pubblicazione degli stress test previsti per le banche europee, alla faccia della trasparenza dei mercati. Secondo il vicepresidente della Bundesbank la pubblicazione è in generale sconsigliabile, ancor meno raccomandabile è pubblicare i risultati con i dati relativi alle analisi sulla liquidità.
Benchè sia proprio questo il punto di maggiore discussione sugli stress test previsti per la primavera, secondo la Bundesbank l'accesso ai dati e il risultato delle analisi dovrebbe essere limitato agli istituti di controllo. I mercati dovranno fidarsi...oppure procurarsi informazioni attraverso canali non convenzionali...
Intanto l'euro continua la sua corsa sul dollaro spingendosi a un soffio da quota 1,37
Che la settimana non sarebbe stata tutta rosa e fiori si era già capito martedì: tutte le principali borse e i principali indici europei hanno chiuso in rosso: L’Eurostoxx50 in calo dello 0,71% e l'indice Stoxx600 in calo dello 0,67%. I dati macroeconomici deludenti hanno probabilmente influito molto più delle buone notizie sul fronte del debito dell'eurozona. Il collocamento del primo bond dell’European Financial Stability facility (Efsf),
per un controvalore complessivo di 5 miliardi di euro e destinato all'Irlanda, è andato a ruba con
ordini vicini ai 50 miliardi. In calo anche i tassi a breve termine delle obbligazioni governative collocate
dalla Spagna grazie a una domanda molto forte. I CDS con scadenza quinquennale proseguono la loro discesa dai massimi di fine 2010: l'Italia ridiscende sotto quota 180 molto al di sotto dei 230-240 punti base di un mese fa e non molto lontana dai minimi relativi di metà ottobre 2010. Analoga la discesa per il Belgio che quota 170 p.b. (lontano però dai 120-130 p.b. di metà ottobre). A quota 255 i CDS sul debito spagnolo con una discesa di quasi 100 p.b. in un mese. La Grecia quota 852 p.b., lontana dai 750 p.b. di metà ottobre ma pur sempre con una discesa di ben 200 p.b. in meno di un mese (la Grecia è finalmente percepita dai mercati come meno rischiosa del Venezuela ancora a quota 986). Rimane invece tesa la situazione dell'Irlanda con i CDS che vengono scambiati oltre i 600 p.b., ben al di sopra dei valori di poco superiori a 350 del settembre 2010. Se volete dormire sogni tranquilli comprate obbligazioni emesse da Norvegia (CDS quinquennale a 22 p.b.) e Svezia (33 p.b.). E' notevole come il CDS sul debito USA costi più del doppio
di quello norvegese, attestandosi a quota 48 p.b., di poco inferiore a quello tedesco (intorno ai 56-60 p.b.)
Mercoledì si è aperto il World Economic Forum 2011 a Davos, un meeting di potenti e di guru che diventa ogni anno meno importante vista l'assenza di Alfa o Beta? (ah ah!) Si è anche riunito il FOMC della Fed
che ha espresso un giudizio sostanzialmente invariato sulle prospettive dell'economia USA: la ripresa economica continua, ma è ancora troppo debole per portare significativi miglioramenti nel mercato del lavoro. Conseguentemente la Fed non ha apportato cambiamenti alla politica monetaria confermando i tassi al minimo
storico, compresi nel range 0-0,25%, e proseguendo nel programma di quantitative easing con il budget previsto di 600 miliardi di dollari.
Diversamente da Trichet e da Nouriel Roubini che vedono un rischio inflazione (quest'ultimo ne ha parlato a
Davos e si è detto anche molto preoccupato dalla crisi dell'eurozona) Ben Bernanke giudica le
prospettive di inflazione «stabili nel lungo periodo», nonostante «siano cresciuti i prezzi delle materie
prime». L’inflazione sottostante tende addirittura a diminuire e il mercato immobiliare continua a restare
«depresso» Le borse europee hanno chiuso positivamente la giornata di mercoledì, con l'indice Stoxx600 che
addiirittura avanza di quasi un punto percentuale (+0,85%). Bene anche Wall Street con l'indice Dow Jones che supera quota 12000 per la prima volta da giugno 2008, spingendosi fino a 12020 per poi chiudere però a quota 11985. Anche l'indice S&P500 è a un soffio da quota 1300 chiudendo a 1296. Il cambio euro/dollaro incontra una prevedibile resistenza a quota 1,37 dove arresta la sua corsa iniziata un paio di settimane fa. L'indice di materie prime CRB cancella la caduta del giorno precedente, trascinato al rialzo dal prezzo del petrolio (+2,5% il Brent). E l'oro....l'oro scende...giovedì scende con un ritmo incalzante, avvicinandosi sempre più a quota 1300, corrispondente al livello di fine settembre 2010. Forse le parole di Warren Buffett
hanno fatto presa nelle menti degli investitori:
... You could take all the gold that's ever been mined, and it would fill a cube 67 feet in each direction.
For what that's worth at current gold prices, you could buy all -- not some -- all of the farmland in the United States. Plus, you could buy 10 Exxon Mobil’s, plus have $1 trillion of walking-around money...
...Or you could have a big cube of metal.
Which would you take? Which is going to produce more value?"
Warren Buffett, Oct 19 2010, Fortune
L'oro rallenta dunque la sua corsa, ma l'uptrend rimane intatto come mostra il grafico di chartoftheday.com qui accanto.
Giovedì le prime pagine dei quotidiani economici riportano in grande evidenza la notizia del taglio del rating del debito sovrano giapponese da parte di Standard and Poor’s da AA ad AA- con outlook stabile. Secondo l'agenzia americana il debito pubblico del Giappone, già prossimo al 200%, continuerà a crescere fino al 2020. Le borse europee chiudono però la giornate in positivo con l'indice’Eurostoxx50 addirittura in rialzo dello 0,74% chiudendo a 2989 dopo aver superato durante la giornata quota 3000 per la prima volta dall'aprile dell'anno scorso. Negli U.S.A. l'indice S&P500 riesce a superare durante la seduta quota 1300 ma chiude poco sotto a quota 1299,54. In rialzo anche l'euro che si è spinto sui massimi degli ultimi due mesi contro il dollaro, salendo fino a quota 1,3758. Di tutt'altro tono la borsa egiziana sull’onda della rivolta popolare anti-Mubarak con l'indice Egx30 in calo del 10,5%. Venerdì le borse hanno ingranato la retromarcia, secondo i commentatori "spaventate dalla rivolta egiziana": l'indice Eurostoxx50 ha perso l'1,19% e ancora peggio ha chiuso l'indice S&P500 a quota 1276,34 con un ribasso dell'1,78% dopo un breve avvio positivo che lo aveva spinto nel primo quarto d'ora di contrattazione nuovamente oltre 1300 con un massimo intraday a 1302,67.
La crescente forza dell'euro che anche questa settimana ha segnato un progresso dello 0.7% penalizza gli asset valutati in dollari: l'indice CRB valutato in euro che segna un -0.2% e l'indice S&P500 valutato in euro ha perso l'1.2%. In controtendenza l'indice immobiliare globale che chiude la settimana con un rialzo dell'1.7% in euro (e del 2.3% in dollari) . L'indice Eurostoxx50 chiude la settimana in negativo -0.6% che lo porta a un +5.8% da inizio anno, l'indice Eurostoxx ha chiusopressochè invariato (-0.08%) e rimane in progresso del 4.5% da inizio anno. Continua la discesa delle obbligazioni governative europee con scadenza trentennale che questa settimana lasciano sul terreno lo 0.9%.
Questa settimana la strategia top2 perde lo 0.7% mentre la top3 guadagna lo 0.1%. Il drowdown dai massimi storici raggiunti il 7 gennaio 2011 è rispettivamente pari al 2.8% e al 2.7%.
L'ordine in classifica degli asset questa settimana non vede cambiamenti, e la composizione del portafoglio delle strategie top2 e top3 rimane invariata: la prima continua a suddividere il capitale in parti uguali tra le materie prime (CRB) e le azioni U.S.A. (S&P500); la top 3 lo suddivide in tre parti uguali, aggiungendo ai due asset precedenti l'indice del mercato immobiliare (Ftse EPRA/NAREIT Global). L'unico asset con tendenza a medio termine negativa sono le obbligazioni governative europee a scadenza trentennale.
In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.
In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.
Dall'inizio del 2010 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al 21.4%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento scende al 17.7%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4%.
Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.
Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 16.2%, con una volatilità del 12.3%, un massimo drawdown del 7.6% e un indice di Sharpe circa 1.2
Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 9.3%, con una volatilità del 12.4%, un massimo drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe circa 0.7
La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%. Nel 2010 ha coinciso con la top2 con l'eccezione di due sole settimane (questa e questa): la performance complessiva per il 2010 è stata leggermente peggiore della top2, con un +18.6%.
La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta
ha chiuso la settimana pressochè invariata (-0.02%). La strategia ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10% mentre dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 33.4% con un massimo drawdown del 14.8%. Nello stesso periodo il portafoglio top2 ha reso il 36.4% con un massimo drawdown del 7.6%. La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva (una versione più aggressiva della strategia di Faber che invece ripartisce il capitale
tra liquidità e gli asset con tendenza di medio periodo positivo) ha guadagnato questa settimana lo 0.2%, nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 25.8%, con un massimo drawdown inferiore al 7%.
E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.
Ecco l'aggiornamento al 28 gennaio 2011.
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