domenica 20 giugno 2010

Cos'è il rischio sistemico? Zingales e la necessità di un FMI per le banche

Un video da Morningstar che cerca (con un po' di superficialità e di semplicismo) di dare un'idea di cosa sia il rischio sistemico. Ha comunque il pregio di riassumere una serie di questioni che si sono affacciate all'orizzonte degli investitori dal 2008 ad oggi.



Tra gli scenari da incubo ai quali si fa riferimento c'è proprio quello del fallimento di un'importante banca internazionale. A questo proposito ha le idee molto chiare Luigi Zingales che così scrive nel suo editoriale ieri sul Sole 24 Ore:
Il peggior incubo finanziario che incombe sull'economia mondiale è l'insolvenza di una grande banca internazionale. Che accada a causa di un default sovrano o di gravi perdite accumulate sfruttando regole contabili compiacenti, l'insolvenza di una grande banca (soprattutto se europea) è una possibilità tutt'altro che remota. Per quanto remota sia una possibilità, tuttavia, dovremmo sapere da quanto ci ha insegnato la crisi finanziaria del 2008 che anche gli eventi più rari si possono verificare.

A rendere questa ipotesi l'incubo finanziario numero uno, più grave ancora del crollo della Lehman Brothers nel 2008, è la preoccupazione che molti stati sovrani abbiano già sparato tutte le cartucce di cui disponevano e pertanto sarebbero impossibilitati a intervenire. I credit default swaps (Cds) delle più importanti banche dell'Europa meridionale si scambiano a cifre leggermente inferiori dei Cds degli stati sovrani, segno che il mercato non considera i secondi in grado di sostenere i primi. Purtroppo, a quasi due anni di distanza dal crollo di Lehman, è stato fatto molto poco per dare adeguata soluzione a questo rischio.
Il Congresso degli Stati Uniti è in procinto di portare a compimento l'approvazione di un disegno di legge che conferirà autorità e poteri decisionali sui principali istituti finanziari statunitensi a un consiglio sistemico di recente costituzione. Le procedure necessarie a innescare questo intervento, tuttavia, sono complesse e i finanziamenti sono a tal punto opachi che la legge in questione non eliminerà i danni collaterali arrecati dal fallimento di una grossa banca perfino per le istituzioni statunitensi, per non parlare di quelle internazionali, per rimediare ai quali sarebbe necessario l'intervento coordinato di numerosi stati, con vari gradi di solvibilità.
Per ridurre al minimo il rischio di un crollo incontrollabile, è necessario che si approvi un meccanismo di risoluzione internazionale che abbia poteri su tutti i più importanti istituti finanziari internazionali. L'obiettivo non sarebbe quello di salvare le banche e i loro creditori, bensì di ridurre al minimo lo scompiglio totale che un default incontrollato di tal fatta potrebbe determinare.

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