EUR POS NEU POS POS 276.60

sabato 23 ottobre 2010

140 anni di rendimenti azionari

E' sempre interessante dare un'occhiata all'andamento dei mercati azionari su scale temporali molto lunghe. Chartoftheday propone un grafico dell'indice Dow Jones dal 1900 ad oggi, al netto dell'inflazione


Alcuni spunti interessanti dal commento che accompagna il grafico:

...when adjusted for inflation, the bear market that concluded in the early 1980s was almost as severe as the one that concluded in the early 1930s. Also, the inflation-adjusted Dow is a little more than double where it was at its 1929 peak and trades 65% above its 1966 peak -- not that spectacular of a performance considering the time frames involved. 

Davvero impressionante pensare che nel marzo del 2009 l'indice era di poco superiore al picco del 1966. Con i dati relativi all'indice S&P500 messi a disposizione da Shiller sulla sua webpage si può estendere il grafico fino al 1870



L'impressione è che se si considerano anche gli ultimi 30 anni del XIX secolo la pendenza sia un po' inferiore a quella degli ultimi 110 anni, e che ci sia spazio per ulteriore mean reversion....al ribasso però. Ecco il risultato di un fit esponenziale sui dati, vi faccio notare che R^2 è molto alto (0.75). Il rendimento al netto dell'inflazione che meglio interpola i 140 anni di rendimenti è pari all'1.7%. Prima che vi facciate vincere dallo sconforto è bene sottolineare che il calcolo non tiene conto dei dividendi, il cui rendimento reale medio nei 140 anni presi in considerazione è stato del 4.5%, portando il rendimento medio delle azioni al netto dell'inflazione a un più che onorevole 6.2%. Peccato però che il dividend yield sia ormai da più di un decennio molto più basso, inferiore al 2% dal 1997 (con l'eccezione del biennio 2008-2009 in cui ha superato il 2% fino a sfiorare il 3.5% al picco della crisi). Sembra quindi poco probabile che nei prossimi 5-10 anni le azioni U.S.A. possano garantire rendimenti reali in linea con le medie storiche, un risultato in linea con quanto si ottiene dalla valutazione dell'indice tenendo conto dei profitti come discusso qui.



venerdì 22 ottobre 2010

Il necrologio di Benoit Mandelbrot...

...sull'Economist di oggi contiene almeno due errori, a mio avviso tre. Sono un po' deluso, anche se l'Economist conferma la sua classe dando evidenza alla notizia della scomparsa di Mandelbrot e non avendo paura di scrivere una formula nel settimanale. Volete sapere quali sono gli errori? E' più divertente scoprirlo da soli, potete leggerlo qui.

giovedì 21 ottobre 2010

Probabilità condizionate e i tassi di interesse in base 9

Espen Haug è un famoso quant norvegese con un senso dell'umorismo piuttosto
sviluppato e originale. Alfaobeta vi ha già segnalato la visione della fine del mondo (finanziario ma forse non solo finanziario...) del Dr. Haug, mentre qui potete leggere la sua opinione sul caso dei due traders norvegesi che hanno scoperto un pattern prevedibile in un algoritmo di trading computerizzato utilizzato da un market maker guadagnando circa 40000 sterline in circa cinque mesi. Quello che oggi vi voglio segnalare però è un suo articoletto ironico dal titolo A Scientific Coin Flip Experiment che vede a confronto un professore di economia con un "quantum professor". Quando si pensa alle applicazioni della matematica alla finanza è bene non dimenticare le conclusioni di Haug: My point is simply that all probabilities are conditional on time, second it is important to take into account the probability of asymmetric information.



Dall'eccellente http://xkcd.com: conditional risk


e soprattutto il finissimo correlation





Lo sapevate che l'aumento dei tassi di interesse da parte della banca centrale cinese di mercoledì scorso segna l'abbandono del tradizionale utilizzo delle frazioni con 9 al denominatore, armonizzandosi con il più frequente utilizzo dei quarti di punto da parte delle banche centrali di tutto il mondo?

mercoledì 20 ottobre 2010

Un portafoglio moderato per pensionati, secondo gli analisti di Morningstar

Continuo oggi l'analisi dei portafogli di ETF consigliati da Christine Benz di Morningstar per pensionati con diversi profili di rischio. Qui potete trovare l'analisi di un portafoglio conservativo, mentre oggi ci occupiamo del portafoglio corrispondente a un profilo di rischio moderato, descritto qui
e raccomandato dagli analisti di Morningstar a pensionati con un orizzonte temporale di circa 15-20 anni. In questo caso, oltre alla stabilità, un obiettivo non secondario è una crescita benchè modesta del capitale. Si gioca dunque in difesa sì, ma senza rinunciare a priori ad un po' di rischio in più. Ecco l'asset allocation consigliata da Morningstar:


Gli asset azionari pesano al 38.5% e si sommano a un 23% di obbligazioni governative inflation-linked, 6% di liquidità, 11% di obbligazioni a breve termine e il rimanente 21.5% investito in obbligazioni corporate e municipali.

Utilizzando l'asset allocation backtester di assetplay.net il migliore clone del portafoglio che mi è riuscito di costruire con gli asset a disposizione è costruito come vedete in figura

Ed ecco come se l'è cavata nel periodo 1972-2008 (in dollari U.S.A.): un rendimento annualizzato del 9% con una deviazione standard dell' 8.3% e un massimo drawdown (su dati annuali) intorno al 14%. 


Anche in questo caso sono risultati non disprezzabili ma quello che non mi convince è la correlazione troppo alta con i mercati azionari e il guadagno tutto sommato molto modesto rispetto al portafoglio conservativo che assicurava già un rendimento dell'8.6% con una volatilità e un drawdown sensibilmente inferiori. 
Molto meglio ha fatto l'asset allocation secondo mio cuggino che ha generato nello stesso periodo un rendimento annualizzato di poco superiore (9.2%) con una volatilità un po' inferiore, un drawdown pure di circa il 14% ma con una correlazione molto inferiore con i mercati azionari.

Ricordo a tutti i lettori che  le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

martedì 19 ottobre 2010

Quanto renderanno le azioni nei prossimi 10 anni?

IL New York Times si interroga su quali siano le prospettive del mercato azionario U.S.A. per il prossimo decennio. Il decennio appena trascorso è stato molto negativo, alimentando le aspettative per una mean reversion dei rendimenti azionari nei prossimi dieci anni. Ma se invece di analizzare gli ultimi dieci anni si analizzano gli ultimi venti anni le prospettive sono meno chiare:

Sam Stovall, chief investment strategist at Standard & Poor’s, points out that over 20-year periods since 1919, the average annual price gain for stocks has been 6.8 percent. And even with the market’s losses from 2000 to this year, the S.& P. 500-stock index has still appreciated 7.8 percent a year, on average, in the most recent 20-year stretch. When you factor in dividends, the market has performed even better: up around 10 percent a year, on average.
“On a 20-year basis, we’re only now getting back to the mean,” Mr. Stovall said. 

L'effetto dello straordinario mercato toro degli anni Ottanta e Novanta si fa dunque sentire e alcuni analisti osservano come il decennio negativo appena trascorso sia - questo sì - un modo di riavvicinare i rendimenti azionari alle loro medie di lungo periodo, drogate dal ventennio 1980-2000. Scrive ancora il NYTimes:

In theory, stocks could revisit their long-term historical total return of around 10 percent a year, going back to 1926. But several market strategists and historians say domestic stocks will have a hard time producing such returns in the coming years.
For example, stock performance over the past century includes the time when the United States market was evolving from an emerging player in the global economy to the world’s economic superpower. Elroy Dimson, a finance professor at the London Business School, argues that because this early period of growth can’t be replicated, investors ought to brace for more modest returns.
At the same time, some market strategists worry that using more recent averages — for instance, the nearly 11 percent annualized total returns for stocks since 1980 or the 9 percent since 1990 — is also misleading.
That’s because those returns reflect a historic drop in interest rates and inflation, both of which served as major tail winds for stocks.

Il modo probabilmente più sensato di tenere conto dell'ambiente economico nel quale si muovo le azioni è di utilizzare la valutazione del mercato attraverso il rapporto prezzo/utili cyclically adjusted promosso da Robert Shiller, cioè calcolato utilizzando gli utili reali (deflazionati) degli ultimi 10 anni e mediando su di essi: in questo post potete vedere meglio come questo metodo di valutazione funzioni e permetta delle previsioni dei rendimenti azionari di lungo periodo (10-20 anni) ragionevolmente accurate. Cosa ci aspetta dunque da qui al 2010 o al 2020? Beh niente di eccezionale:

Despite the market’s recent troubles, its P/E ratio, based on this method, currently stands at 21. That’s significantly higher than the long-term average of 16 for domestic stocks. Until that changes, stocks are likely to be in store for below-average returns, Mr. Arnott argues. In fact, since 1900, whenever P/E ratios have ranged from 16 to 24, stocks have gained about 7 percent, annualized, on a nominal basis — or 4 percent after inflation — in the following 10-year stretch. 

Robert Arnott, analista finanziario tra i più importanti negli U.S.A. e fondatore di Research Affiliates, è un po' più prudente:  he thinks that stocks are likely to produce total returns of about 6 percent a year. He comes to that figure by taking the current 2 percent dividend yield for the S.& P. 500 and adding it to the long-term earnings growth rate of around 4 percent.

Arnott non è il solo a essere prudente: la previsione dei rendimenti fatta qualche giorno fa dagli analisti di GMO, la società di asset management fondata nel 1977 dai value investors Jeremy Grantham, Richard Mayo e  Eyk Van Otterloo non è più ottimista: ecco come vedono i rendimenti annualizzati reali dei diversi asset per i prossimi 7 anni. Per il calcolo dei rendimenti reali viene utilizzato un'ipotesi di inflazione di lungo termine pari al 2.5%, che dunque va sommato ai valori riportati qui sotto se volete avere una stima dei rendimenti nominali:

azioni U.S.A. (large caps) + 1.7%
azioni internazionali (large caps) + 3.5%
azioni dei mercati emergenti + 5.1%

Se non vi sembrano prospettive troppo eccitanti, specialmente se confrontate con il rendimento storico reale di lungo periodo delle azioni U.S.A., pari a circa il 6.5%, potete consolarvi con quelle degli investitori in obbligazioni, sempre secondo gli analisti di GMO

obbligazioni governative U.S.A. -0.4%
obbligazioni internazionali         -1.3%
obbligazioni paesi emergenti     +0.7%

lunedì 18 ottobre 2010

Un portafoglio conservativo per pensionati, secondo gli analisti di Morningstar

Christine Benz è una analista di Morningstar specializzata nei problemi di asset allocation che interessano chi è già in pensione, o chi si avvicina alla pensione.
In una serie di tre articoli ha recentemente proposto dei portafogli passivi costruiti mediante ETF e corrispondenti a tre profili di rischio diversi: conservativo, moderato e aggressivo. In questo post descrive l'asset allocation conservativa da lei consigliata:


Secondo la Benz si tratta di un portafogli indicato per pensionati con un orizzonte temporale (indicativamente pari alla speranza di vita residua) intorno ai 10-15 anni. Si gioca quindi in difesa, con lo scopo primario di difendere la stabilità e il potere di acquisto.

A un 25% di asset azionari, prevalentemente negli U.S.A. com'è naturale - ma non necessario - per un investitore americano, si somma un 29% di obbligazioni governative inflation-linked, 7% di liquidità, il 13% di obbligazioni a breve termine e il rimanente 26% investito in obbligazioni corporate e municipali.

E' interessante come la liquidità sia limitata al 7%, malgrado l'obiettivo molto conservativo: ecco come giustifica questa scelta la Benz:

The Role of CashAs with the portfolios composed of traditional mutual funds, you'll notice that the portfolios I've included here have very limited cash holdings. Morningstar's Lifetime Allocation Indexes include cash only insofar as it improves the portfolio's overall risk/return characteristics, not for liquidity purposes. The amount of cash you hold will be highly dependent on your personal situation: your spending needs, whether you're receiving income from other sources, and the size of your overall portfolio. The conventional rule of thumb is that retirees should hold two to five years' worth of living expenses in cash. But with cash yields as low as they are right now, I think it makes sense to keep cash at the low end of this range and then invest any additional monies you expect to be tapping in the two- to five-year time frame in a high-quality short-term bond fund such as Vanguard Short-Term Bond.

Utilizzando l'asset allocation backtester di assetplay.net il migliore clone del portafoglio che mi è riuscito di costruire con gli asset a disposizione è costruito come vedete in figura


 Ed ecco come se l'è cavata nel periodo 1972-2008 (in dollari U.S.A.): un rendimento annualizzato dell'8.6% con una deviazione standard del 6.3% e un massimo drawdown (su dati annuali) inferiore al 9% sono risultati non disprezzabili.

Due osservazioni prima di darvi appuntamento con l'analisi dei profili moderati e aggressivo, nei prossimi giorni. 
La prima osservazione è come l'asset allocation secondo mio cuggino generi un flusso di rendimenti leggermente superiore con una deviazione standard di poco superiore anch'essa ma con una correlazione molto inferiore con i mercati azionari. Merito certamente dell'oro nel portafoglio.
La seconda osservazione è come l'enfasi sulle scadenze brevi del portafoglio conservativo, insieme alla quota rilevante investita in obbligazioni inflation-linked,  possa costituire una buona difesa anche nel caso che l'inflazione si faccia di nuovo sentire, e che le obbligazioni siano veramente alla fine del loro ciclo toro come alcuni sostengono.

Ricordo a tutti i lettori che  le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

domenica 17 ottobre 2010

Aggiornamento al 15 ottobre 2010

Continua la debolezza del dollaro che nella settimana appena trascorsa ha perso oltre il 2% rispetto all'euro e appena meno del 2% rispetto all'oro.  Gli analisti valutari fanno notare come il dollaro sia riuscito a chiudere per 28 giorni consecutivi (se si conta la chiusura di venerdì) al di sopra dei minimi del giorno precedente:

The pace and intensity of this latest Euro rally that began in early September, has been most impressive, with the currency pushing higher on a daily basis to finally break above major psychological barriers at 1.4000. However, daily studies are well overbought at this point, and the risk from here is for some form of a corrective pullback before considering a bullish resumption. The key to a reversal is now entirely contingent on the daily close in the major. Although we have seen previous daily higher lows broken to the downside on numerous occasions throughout the rally, we have yet to see a daily close below the previous daily low. The market has now put in a dramatic sequence of 27 consecutive closes higher than the previous daily low, and we would therefore need to see a close below the previous daily low (1.3955) to officially break the sequence and likely trigger the start to a legitimate corrective decline.

Tutti gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta hanno registrato una variazione positiva, anche se di diversa entità. Unica eccezione le materie prime che, valutate in euro, hanno perso lo 0.6%. Le 
obbligazioni governative a lungo termine hanno chiuso praticamente invariate (+0.01%), mentre l'indice immobiliare e l'indice S&P500, valutati in euro, hanno rispettivamente guadagnato lo 0.8% e lo 0.1%. L'indice Eurostoxx condivide con l'euro lo scettro di migliore asset della settimana avendo messo a segno un forte rialzo, pari all'1.9%.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF.

Dall'inizio del 2010 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio ribilanciato settimanalmente e investito nei primi 2 asset (top2) della tabella è stato di circa il 17.7%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento scende al 12.5%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%. 
 
Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.
Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 16.1%, con una volatilità del 12.6%, un massimo drawdown del 7.6% e un indice di Sharpe intorno a 1.2. 
Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è del 7.5%, con una volatilità del 12.4%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe intorno a 0.5


La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%.
 
E' bene ricordare che i rendimenti calcolati  non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 15 ottobre 2010.




Asset valuta tendenza  pendenza  tendenza pendenza   valore



medio medio breve  breve 



periodo periodo periodo periodo
1. Eur/USD N/A POS POS POS POS 1.4043
2. Euro Government Bond 30yr EUR POS POS POS NEU 202.56
3. Ftse EPRA/NAREIT Global USD POS POS POS NEG 2109.58
4. CRB USD POS NEU POS NEU 296.06
5. S&P500 USD POS NEU POS NEU 1176.19
6. EuroStoxx EUR POS NEG POS NEU 273.13

sabato 16 ottobre 2010

Summum ius, summa iniuria: In difesa dei traders norvegesi. Cos'è successo a Econotwist?

E' divertente prendendo l'aereo riempirsi di quotidiani...il rischio è di mettersi a leggerli e di perdere troppo tempo. E' quanto mi è capitato ieri tornando a casa da Parigi. Sul Financial Times mi ha però molto colpito la storia di Svend Egil Larsen e Peder Veiby, due day traders indipendenti norvegesi condannati dal Tribunale di Oslo per manipolazione dei mercati. Secondo il FT i due hanno scoperto indipendentemente l'uno dall'altro un pattern prevedibile in un algoritmo di trading computerizzato utilizzato da un market maker statunitense di alcuni titoli norvegesi poco liquidi, e hanno impiegato questa conoscenza a proprio vantaggio, guadagnando circa 40000 sterline in circa cinque mesi. Secondo il FT

Mr Veiby found that the bid and ask prices moved up and down in tandem after each trade, making it easy to predict the spread between them.
He also noticed that the algorithm would respond in the same way to a small trade as it did to a larger one. This allowed him to buy a large number of shares at a low price and then make several smaller trades to bid up the price before selling out at a profit.
Svend Egil Larsen, the other defendant and a full-time day-trader for the past seven years, made the same discovery separately.

La scoperta di Veiby e Larsen è certamente un tributo alle loro buone qualità di analisi:

Niels Buhl, senior partner at Arctic Lake, which builds algorithms, said he had no knowledge of the Norwegian case but that it would be possible for someone to work out what an algo was doing by looking at market data, prices and any trading patterns that the algo had produced and working back from there.
“You can measure statistically what is happening in the market and do some forecasting,” he said, but added: “It’s not always easy to guess what an algo is doing otherwise a lot of people would be doing it.”


Ecco come vede il caso il FT, io sono completamente d'accordo con il commento del quotidiano inglese:

The outcome may be legally sound but does little to serve public interest. For there is no social gain from protecting the principals behind an algorithm of such breathtaking stupidity. No one forced them to trade this way: indeed the aim of automated trading is to find and exploit patterns more efficiently than the outmoded humans who on this occasion bested it.  (...) The court also said the trades drove up volatility. This is true - but surely programmers of a robot that ratchets up prices indiscriminately whenever someone buys from it share the blame. Regulatory investigation of the sort US authorities carried out into the May "flash crash" would be useful - as would letting the market root out stupid algorithms in its own way: by bankrupting their owners.


Ero sicuro di trovare un adeguato commento e analisi su Econotwist 
ma con sorpresa ho scoperto che il blog è stato sospeso da Wordpress! Qualcuno sa come mai? Spulciando però il blog attraverso le copie cache disponibili grazie a Google (ancora per poco però) ho trovato ampi stralci della testimonianza di Espen Haug al processo, in qualità di esperto. Sono riprodotti anche su The Swapper e potete leggerli qui. Per saperne di più sull'algoritmo che i due trader hanno ingannato vi consiglio questo post, sempre  su The Swapper. Ecco in sintesi come hanno fatto (Timber Hill è il nome del broker che utilizzava l'algoritmo):


[Trader] One trader (Timber Hill) is in the book with a 5k bid at 9.7 and a 5k ask at 10.
[Trader] You buy 5000 “XYZ” at 10 from Timber Hill (TMB).
[Trader] Then TMB moves the bid to a 9,8 and the ask to 10,10.
[Trader] You buy 100 at 10,10.
[Trader] TMB moves to 9,9/bid and 10,2/ask.
[Trader] You buy 100 at 10,20.
[Trader] TMB moves to 10/bid and 10,30/ask.
[Trader] You buy 100 at 10,30.
[Trader] TMB moves to 10,1/bid and 10,4/ask.
[Trader] You buy 100 at 10,40.
[Trader] TMB moves to 10,2/bid and 10,5/ask.
[Trader] You buy 100 at 10,5.
[Trader] TMB moves to 10,3/bid and 10,6/ask.
[Trader] Then you sell 5500 at 10,3 (even if it shows only 5000, it’s hidden and takes the rest too).
[Trader] If you can short the stock, you dump 5k at 10,30/bid, and follow the same pattern on the way down.

[Trader] P/L
[Trader] 56650-55150=1500
“You can do this over and over again because Timber Hill doesn’t have a learning curve,” the trader points out.

venerdì 15 ottobre 2010

Riusciranno i nostri eroi a salvare il mondo? Punti di vista a confronto in attesa del discorso di Bernanke

C'è grande attesa per il discorso di oggi di Bernanke: ogni parola sarà attentamente soppesata, e il dollaro, l'oro e i mercati azionari si muoveranno di conseguenza (almeno in teoria...). Ecco due letture per ingannare l'attesa:
 
  • dal Wall Street Journal di ieri un articolo significativamente intitolato For Fed, Risks of Goosing Market Are Worth It. Al momento la cosa sembra funzionare, il fois gras ha sempre i suoi estimatori, anche oltreoceano: So the Fed hopes to chase investors out of Treasurys into other, riskier securities. Like stocks. That seems plausible. Since Mr. Bernanke confirmed on Aug. 27 that the Fed was thinking about QE2, the Dow Jones Industrial Average has risen more than 10% and the yield on 10-year Treasurys has fallen. If markets thought the economy was getting better, stocks and bond yields would be up. The unusual combination is seen by the Fed as confirmation that QE2 might work as hoped. Higher stock prices, it figures, make households richer and business executives perkier. The Fed hopes they'll spend more as a result. That's not the whole story. When the Fed prints more dollars, the price of dollars falls—in euros, yen, Brazilian reais. That's not the Fed's chief objective, but it's a fact. A cheaper dollar makes U.S. exports more attractive, and helps the U.S. export more while American shoppers are spending less. Two problems: One, no one else, especially the Chinese, is volunteering to let their currency rise against the dollar. Two, a cheaper dollar tends to mean higher oil prices. Still, the models on which the Fed relies suggest a weaker dollar is a net plus for U.S. growth. (...) OK, if this is such a good idea, why so much hesitancy and controversy? Because no one is sure it'll work, and everyone knows there'll be unwelcome, unintended consequences. The first round of QE was easier: The economy was collapsing. "Additional monetary adventurism at this point has to be thought of very carefully," says the University of Chicago's Raghuram Rajan, a QE2 skeptic. Among the risks: One, the more bonds the Fed buys, the harder it'll be to sell them someday without shaking up the markets and the economy, a major worry for some at the Fed, less so for Mr. Bernanke. (...)Mr. Bernanke and QE2 skeptics have the same list of benefits and risks, but weigh them differently. He thinks the risks are worth taking to avoid what might otherwise be years of stagnation, unemployment and deflation jitters. 
  • Secondo Greg Weldonsi sta chiedendo troppo alla Fed. Tra i numerosi grafici della sua lunga analisi delle scelte di politica monetaria americana ho scelto di riprodurne uno qui, che mi è sembrato particolarmente interessante per gli investitori: 

 Ecco come vede Weldon le prospettive di obbligazioni, valute e materie prime:

we remain … bullish on Gold and Silver, along with the precious metals mining share indexes and ETFs …
… we remain … bearish on the US Dollar and the British Pound, relative to both the Japanese Yen and the Eurocurrency …
… while also remaining … bullish on a host of Asian currencies.
Further, we remain bullish on emerging Asian ‘tigers’, with focus on Malaysia, Indonesia, the Philippines, Singapore, Thailand, and Taiwan.
Also, we remain bullish on select commodities, with focus on Corn, Cotton, Sugar, Copper, and Aluminum
And, of course … we remain bullish on the US Treasury market, with focus on the ‘mid-curve’ maturities, in line with our expectation that a compression in the Yield Curve will intensify, perhaps dramatically.

La guerra delle valute, il quantitative easing e il prezzo del grano

L'Economist appena uscito dedica la copertina alla guerra delle valute, insieme a due articoli di commento che potete leggere quiqui.
Il tema dei cambi si intreccia con quello del quantitative easing promesso dalla Fed per sostenere una crescita U.S.A. che non riesce a creare occupazione.



Ma nessuno sa se lo scopo che la Fed si prefigge sia realistico:  qui    potete leggere l'opinione dell'Economist sull'argomento, mentre qui  trovate un articolo del Wall Street Journal che ancora una volta mette in guardia gli investitori sui rischi associati alle obbligazioni con lunga scadenza, se l'inflazione dovesse finalmente fare di nuovo capolino, e con essa un rialzo dei tassi. Scrive il WSJ: 

Of course, quantitative easing mightn't succeed in triggering core price inflation, at least in the short term. The impact may be simply to inflate the price of financial-sector assets and commodities, rather than driving activity in the real economy. Over time, policy makers seem to hope that asset-price inflation will boost confidence and encourage risk-taking. They ultimately have the power to generate inflation if they choose and seem willing to err on the side of doing too much rather than too little.
The policy carries huge risks. But price rises for gold and inflation-linked bonds suggest a return to inflation is starting to be baked in. Tipping the balance toward inflation should boost the allure of equities as real assets over bonds as nominal assets. And yet, so far flows into bonds have shown little sign of slowing: U.S. equity mutual funds saw $19 billion of outflows in September, while bond funds saw $32 billion of inflows, data from the Investment Company Institute show.
Long-dated U.S. Treasury investors can salivate at the prospect of the price-insensitive Fed increasing its purchases, even with yields already at rock-bottom levels. But if the central bank does succeed in juicing inflation, anybody left holding the bonds is in for a rude awakening.

Oltre ai prezzi dell'oro e ai tassi di interesse in molti tengono d'occhio i prezzi delle materie prime. Negli ultimi giorni si è assistito a un netto rialzo dei prodotti agricoli, con il future sul grano che ha guadagnato oltre il 20% in una manciata di giorni. Secondo l'Economist  i prezzi sono destinati a rimanere volatili per lungo tempo: 

China, which needs corn to fatten its vast population of pigs, is one source of support. Its assurances that home-grown supplies are adequate conflicts with evidence that it is importing large quantities of corn for the first time in 15 years. American regulators are set to raise the proportion of ethanol in fuel to 15%, which may buttress prices. The fact that prices for other crops such as soyabeans and wheat are also bubbling makes it difficult for farmers to judge which will be the most profitable crop to sow for next season, which may hamper an immediate supply response.
Price volatility could be a more permanent feature of agriculture. The concentration of farming in a few big countries means that a hungry world is dependent for its food on stable production patterns in a small number of places. Whether Russian wheat or American corn, problems in one country can send shock waves through global markets.