lunedì 28 febbraio 2011

CDS per le masse...

Dall'8 marzo prossimo il Chicago Board Options Exchange offrirà al mercato retail dei CDS, per iniziare limitandosi a soli 10 titoli azionari, con un payoff di 1000 dollari nel caso di default del sottostante prima della scadenza. I nuovi contratti si chiameranno CEBO o  Credit Event Binary Options (CEBOs). Secondo zerohedge

Since the contracts will have specific prices, they will in essence replicate the LIBOR spread on CDS (or the inverse cash bond pricing from par), and the closer a company is seen as being to bankruptcy, the higher the contract price. What this will do is to revolutionize the shorting aspect of trading, as there will be no borrowing need to express a bearish outlook on a company, and no possibility for State Street, BoNY or your favorite repo desk to pull your borrow from underneath your feet thus forcing a short squeeze. In essence, this will be a marginable equity product trading as a credit derivative. We are delighted that finally one will be able to express a bearish opinion without fears of gross market manipulation and melt up, as the CEBOs will have little or no structural relationship to what happens with the broader stock market.

Le dieci società che vedranno i CEBO per prime sono: 
  • AK Steel Holding Corporation
  • Advanced Micro Devices, Inc.
  • Arvinmeritor, Inc.
  • American Axle & Manufacturing Holdings, Inc.
  • Hovnanian Enterprises, Inc.
  • Huntsman Corporation
  • MBIA Inc.
  • The PMI Group, Inc.
  • Smithfield Foods, Inc.
  • Tenet Healthcare Corporation 

domenica 27 febbraio 2011

Aggiornamento al 25 febbraio 2011

Il rally del petrolio e  la correzione delle borse: ecco la settimana in una riga. Le borse che peraltro  in Europa hanno funzionato a singhiozzo: martedì Piazza Affari è rimasta KO, colpa del software che putroppo è diverso da quello usato a Londra, giovedì è stata la volta della City...sempre colpa del software, che putroppo è diverso da quello usato a Milano...e mercoledì per un'ora a Parigi non riuscivano a calcolare l'indice CAC40, cioè a fare una media ponderata dei prezzi, mah...La crisi libica sembra aver catalizzato quella correzione che in molti si aspettavano da mesi: l'indice S&P500 ha perso l'1.7% grazie al rimbalzo di venerdì, mentre è andata peggio alle azioni europee: l'Eurostoxx50 ha perso il 2.8% e ha chiuso nuovemente sotto quota 3000, il Nikkei ha perso il 2.9% e Milano in quattro giorni (martedì è riuscita ad aprire solo un'oretta) ha perso oltre il 3%.  Unico vincitore indsicusso della settimana: il petrolio, con il Brent che ha chiuso l'ottava a 111,53$ al barile mettendo a segno un +8,9% sulla chiusura settimanale precedente. La Libia produce solo il 2% del petrolio mondiale, ma la sua produzione è di qualità superiore e l'effetto della rivolta (sacrosanta) anti-Gheddafi si è fatto sentire subito, con i prezzi alla pompa che in Italia sono ben oltre 1,5 euro al litro e negli USA marciano decisi verso i 3,5 dollari al gallone.

Tra gli asset settimanalmente seguiti da Alfa o Beta? chiudono la settimana in rialzo l'indice CRB (+2,3% in euro) l'euro (+0,4%) e le obbligazioni governative trentennali (+0.3%) mentre la correzione si fa sentire oltre che sulle azioni (-2.2% l'indice S&P500 in euro e -2.6% l'indice Eurostoxx) anche sull'indice immobiliare globale (-2.2% in euro).

Questa settimana la strategia top2 guadagna lo 0.1%  mentre la top3  perde lo 0.8%: la strategia top2 segna così un nuovo massimo storico. Il drawdown della top3 dal massimo del 7 gennaio 2011 sale invece all'1.3%.

L'ordine in classifica degli asset questa settimana è invariato, l'aumento del prezzo del petrolio e la correzione delle borse ha rinforzato il primato dell'indice CRB sull'indice S&P500. Sono invece quasi alla pari l'indice EuroStoxx, l'indice immobiliare globale FTSE EPRA/NAREIT e il cambio euro/dollaro: di questi tre è l'euro ad avere la tendenza di breve periodo più rialzista, il che potrebbe precludere a un sorpasso ai danni degli altri due già dalla prossima settimana.
La composizione dei portafogli delle strategie top2 e top 3 rimane invariata: la prima continua a suddividere il capitale in parti uguali tra le materie prime (CRB) e le azioni U.S.A. (S&P500); la top 3 lo suddivide in tre parti uguali, aggiungendo ai due asset precedenti l'indice Eurostoxx.  L'unico asset con tendenza a medio termine negativa sono le obbligazioni governative europee a scadenza trentennale.

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2010 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al 25.0%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento scende al 19.4%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.

Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 17.2%, con una volatilità del 12.2%, un massimo drawdown del 7.6% e un indice di Sharpe circa 1.3

Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 9.7%, con una volatilità del 12.3%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe circa 0.6


La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%. Nel 2010 ha coinciso con la top2 con l'eccezione di due sole settimane (questa e questa): la performance complessiva per il 2010 è stata leggermente peggiore della top2, con un +18.6%.

La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta
ha chiuso la settimana con un -0.6%. La strategia  ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10%  mentre  dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 34.9% con un massimo drawdown del 14.8%. Nello stesso periodo il portafoglio top2 ha reso il 40.8% con un massimo drawdown del 7.6%. La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva (una versione più aggressiva della strategia di Faber che invece ripartisce il capitale
tra liquidità e gli asset con tendenza di medio periodo positivo) ha chiuso negativamente questa settimana con un  -0.8%, nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 27.2%, con un massimo drawdown inferiore al 7%.

E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 25 febbraio 2011.

sabato 26 febbraio 2011

Perchè gli islandesi hanno ragione

Questo articolo è comparso sul Wall Street Journal di mercoledì scorso: è breve ma di sostanza e lo riproduco integralmente, ancora una volta il grassetto l'ho aggiunto io.

Iceland's voters will once again get to have their say over whether they should bear the cost of the 2008 bailouts of British and Dutch depositors in Icelandic banks. And a new poll out yesterday suggests that this time, they might just approve the deal, struck in December between the governments of the three countries. A yes vote in a referendum likely to be held in early April would leave Iceland in hock to London and The Hague for as long as 35 years—and this because the British and Dutch governments decided, of their own volition, to bail out their own citizens.
The dispute dates back to the height of the financial panic. Icelandic banks, which had aggressively marketed high-yielding savings products in the EU, collapsed when the financial markets seized up that fall, leaving the deposits of more than 300,000 Dutch and British depositors in jeopardy. The decision to bailout Icesave depositors in their countries cost those governments £3.1 billion ($5 billion)—but all of that money went to their own countrymen, those who had made the choice of investing their savings in Iceland. It did nothing to stave off the near-total collapse of Iceland's banking sector or the collapse in its currency. And thanks in part to British and Dutch demands for repayment, Iceland remains, two and a half years later, shut out of global capital markets.
Last year, Icelandic voters overwhelmingly rejected an earlier deal to repay the money over 15 years. The new agreement should prove much less costly to Icelandic taxpayers than the original, with the President estimating that they could be on the hook for as little as £246 million in direct costs. But it's unclear why Iceland should bear the costs of bailing out the Dutch and British at all.
If those countries' governments felt it necessary to make their people whole, that is their affair. It's hardly surprising that the people of Iceland would prefer to put the whole business behind them, as the most recent polling suggests. But that should not be taken as vindication of the U.K.'s and Netherlands' two-and-a-half year campaign of vilification of Iceland.

venerdì 25 febbraio 2011

Aggiornamento del portafoglio Benjamin Graham

Siccome lunedì prossimo sarò in viaggio ho deciso di anticipare a questa sera il ribilanciamento del porafoglio Benjamin Graham descritto in questo post.

Secondo lo screener del Nasdaq la composizione alla data di oggi vede l'uscita dal portafoglio di ATW, HGVLY, SNY e CKH e l'ingresso di SKX, AMN e SUHJY.




Guru Stock Screener Report
Value Investor Either Interest Level
Based on our analysis of the book by Benjamin Graham
Click on any header to sort by that variable.
Symbol Company All
Interest
Strong
/Some
This
Guru's
Quant
Score
Previous
Close
Mkt Value
$(Mil)
Rel.
Strength
P/E P/E/G Proj
P/E
12
mo.
 SKX   SKECHERS USA, INC.  2 / 2    100% 20.12   958   17   7   0.4   13
 LPH   LONGWEI PETROLEUM INVESTMENT HOLD LTD  2 / 1    100% 2.25   225   33   4   0.2   4
 ESV   ENSCO PLC  2 / 0    100% 53.07   7,587   62   13   0.4   14
 BNGPY   BENETTON GROUP SPA (ADR)  2 / 0    100% 12.71   1,165   6   1.5  
 ELP   COMPANHIA PARANAENSE DE ENERGIA (ADR)  2 / 0    100% 25.43   6,497   60   14   0.7   7
 AMN   AMERON INTERNATIONAL CORPORATION  1 / 0    100% 68.58   634   36   13   21
 SUHJY   SUN HUNG KAI PROPERTIES LIMITED (ADR)  1 / 0    100% 15.47   39,903   11   1.4   22
 BG   BUNGE LIMITED  1 / 3    86% 70.59   10,228   34   5   0.1  
 SCL   STEPAN COMPANY  1 / 3    86% 69.76   701   75   12   0.2   10
 XIN   XINYUAN REAL ESTATE CO., LTD. (ADR)  0 / 4    86% 2.49   189   16   4   0.2   4
 RINO   RINO INTERNATIONAL CORPORATION  2 / 1    86% 2.06   58   3   1   0.0   1
 NEU   NEWMARKET CORPORATION  2 / 1    86% 126.26   1,753   74   10   0.2   9
 SNY   SANOFI-AVENTIS SA (ADR)  2 / 1    86% 33.87   87,912   30   12   0.9   8
 FUQI   FUQI INTERNATIONAL, INC.  1 / 2    86% 4.61   127   6   2   0.1   2
 CBEH   CHINA INTEGRATED ENERGY, INC.  1 / 2    86% 5.86   231   17   5   0.1   5
 BKR   MICHAEL BAKER CORPORATION  1 / 2    86% 30.62   282   28   13   0.4   13
 SENEB   SENECA FOODS CORPORATION  1 / 2    86% 26.44   308   32   13   0.5   16
 VSEC   VSE CORPORATION  1 / 2    86% 30.44   158   14   7   0.2   6
 JNJ   JOHNSON & JOHNSON  1 / 2    86% 60.39   165,846   31   13   1.6   12
 BAMM   BOOKS-A-MILLION, INC.  0 / 3    86% 5.63   87   26   6   4.0  

Ecco il rendimento del portafoglio negli ultimi 60 giorni (in rosso) confrontato con quello dell'indice S&P500 (in azzurro)


Il valore in dollari USA del portafoglio alla data del Feb 25 2011 16:26 GMT è
di 10,292.52USD con un rendimento totale dalla data di creazione (31 dicembre 2010) di
277.14 USD pari al +2.77% (Money Weighted Return). Il mese di febbraio ha visto l'indice S&P500 comportarsi meglio del portafogli che ha perso circa lo 0.5%.

Ecco le transazioni di oggi

Sell 33 ATW @ 45.25$
Sell 103 HGVLY @13.2$
Sell 39 SNY @36.17$
Sell 12 CKH @94.7$
Buy 70 SKX @20.93$
Buy 21 AMN @69.56$
Buy 93 SUHJY @15.91$
Buy 58 BEN:MIL @4.69 euro
Buy 5 ELP @25.26$
Buy 3 ESV @54.97$
Buy 107 LPH @2.34$

Appuntamento al 31 marzo.

giovedì 24 febbraio 2011

Martin Wolf sul debito dell'Irlanda

Martin-Wolf-comment-charts

Bello l'editoriale di Martin Wolf sul FT
di ieri dedicato al debito dell'Irlanda. L'Irlanda sta soffrendo una dura crisi economica innescata dalla crisi finanziaria e dalle conseguenze delle garanzie sul debito delle proprie banche assunte dal governo: secondo il Fondo Monetario Internalzionale negl ultimi tre anni il GDP è sceso dell'11%, il GNP del 16% e la domanda interna del 22%. Ancora peggio è andata per l'occupazione schizzata dal 4.6% del 2007 aò 13.3% del 2010. Infine il debito pubblico: nel 2007 era pari ad appena il 25% del GDP, oggi sfiora il 100%. Scrive Wolf (il grassetto l'ho aggiunto io):

What caused this calamity? As Philip Lane of Trinity College notes: “There was a genuine Irish economic miracle, with very rapid output, employment and productivity growth during the 1994-2000 period.” Without entry into the eurozone, this might have petered out. But the fall in interest rates increased the risk that a credit-fuelled property bubble would emerge. So, indeed, it did.
Prof Lane observes: “The flavour of this boom was very different to the ‘Celtic Tiger’ years. In particular, it was dominated by a surge in construction activity.” Moreover, this “expansion in property investment was fuelled by rapid credit expansion”, not just to the household sector, but also to a “small group of property developers”.
The ratio of private credit to GDP jumped from around 100 per cent in 2000 to 230 per cent in 2008. Foreign lenders played a huge role in funding this boom: the net foreign liabilities of domestic banks went from 20 per cent of GDP in 2003 to over 70 per cent in early 2008.
The global financial crisis caused an immediate cessation in the capital inflows. In panic-stricken response, the Irish government guaranteed bank debt in September 2008. As the fiscal costs mounted, driven by the slump and the need to rescue the banks, what began as a financial crisis ended up as a crisis in public debt. It is not the first time an out-of-control financial sector has ruined the state. It will not be the last.
How has the crisis been handled? A crucial point is that this is not one, but three, crises: an economic collapse; a financial implosion; and a fiscal disaster.

Wolf giustamente osserva come la crisi sia di una dimensione così estesa da non poter essere superata dal governo irlandese senza dover ricorrere a un default del debito sovrano: l'aiuto della BCE e degli altri paesi dell'eurozona è dunque indispensabile. Le conclusioni sono molto amare, anche perchè i partner europei sembrano indifferenti e più interessati a mostrarsi intransigenti per miopi ragioni nazionalistico-elettorali (ancora una volta sono il responsabile del grassetto):
 
Ireland is doomed to fiscal stringency for decades, given its poor growth prospects, at least in comparison with its Tiger years.
Apart from the Armageddon of a sovereign default, two partial escapes exist. The more trivial would be a reduction in the rate of interest on Ireland’s borrowing: a 1 per cent reduction in the rate of interest would save the state 0.4 per cent of GDP a year. That would be a small help, at least. A more valuable possibility would be a writedown of existing subordinated and senior bank debt, which currently amounts to €21.4bn (14 per cent of GDP).
The ECB and the other members of the European Union have vetoed this idea, fearful of contagion. Indeed, the assistance package was partly to prevent just such an outcome. Yet the idea that taxpayers should bail out senior creditors of massively insolvent banks at such risk to the solvency of their state is both unfair and unreasonable. If the rest of the EU is determined to protect senior creditors, it should surely share in the cost of doing so. Why should the taxpayers of the borrowing country pay all? The new Irish government should make this point firmly.
Finally, what are the lessons of this calamity? One is old: an out-of-control financial sector creates self-fulfilling euphoria and then panic, as Hyman Minsky warned. Yet this particular episode has at least two specific lessons for the eurozone, as well. First, entry can turn out to be a massive economic shock. Second, the view, popular in Germany, that tighter fiscal policy would solve all problems, is clearly wrong. Before the crisis, Ireland’s ratio of public debt to GDP was 40 percentage points less than Germany’s. True, Irish fiscal policy could have been tighter. But that would have made next to no difference to the outcome, unless it had been able to generate a large surplus in net assets. Indeed, with such a policy, long-term interest rates might have been lower and the asset boom even bigger.
Ireland’s fiscal calamity is not a cause of its crisis but a consequence. The big failure was the behaviour of private lenders and borrowers. That is what must be tackled. Start now.

domenica 20 febbraio 2011

Aggiornamento al 18 febbraio 2011

Il ruggito dell'euro: mentre si riuniscono a Parigi i ministri del G20 la moneta unica europea ha messo a segno un piccolo rally che l'ha portata dal minimo di appena 1.343 di lunedì mattina a superare quota 1.37 nel pomeriggio di venerdì. Molti commentatori associano questo rimbalzo all'avanzata generale di tutti gli asset rischiosi e alle dichiarazioni di Lorenzo Bini Smaghi (membro del comitato esecutivo della BCE) secondo il quale le pressioni sul fronte dei prezzi potrebbero convincere la BCE ad innalzare i tassi di interesse. Insieme all'euro le prime pagine dei giornali finanziari sono dedicate ai nuovi massimi dell'argento, che superando quota 32 dollari sfonda una barriera che non veniva superata addirittura dal 1980: il rapporto tra il prezzo dell'oro e quello dell'argento è così ai minimi dal 1998.


In rialzo anche la maggior parte degli asset settimanalmente seguiti da Alfa o Beta? Il progresso più significativo lo hanno messo a segno le obbligazioni governative trentennali rimbalzando dell'1.2% da uno stato di cronico ipervenduto che le accompagna da molte settimane. Molto bene anche l'indice Eurostoxx con un +1.2% e come osservato sopra l'euro con un +1%. La forza dell'euro ha cancellato i progressi messi a segno dagli asset denominati in dollari: valutato in euro l'indice CRB è avanzato dello 0.1%, l'indice S&P500 è rimasto pressochè invariato in euro e l'indice immobiliare globale ha messo a segno un modesto +0.2% (sempre in euro).

Questa settimana la strategia top2 guadagna lo 0.1%  mentre la top3 guadagna lo 0.4%: la strategia top2 supera così di un soffio il massimo del 7 gennaio 2011 e segna il nuovo massimo storico. Il drawdown della top3 dal massimo del 7 gennaio 2011 scende invece allo 0.5%.

L'ordine in classifica degli asset questa settimana è invariato, con un testa a testa tra l'indice CRB e l'indice S&P500 che per ora conferma la prima piazza per l'indice di materie prime. La composizione dei portafogli delle strategie top2 e top 3 rimane invariata: la prima continua a suddividere il capitale in parti uguali tra le materie prime (CRB) e le azioni U.S.A. (S&P500); la top 3 lo suddivide in tre parti uguali, aggiungendo ai due asset precedenti l'indice Eurostoxx.  L'unico asset con tendenza a medio termine negativa sono le obbligazioni governative europee a scadenza trentennale.

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2010 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al 24.9%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento scende al 20.3%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.

Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 17.3%, con una volatilità del 12.2%, un massimo drawdown del 7.6% e un indice di Sharpe circa 1.3

Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 10.2%, con una volatilità del 12.3%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe circa 0.7


La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%. Nel 2010 ha coinciso con la top2 con l'eccezione di due sole settimane (questa e questa): la performance complessiva per il 2010 è stata leggermente peggiore della top2, con un +18.6%.

La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta
ha chiuso la settimana con un progresso dello 0.6%. La strategia  ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10%  mentre  dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 35.6% con un massimo drawdown del 14.8%. Nello stesso periodo il portafoglio top2 ha reso il 40.8% con un massimo drawdown del 7.6%. La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva (una versione più aggressiva della strategia di Faber che invece ripartisce il capitale
tra liquidità e gli asset con tendenza di medio periodo positivo) ha guadagnato questa settimana lo 0.5%, nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 28.3%, con un massimo drawdown inferiore al 7%.

E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 18 febbraio 2011.

domenica 13 febbraio 2011

Aggiornamento all'11 febbraio 2011

La correzione, questa sconosciuta! Tutti a domandarsi come mai non sia ancora avvenuta. Walter Riolfi sul Sole 24 Ore di ieri inizia il suo commento settimanale osservando come un rialzo pressochè ininterrotto del 26% in 5 mesi, farebbe un 60% circa annualizzato, non è facilmente sostenibile. E aggiungendo come il rialzo dei tassi di interesse (i Treasury bonds decennali USA sono saliti di oltre 130 p.b.da ottobre a oggi) rendano la corsa degli inidici azionari meno scontata di qualche mese fa. Naturalmente se tutti s'aspettano la stessa cosa, pur dichiarandosi bullish, anche la correzione tarda a farsi vedere. Arriverà prima o poi, ma se non capitano imprevisti sarà breve e contenuta. E questo commento ci avvicina al divertente e arguto Godot arriverà: lo riconosceremo? dove scopirete come un nome di una certa notorietà nell'ambiente finanziari come Laszlo Birinyi prendendo come modello i quattro grandi rialzi dell’ultimo mezzo secolo, proietta l’S&P500 al  fantasmagorico livello di 2854 nel settembre 2013. Wow! Potete vedere un riassunto dell'analisi di Birinyi qui: vi faccio notare come la prospettiva sia puramente "tecnica": Birinyi doesn’t look at GDP growth, earnings, or P/E multiples. He came to his conclusion -- which he says is not a “prediction” but a “roadmap” — by studying previous bull markets. Mah!

Anche questa settimana l'euro segna un leggero indebolimento sul dollaro -0.2% dopo aver trascorso i primi tre giorni della settimana rafforzandosi fino a quota 1.374, giovedì e venerdì ha cancellato tutti i progressi. 
L'indice CRB valutato in euro cede lo 0.1%,  l'indice S&P500 chiude la settimana vicino ai massimi a quota 1329,15 (il nuovo massimo da 136 settimane) e valutato in euro avanza dell'1.6%. Conferma la sua recente debolezza l'indice immobiliare globale che perde lo 0.8% in euro. L'indice Eurostoxx50 chiude la settimana a quota 3024 dopo aver sfiorato in settimana due volte quota 3050, superando i massimi del gennaio 2010 e rivedendo livelli corrispondenti all'inizio di ottobre del 2008) con un progresso dello 0.7% che lo porta a un +8.2% da inizio anno, l'indice Eurostoxx segna un  +0.9%  (e un +7% da inizio anno). In caduta libera le obbligazioni governative europee con scadenza trentennale che annullano il progresso della settimana precedente e perdono l'1.7% 

Questa settimana la strategia top2 guadagna lo 0.7%  mentre la top3 guadagna lo 0.2%. Il drawdown dai massimi storici raggiunti il 7 gennaio 2011 scende considerevolmente ed è rispettivamente pari allo 0.03% (la top2 ha praticamente eguaglato il massimo del 7 gennaio) e all'1%.

L'ordine in classifica degli asset questa settimana vede il sorpasso dell'indice Eurostoxx (che ora occupa la terza posizione) ai danni dell'indice immobiliare Ftse EPRA/NAREIT Global che scende dalla terza alla
quarta posizione. La composizione del portafoglio della strategia top2 rimane invariata mentre  la top3 cambia di conseguenza: la prima continua a suddividere il capitale in parti uguali tra le materie prime (CRB) e le azioni U.S.A. (S&P500); la top 3 lo suddivide in tre parti uguali, aggiungendo ai due asset precedenti l'indice Eurostoxx.  L'unico asset con tendenza a medio termine negativa sono le obbligazioni governative europee a scadenza trentennale.

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2010 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al 24.8%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento scende al 19.8%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.

Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 17.5%, con una volatilità del 12.2%, un massimo drawdown del 7.6% e un indice di Sharpe circa 1.3

Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 10%, con una volatilità del 12.3%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe circa 0.7


La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%. Nel 2010 ha coinciso con la top2 con l'eccezione di due sole settimane (questa e questa): la performance complessiva per il 2010 è stata leggermente peggiore della top2, con un +18.6%.

La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta
ha chiuso la settimana pressochè invariata (-0.05%). La strategia  ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10%  mentre  dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 34.8% con un massimo drawdown del 14.8%. Nello stesso periodo il portafoglio top2 ha reso il 40.7% con un massimo drawdown del 7.6%. La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva (una versione più aggressiva della strategia di Faber che invece ripartisce il capitale
tra liquidità e gli asset con tendenza di medio periodo positivo) ha guadagnato questa settimana lo 0.3%, nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 27.6%, con un massimo drawdown inferiore al 7%.

E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento all'11 febbraio 2011.

martedì 8 febbraio 2011

L'importanza di avere fiducia in se stessi: David Einhorn sulla crisi finanziaria e molto altro..

L'intervista rilasciata da David Einhorn che vi riproduco qui sotto è ormai di un paio di mesi fa, ma contiene molti spunti di riflessione interessanti. Le posizioni critiche di Einhorn sul sistema bancario sono ben note e così riassunte da Wikipedia: He is a critic of current investment-banking practices, saying they are incentivized to maximize employee compensation. He cites the statistic that investment banks pay out 50 percent of revenues as compensation, and higher leverage means more revenues, making this model inherently risky.[1]

Se avete pazienza al minuto 23:30 dell'intervista c'è un eccellente consiglio per tutti gli investitori...se non l'avete beh, eccolo qui: alla domanda di chi possono fidarsi gli investitori, Einhorn risponde senza esitazioni così (la traduzione è mia): La cosa migliore che può fare un investitore è avere fiducia in se stesso. Nessuno avrà più attenzione per il tuo denaro di te.


Per chi preferisce leggere l'intervista qui sotto riproduco la trascrizione, grazie a scribd.com e gurufocus.com

Einhorn - Consuelo Mack

domenica 6 febbraio 2011

Aggiornamento al 4 febbraio 2011

La settimana scorsa si è aperta con le incertezze sull'Egitto, amplificate dal declassamento del debito da parte di Moody's. Si chiude con la relativa indifferenza dei mercati all'incertezza in Egitto e con gli occhi puntati sulla riapertura dei mercati azionari in Cina domattina, dopo tre giorni di chiusura per le festività del nuovo anno. Sarà interessante vedere come ripariranno: nel 2009 e nel 2010 non si ebbero variazioni molto significative ma nel 2008 ci fu una correzione e soprattutto nel 2007 la seduta successiva alla riapertura fu caratterizzata da un crash con un -9% in un giorno che spaventò per un momento i mercati azionari di tutto il mondo trascinandoli al ribasso. Naturalmente i veri guai dovevano arrivare ma in molto lo videro come un  prodromo della crisi finanziaria.

La corsa dell'euro questa settimana segna una battuta d'arresto con un leggero indebolimento -0.2% che premia gli asset valutati in dollari: l'indice CRB valutato in euro avanza dell'1.3%,  l'indice S&P500 chiude la settimana sopra quota 1300 (non accadeva dal giugno del 2008) e valutato in euro avanza del 2.9%. Più debole l'indice immobiliare globale che chiude la settimana con un rialzo dello 0.5% in euro. L'indice Eurostoxx50 chiude la settimana oltre quota 3000 (non accadeva dal gennaio dell'anno scorso) con un progresso dell'1.7% che lo porta a un +7.5% da inizio anno, l'indice Eurostoxx segna un  +1.4%  (e un +6% da inizio anno). In progresso anche le obbligazioni governative europee con scadenza trentennale che questa settimana recuperano lo 0.9% cancellando la discesa della settimana precedente, probabilmente in parte giustificata da un timore di rialzo dei tassi da parte della BCE dopo le dichiarazioni di Trichet, timore che non si è materializzato nella riunione di giovedì che al contrario ha visto dichiarazioni molto più concilianti (così riassunte dalla stampa: «L’inflazione potrebbe salire ancora e superare
il target per gran parte dell’anno ma non rappresenta una minaccia alla stabilità dei prezzi amedio termine»


Questa settimana la strategia top2 guadagna il 2.1%  mentre la top3 guadagna l'1.6%. Il drawdown dai massimi storici raggiunti il 7 gennaio 2011 scende considerevolmente ed è rispettivamente pari allo 0.8% e all'1.2%.

L'ordine in classifica degli asset questa settimana non vede cambiamenti, e la composizione del portafoglio delle strategie top2 e top3 rimane invariata: la prima continua a suddividere il capitale in parti uguali tra le materie prime (CRB) e le azioni U.S.A. (S&P500); la top 3 lo suddivide in tre parti uguali, aggiungendo ai due asset precedenti l'indice del mercato immobiliare (Ftse EPRA/NAREIT Global).  L'unico asset con tendenza a medio termine negativa sono le obbligazioni governative europee a scadenza trentennale.

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2010 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al 23.9%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento scende al 19.6%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.

Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 17.2%, con una volatilità del 12.3%, un massimo drawdown del 7.6% e un indice di Sharpe circa 1.3

Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 10%, con una volatilità del 12.4%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe circa 0.7


La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%. Nel 2010 ha coinciso con la top2 con l'eccezione di due sole settimane (questa e questa): la performance complessiva per il 2010 è stata leggermente peggiore della top2, con un +18.6%.

La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta
ha chiuso la settimana con un progresso dell'1.1%. La strategia  ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10%  mentre  dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 34.8% con un massimo drawdown del 14.8%. Nello stesso periodo il portafoglio top2 ha reso il 39.5% con un massimo drawdown del 7.6%. La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva (una versione più aggressiva della strategia di Faber che invece ripartisce il capitale
tra liquidità e gli asset con tendenza di medio periodo positivo) ha guadagnato questa settimana l'1.2%, nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 27.3%, con un massimo drawdown inferiore al 7%.

E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 4 febbraio 2011.

sabato 5 febbraio 2011

L'inflazione calcolata con gli hamburger

Sono attendibili i dati sull'inflazione pubblicati dalle agenzie governative? In molti hanno dei dubbi e la percezione diffusa è che i dati ufficiali spesso sottostimino l'inflazione reale. In Italia il dibattito sull'inflazione è decisamente passato in secondo piano negli ultimi anni, mentre fu molto vivace dopo l'introduzione dell'euro, quando il divario tra le statistiche ufficiali e l'inflazione percepita (almeno dai lavoratori dipendenti) fu fortissimo.

The Economist ha avuto l'idea di adattare al calcolo dell'inflazione il criterio che utilizza da anni
per il confronto dei cambi valutari. Nel caso dei cambi dal confronto del prezzo di un Big Mac nei ristoranti McDonald di paesi diversi è possibile dedurre quali valute sono sopra o sotto valutate rispetto al dollaro:

Burgernomics is based on the theory of purchasing-power parity, the notion that a dollar should buy the same amount in all countries. Thus in the long run, the exchange rate between two countries should move towards the rate that equalises the prices of an identical basket of goods and services in each country. Our "basket" is a McDonald's Big Mac, which is produced in about 120 countries. The Big Mac PPP is the exchange rate that would mean hamburgers cost the same in America as abroad. Comparing actual exchange rates with PPPs indicates whether a currency is under- or overvalued.

In questo articolo, ispirato da un'idea di Jonathan Anderson, un economista di  UBS, si discute l'uso del Big Mac per il calcolo dell'inflazione. I risultati sono abbastanza in linea con i dati ufficiali, con le eccezioni di Argentina, Brasile, Indonesia e Russia, che mostrano invece deviazioni difficili da giustificare.

giovedì 3 febbraio 2011

Attenti a quel 4%? L'inflazione e i mercati azionari

James Makintosh del Financial Times dedica un video alla relazione tra inflazione e mercati azionari. In particolare si concentra sulla tendenza dei mercati a una correzione quando l'inflazione è in aumento e supera la soglia critica del 4%.

I lettori di Alfa o Beta? non saranno troppo sorpresi: nell'analisi della relazione tra inflazione (nei 12 mesi precedenti) e rendimento futuro delle azioni che trovate in questo post la soglia del 4% corrisponde al passaggio dal settimo all'ottavo decile della tabella che riproduco nuovamente qui sotto, con risultati decisamente poco entusiasmanti per i rendimenti azionari nei dodici mesi successivi.







deviazione 





standarddeviazione
standard

media dell'media dell'rendimentorendimentorendimentodel rendimento
deciliinflazioneinflazionefuturofuturofuturomedio

nei 12 mesinei 12 mesiS&P500S&P500S&P500S&P500

precedentifuturi6 mesi12 mesi12 mesi12 mesi







1-9,27-2,261,265,2329,772,32
2-3,410,374,114,5517,091,33
3-0,311,286,9310,9619,41,51
41,141,572,666,1616,871,31
51,983,016,019,2416,281,27
62,792,274,8510,3216,241,26
73,583,272,515,5518,291,42
84,943,07-0,950,4317,91,39
97,512,990,32,2616,271,27
1013,886,8404,0217,941,4







media2,282,242,775,8718,61

Ho evidenziato in verde (risp. in rosso) i rendimenti medi annuali che si allontanano in positivo (risp. in negativo) più di due deviazioni standard dal mendimento medio annuale. 

mercoledì 2 febbraio 2011

Phil Goldstein: una passione per il value investing

Phil Goldstein e Andy Dakos di Bulldog Investors sono due investitori value che utilizzano anche strategie di tipo activist. Dal 2001 ad oggi il loro fondo hedge Full Value Partners LP ha avuto un rendimento annualizzato al netto delle commissioni di circa il 10%.

Nell'intervista qui sotto, a cura di opalesque.tv, Goldstein racconta come a più di quaranta anni ha lasciato una carriera ultraventennale di ingegnere civile per lo stato di New York per diventare un investitore professionale.

Da buon value investor Goldstein seleziona per il portafoglio del suo hedge fund titoli fortemente a sconto rispetto al valore intrinseco.