domenica 18 settembre 2011

UBS: 3500 licenziamenti ma ci si preoccupa per i bonus. Aggiornamento al 16 settembre 2011

Abbiamo la fortuna di vivere in tempi interessanti. E, per ora, anche abbastanza confortevoli. Chissà se durerà. Per il momento sono comunque tempi nei quali è possibile per un giovane trader 31enne accumulare perdite in perfetta solitudine, senza che nessuno se ne accorga, naturalmente impiegando i soldi degli altri. Il tutto in un ufficio di Londra indistinguibile da centinaia di altri uguali, dove altri trader di altre banche prendono rischi altrettanto assurdi ma sono semplicemente più fortunati di lui. Il signor Kweku Adoboli alla fine si è autodenunciato. Se non avesse staccato la spina da solo probabilmente avrebbe potuto continuare ad accumulare perdite ancora per settimane. Alla faccia del controllo del rischio. E non stamo parlando di un qualche fondo speculativo, come i politici e i banchieri si affannano di additare al pubblico ludibrio incolpandoli di ogni genere di nefandezza pur di nascondere le vere nefandezze compiute da loro stessi. Stiamo parlando di un dei grandi nomi del gotha finanziario mondiale: UBS. Il corrispondente del Sole 24 Ore da Londra ieri riferisce preoccupato come I conti di rosso di UBS - chiuderà il terzo trimestre con segno negativo - significano, probabilmente, zero bonus per tutti i banker del gruppo elvetico, nonostante la banca abbia già accantonato denari per le gratifiche dei dipendenti. L'osservazione è nello stesso articolo a pagina 6 che si apre osservando come la perdita di 2 miliardi di dollari abbia reso inutile i 3500 licenziamenti annunciati il 23 agosto scorso e come scrive nel suo pezzo ieri il Sole 24 Ore necessari per riequilibrare conti niente (l'ho aggiunto io, purtroppo il cronista si è adeguato al pessimo uso di utilizzare affatto in senso negativo) affatto felici. E che si aggiungono ai 18500 posti di lavoro cancellati a causa del credit crunch.

Sono tempi interessanti. Davvero. Ma anche tempi in cui c'è un grande movimento ma poco cambiamento.  L'impressione è che dal 2008 ad oggi siano trascorsi tre anni senza che nulla sia successo, che i business model a dir poco discutibili di molte grandi (e non solo grandi) banche siano rimasti gli stessi. In un rapporto di un anno fa di un collega dell'Università di Zurigo (naturalmente disponibile proprio sul sito di UBS: lo trovate qui), chiamato ad analizzare come la crisi dei mutui subprime avesse praticamente messo in ginocchio il colosso bancario svizzero si legge:

Ever since the size of the Bank’s losses – going into the billions – and the nature of its legal violations have become known, the public has queried the true causes of the UBS crisis. This has given rise to a wide range of explanations. There is one, however, that stands out: the theory that sees top management at UBS as having behaved like gamblers at a casino, constantly taking greater risks as their profits and their bonuses increased, until they finally lost everything and almost landed in prison. Having read the internal and external reports, I reach an entirely different conclusion. The problem at UBS was not that the Bank’s leadership simply ran rampant without any restraint. In fact, the contrary was the case: top management was too complacent, wrongly believing that everything was under control, given that the numerous risk reports, internal audits and external reviews almost always ended in a positive conclusion. The bank did not lack risk consciousness; it lacked healthy mistrust, independent judgement and strength of leadership. (...) Viewed from an historical perspective, all of these leadership flaws are virtually a hallmark of large banks


Non mi sembra utile aggiungere altro: la mancanza di una ragionevole cultura del dubbio, della capacità di promuovere giudizi indipendenti e di ascoltarli anche quando non sono graditi, è indubbiamente all'origine dei guai nei quali ci siamo cacciati e ci stiamo cacciando sempre di più. Parlare di strength of leadership in questi giorni, specialmente dopo il triste spettacolo dell'Ecofin conclusosi ieri (e in un paese come l'Italia poi...) è proprio parlare turco, come si diceva quando io ero bambino.

Questa settimana la banca federale americana, con una decisione condivisa con le banche centrali europee, inglese, svizzera e giapponese)  ha annunciato la disponibilità di linee di credito in dollari per le banche europee che negli ultimi mesi si sono viste tagliate fuori dai mercati dei capitali americani (soprattutto quelli dei money market funds). Questo è bastato per gettare benzina sul fuoco di un mini-rally dei mercati azionari nella settimana in cui si celebrava il terzo anniversario del fallimento Lehman. Scrive nel suo commento settimanale John Mauldin:

Why do it? It is not for solidarity among central bankers. The cold calculation is that a
European banking crisis would leak into the US system. Further, it would throw Europe into a
nasty recession, when growth is already projected (optimistically) to be less than 0.5%. That
means the market that buys 20% of US exports would suffer and probably push us into recession,
too (given our own low growth), making a far worse problem for monetary policy in the not-toodistant
future.
Finally (and this is one I do not like), if the ECB was forced to go into the open market
for dollars, the euro would plummet. As in fall off the cliff. Crash and burn. Which would make
US products even less competitive worldwide against the euro. While I think we need a stronger
dollar, that is not the thinking that prevails at higher levels. You and I don’t get consulted, so it
pays us to contemplate the thought process of US monetary leadership and adjust accordingly.
Finally, I think that the end result of lending to the ECB will be to postpone the problem.
The problem is not liquidity, it is insolvency and the use of too much leverage by banks and
governments. This action only buys time. And maybe time is what they need to figure out how to
go about orderly defaults, which banks and institutions to save and which to let go, which
investors will lose, whether some countries must leave the euro, etc. Frankly, the world needs
Europe to get its act together.


La settimana si è così conclusa con un notevole rimbalzo dei mercati azionari: l'indice S&P500 è riuscito questa settimana a mettere a segno una serie di cinque giornate consecutive di chiusure in rialzo, un risultato non straordinario ma che non si verificava dal 27 giugno-1 luglio scorso, chiudendo con un rialzo di oltre il 4% se valutato in euro, e di quasi il 5.5% se valutato in dollari. In rialzo l'euro sul dollaro e in ribasso l'indice delle obbligazioni trentennali dell'eurozona, l'indice immobiliare globale e soprattutto quello delle materie prime con un calo di quasi il 2.5% in euro.

Nessuna variazione questa settimana nella classifica degli asset. Un solo asset ha la  tendenza di medio periodo positiva: le obbligazioni trentennali dell'eurozona. La  strategia top2 suddivide quindi ancora il capitale in parti uguali tra l'indice Euro Government Bond 30yr e la liquidità. La top3 suddivide il capitale in tre parti eguali: per 1/3 investe nell'indice Euro Government Bond 30yr mentre 2/3 del capitale sono mantenuti in liquidità. Alfa o Beta mantiene quindi un profilo molto prudente, con la metà o più del capitale parcheggiata in liquidità e il resto investito in obbligazioni.

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2011 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella (se hanno la tendendza di medio periodo positiva, in liquidità altrimenti) è pari al
-13.4%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento è stato del  -6.3%. Questa settimana la top2 ha perso lo 0.7% e la top3 ha perso lo 0.5%.

Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4% e nel 2010 il 22.4% e il 18.2%.

La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva ha solo un asset in portafoglio: le obbligazioni trentennali dell'eurozona e ha dunque segnato anch'essa un calo pari al -1.4%. Nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 21.6%, con un massimo drawdown inferiore al 7%. La volatilità è ben inferiore al 10%.  Il rendimento dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al -2.9%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle tre strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.



La tabella qui sotto riassume il profilo rischio/rendimento delle tre strategie negli ultimi 32 mesi:



E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 16 settembre 2011.

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