domenica 12 giugno 2011

Il disagio dei mercati. Aggiornamento al 10 giugno 2011

L'incipit del commento della settimana scorsa si applica ancora alla lettera: "Ancora una brutta settimana per gli asset seguiti settimanalmente Alfa o Beta?" Il deterioramento del quadro complessivo è ancora più marcato: cinque asset su sei hanno la tendenza di breve periodo negativa. Il commento settimanale ai mercati di Buttonwood è giustamente intitolato Queasy feeling, riferendosi al disagio che i mercati sembrano avere in questa fase di incertezza tra il rallentamento della crescita economica, le scelte dolorose sul fronte dei deficit che i governi dovranno prendere nei prossimi mesi (primo tra tutti quello USA che rischia il default tecnico...) e la volontà delle banche centrali di interrompere le immissioni massicce di liquidità che hanno sostenuto il toro negli ultimi 9-10 mesi. Secondo Buttonwood il futuro che attende i mercati, specialmente quelli azionari, non è dei più rosei: 

THE cavalry may not ride to the rescue this time. Equity investors have been relying on the Federal Reserve for support ever since the American central bank presaged a second round of quantitative easing (QE) last August.
In a November article for the Washington Post, Ben Bernanke, the Fed’s chairman, acknowledged the impact of QE on shares, stating that “higher stock prices will boost consumer wealth and help increase confidence, which can also spur spending. Increased spending will lead to higher incomes and profits that, in a virtuous circle, will further support economic expansion.” But with the current round of QE about to end, Mr Bernanke gave no hint that a third programme was on its way in a keenly awaited speech this week, acknowledging merely that “economic conditions are likely to warrant exceptionally low levels for the federal-funds rate for an extended period.”
The speech was a further disappointment for global stockmarkets, which have been declining fairly steadily since early May. (...)



There are two possible explanations for these signs of slowdown. The first is that this is a soft patch caused by temporary factors such as the high oil price and the disruption that followed the Japanese earthquake in March. (...)
The eagle-eyed may have seen the bad news coming earlier still. The Baltic Dry Index, a measure of shipping rates and an indicator of global trade activity, started to turn down late last year.
The alternative, less palatable thesis is that the stimulus delivered by central banks and governments since late 2008 and early 2009 is now starting to fade. The authorities are running low on ammunition, as Mr Bernanke has in effect admitted. There appears to be little political appetite for a further round of fiscal stimulus or easier monetary policy. In Europe the emphasis has shifted to fiscal austerity and the European Central Bank has started to push up interest rates.
All along this rally has been dogged by a contradiction. Equity investors have attempted to act as if this is a normal recovery but central banks have behaved as if they were still extremely worried, keeping rates at record low levels. That created two potential challenges for the bulls. Either their economic optimism would prove correct, in which case the stimulus would have to be rapidly withdrawn, or the caution of the central banks would turn out to be justified and profit forecasts would have to be revised lower.
On this point, the evidence is mixed. In America first-quarter profits generally beat expectations and forecasts for the full year were moved higher. According to HSBC, analysts are now looking for 17% earnings-per-share growth, up from 14% at the start of 2011. In Europe full-year estimates for earnings-per-share growth have started to be revised downwards, albeit to a still-high rate of 13%. Anyone relying on such estimates should be warned that analysts are normally over-optimistic and terrible at spotting turning-points.
Robust profits have been, along with Fed policy, a stout source of support for share prices. But they are linked to an increase in margins (ie, a higher share of GDP for profits than for wage-earners) that has made this a much rosier recovery for Wall Street than for Main Street. Profit margins tend to revert to the mean over the long term, in part because high returns attract new market entrants. Paul Marson of Lombard Odier, a private bank, says that “over the next five years, current elevated margins imply negative nominal net profit growth.”
The American market is hardly priced for such an outcome. On the best long-term measure, the cyclically adjusted price-earnings ratio, Wall Street is trading on a valuation 43% above its long-term average, according to the website of Yale University’s Robert Shiller. The bulls will have to hope that Mr Bernanke can be persuaded to change his mind.

Questa settimana la correzione del cambio euro/dollaro che ha perso il 2% ha contribuito quasi per intero al progresso dell'indice di materie prime CRB (in euro) che ha chiuso la settimana con un +1.8% e ha largamento compensato le perdite subite in dollari (-1.3%) dall'indice immobiliare che valorizzato in euro ha guadagnato lo +0.7% e dall'indice S&P500 che ha perso il 2.2% in dollari ma valorizzato in euro segna un più modesto calo dello -0.3%. Negativo anche l'indice eurostoxx con un -2.1% e le obbligazioni governative trentennali dell'eurozona -0.8%. 
Questa settimana la strategia top2 perde lo 0.1% e la top3 guadagna lo 0.2%: il drawdown della strategia top2 dal massimo di tredici settimane fa è pari al 10.8%; il drawdown della top3 dal massimo del 7 gennaio 2011 è  pari al 5.6%.

Le strategie top2 e top3 con copertura del rischio di cambio effettuata da quando il 14 gennaio 2011 la tendenza di medio periodo dell'euro è diventata positiva avrebbero reso rispettivamente il +1.4% e +3.1%. 

Questa settimana non ci sono cambiamenti nell'ordine in classifica degli asset che si sono tutti indeboliti in modo pressochè uniforme. La  strategia top 2 suddivide quindi il capitale equipesando l'indice CRB e il cambio euro/dollaro mentre la top 3 aggiunge al paniere anche l'indice FTSE EPRA-NAREIT Global. Chi volesse utilizzare le due strategie con la copertura del rischio di cambio utilizzando una leva 3x per il cambio può costruire un portafoglio in questo modo:

top2: 37.5% FTSE EPRA-NAREIT, 37,5% CRB, 25% copertura cambio
top3: 25% S&P500, 25% CRB, 25% FTSE EPRA-NAREIT, 25% copertura cambio

La fase presente di debolezza dei mercati è resa evidente dal fatto che tutti gli asset hanno la tendenza a breve termine negativa con la sola eccezione delle obbligazioni dell'area euro a scadenza trentennale. Rimane positiva la tendenza di medio periodo per il cambio euro/dollaro, l'indice CRB, l'indice FTSE EPRA/NAREIT Global (immobili) e l'indice S&P500 anche se per quest'ultimo un ampliamento della correzione di poco superiore all'1% sarebbe sufficiente per passare a una tendenza di medio periodo negativa.

In questo post trovate le risposte ad alcune delle domande  più frequenti relative alla metodologia che utilizzo per la costruzione della tabella e dei portafogli che aggiorno settimanalmente.

In questo post ho descritto quali ETF negoziati a Milano  replicano (in positivo o in negativo) gli indici che sono settimanalmente tracciati qui su Alfaobeta. Se volete fare delle analisi da soli, in questo post ho spiegato come procurarsi gratuitamente le serie storiche dei prezzi e dei NAV degli ETF mentre qui potete trovare qualche informazione sui costi di transazione nel mercato dei cambi.

Dall'inizio del 2011 il rendimento (valutato in euro) di un portafoglio che ogni settimana investe nei primi 2 asset (top2) della tabella è pari al -8.8%, se investito nei primi tre asset (top3) il rendimento è stato del  -3.4%. Nell'intero 2009 le stessa strategie avevano reso rispettivamente il 12.2% e il 2.4% e nel 2010 il 22.4% e il 18.2%.

Nella figura è raffigurato l'andamento di un euro investito nelle due strategie dal 3 gennaio 2009 ad oggi.



Il rendimento annuale composto della strategia top2 è del 9.9%, con una volatilità del 12.2%, un massimo drawdown del 10.7% e un indice di Sharpe di poco superiore a 0.7.

Il rendimento annuale composto della strategia top 3 è pari al 6.5%, con una volatilità dell'11.9%, un massimo  drawdown del 15.1% e un indice di Sharpe poco superiore a  0.4.

La strategia che investe nei primi due asset a condizione che la tendenza di medio periodo sia positiva, e in contanti nel caso contrario, ha reso nell'intero 2009 il 13.9%. Nel 2010 ha coinciso con la top2 con l'eccezione di due sole settimane (questa e questa): la performance complessiva per il 2010 è stata leggermente peggiore della top2, con un +18.6%.

La strategia che semplicemente investe in parti uguali in tutti e 6 gli asset seguiti settimanalmente da Alfaobeta
ha chiuso la settimana con una perdita dello 0.4% allontanandosi così dal massimo raggiunto sei settimane fa: il il drawdown è ora pari al 2.6%.  La strategia ha reso nel 2010 il 12.6% con una volatilità del 10% mentre dall'1 gennaio 2009 ad oggi ha reso il 32.5% con un massimo drawdown del 14.8%. Il rendimento dal primo  gennaio 2011 è stato leggermente negativo -0.1%. Il portafoglio top2 ha reso il 25.7% dall'1 gennaio 2009 a oggi, con un massimo drawdown del 10.8%: l'ultimo massimo è stato raggiunto il 7 marzo scorso e da allora il drawdown è proprio pari al 10.8%. Il rendimento del portafoglio top2 dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al -8.8%.
La strategia che settimanalmente investe il capitale dividendolo in parti uguali negli asset che hanno una tendenza di medio periodo positiva (una versione più aggressiva della strategia di Faber che invece ripartisce il   capitale tra liquidità e gli asset con tendenza di medio periodo positivo) ha chiuso questa settimana con un +0.1%. Nel 2010 ha avuto un rendimento pari al 12.1% e da inizio 2009 ad oggi ha reso il 24.5%, con un massimo drawdown inferiore al 7%. La volatilità è ben inferiore al 10%.  Il rendimento dal primo gennaio 2011 a oggi è stato pari al -0.5%.

E' bene ricordare che i rendimenti calcolati non tengono neppure conto dei costi di transazione e del prelievo fiscale. Mi preme comunque sottolineare che le analisi e le simulazioni descritte in questo blog sono da considerarsi sempre e comunque risultati teorici e relativi al passato. Chiunque decidesse di utilizzare le strategie descritte o qualsiasi altra informazione tratta da questo blog per decisioni di investimento se ne assume completamente la responsabilità.

Ecco l'aggiornamento al 10 giugno 2011.


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