sabato 5 febbraio 2011

L'inflazione calcolata con gli hamburger

Sono attendibili i dati sull'inflazione pubblicati dalle agenzie governative? In molti hanno dei dubbi e la percezione diffusa è che i dati ufficiali spesso sottostimino l'inflazione reale. In Italia il dibattito sull'inflazione è decisamente passato in secondo piano negli ultimi anni, mentre fu molto vivace dopo l'introduzione dell'euro, quando il divario tra le statistiche ufficiali e l'inflazione percepita (almeno dai lavoratori dipendenti) fu fortissimo.

The Economist ha avuto l'idea di adattare al calcolo dell'inflazione il criterio che utilizza da anni
per il confronto dei cambi valutari. Nel caso dei cambi dal confronto del prezzo di un Big Mac nei ristoranti McDonald di paesi diversi è possibile dedurre quali valute sono sopra o sotto valutate rispetto al dollaro:

Burgernomics is based on the theory of purchasing-power parity, the notion that a dollar should buy the same amount in all countries. Thus in the long run, the exchange rate between two countries should move towards the rate that equalises the prices of an identical basket of goods and services in each country. Our "basket" is a McDonald's Big Mac, which is produced in about 120 countries. The Big Mac PPP is the exchange rate that would mean hamburgers cost the same in America as abroad. Comparing actual exchange rates with PPPs indicates whether a currency is under- or overvalued.

In questo articolo, ispirato da un'idea di Jonathan Anderson, un economista di  UBS, si discute l'uso del Big Mac per il calcolo dell'inflazione. I risultati sono abbastanza in linea con i dati ufficiali, con le eccezioni di Argentina, Brasile, Indonesia e Russia, che mostrano invece deviazioni difficili da giustificare.

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