mercoledì 26 dicembre 2012

Ventuno anni di asset allocation tattica

Con le vacanze ho finalmente trovato un po' di tempo per fare qualche backtest. Ecco alcuni risultati sull'asset allocation che seguiamo settimanalmente su Alfa o Beta?
L'universo in questo caso è composto:

  • dall'indice azionario europeo Stoxx 600 (sul quale è possibile andare sia lunghi che corti);
  • dall'indice azionario statunitense Standard and Poor's 500; 
  • dall'indice azionario giapponese Nikkei; 
  • dall'indice di materie prime agricole Dow Jones Agricolture (total return); 
  • dall'indice Dow Jones di prezzi del petrolio;
  • oro 
  • obbligazioni governative decennali statunitensi.
Gli indici sono valorizzati in euro. Ho confrontato tre asset allocation:
  • un'asset allocation passiva (AA) che divide l'investimento nei sette asset con pesi rispettivi (0,15; 0,08; 0,08; 0,08; 0,31; 0,15; 0,15) e ribilanciamento annuale 
  • un'asset allocation tattica (TAA) che investe in ciascun asset secondo i pesi dell'asset allocation passiva ma solo se il prezzo di chiusura dell'indice è superiore alla media mobile a 180 giorni (in caso contrario l'investimento relativo all'asset viene spostato in liquidità), con verifiche ogni due settimane e ribilanciamenti annuali. Nel caso dell'indice europeo Stoxx 600, quando la chiusura è inferiore alla media mobile si assume una posizione corta sull'indice
  • un'asset allocation tattica (TAAP) simile alla precedente ma nella quale il capitale viene equipesato e concentrato negli asset che hanno la tendenza di medio periodo positva, definita dalla chiusura dell'indice superiore alla media mobile a 180 giorni 
La tabella qui sotto vi riassume i rendimenti (in euro) dal 1991 a metà dicembre del 2012: i rendimenti sono mediati sulle 10 diverse date di inizio delle strategie. Gli indici azionari sono indici di prezzo dunque non tengono conto (iin positivo) dei dividendi. Allo stesso modo (ma in negativo) non si sono calcolati nè i costi di transazione nè gli spread denaro-lettera che intervengono nei ribilanciamenti.

TAA AA TAAP
1992 3,14% 9,74% -7,60%
1993 22,85% 19,82% 24,23%
1994 -2,22% -5,32% -10,17%
1995 11,55% 13,82% 12,30%
1996 14,47% 16,26% 27,15%
1997 15,94% 15,75% 16,44%
1998 3,39% 1,54% -6,46%
1999 22,91% 31,59% 36,70%
2000 17,97% 12,63% 17,11%
2001 5,04% -8,46% -0,55%
2002 1,55% -9,55% 6,13%
2003 4,85% 0,58% -3,75%
2004 -0,47% 3,70% 0,34%
2005 14,63% 24,20% 18,45%
2006 -1,45% 0,31% -8,23%
2007 4,36% 1,78% 10,22%
2008 17,95% -12,47% 22,14%
2009 3,49% 14,95% 7,85%
2010 12,91% 21,90% 20,71%
2011 -1,01% 1,24% -4,51%
2012 3,48% 8,96% 4,37%
average return 8,35% 7,76% 8,71%
standard deviation  8,16% 11,88% 13,38%
Si noti come la TAA sia positiva in tutti gli anni nei quali l'AA è stata negativa. Il peggiore anno per la TAA è stato il 1994 con un rendimento pari al -2,2%, mentre per l'AA è stato il 2008 con un -12,5% (tutto sommato discreto, grazie ai contributi positivi dalle obbligazioni e dalle materia prime). La TAA ha avuto addirittura un rendimento positivo nel 2008 favorita anche dalla posizione corta sull'indice Stoxx 600.

Per rispondere a una domanda di un lettore di qualche settimana fa ho ripetuto l'esperimento impiegando la media mobile a 50 giorni anzichè quella a 180 giorni, simulando quindi l'utilizzo della tendenza di breve periodo positiva. I risultati sono decisamente meno incoraggianti con una riduzione dell rendimento medio della TAA di quasi due punti percentuali:

TAA AA TAAP
1992 7,52% 9,74% 9,87%
1993 21,07% 19,82% 27,13%
1994 -5,43% -5,32% -9,92%
1995 8,28% 13,82% 9,57%
1996 13,04% 16,26% 26,98%
1997 14,07% 15,75% 9,71%
1998 8,12% 1,54% 14,03%
1999 13,95% 31,59% 27,19%
2000 7,35% 12,63% 8,67%
2001 4,03% -8,46% 0,17%
2002 2,24% -9,55% 13,20%
2003 2,84% 0,58% 5,39%
2004 -1,91% 3,70% -5,95%
2005 13,34% 24,20% 21,37%
2006 -0,28% 0,31% -5,79%
2007 4,95% 1,78% 8,84%
2008 11,39% -12,47% 10,63%
2009 -2,00% 14,95% -8,35%
2010 9,24% 21,90% 15,86%
2011 -1,38% 1,24% -6,46%
2012 5,78% 8,96% 3,92%
average return 6,49% 7,76% 8,38%
standard deviation  6,66% 11,88% 11,57%
Naturalmente anche la volatilità si riduce, poichè la scelta di una media mobile più veloce aumenta la porporzione di tempo nel quale il capitale è investito in liquidità. Aumenta però anche il numero di switch e dunque i costi di transazione, diminuendo allo stesso tempo la quantità di dividendi percepiti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto interessante, soprattutto per il periodo preso in considerazione (altrove, troppo spesso si leggono back test a time frame consistente, ma con serie storica di estensione risibile).

Sarebbe altresì interessante verificare nello stesso portafoglio il lavoro di un momentum a 3-6-12 mesi (o di una media dei tre ) nello stesso periodo sopra preso in considerazione

Potremmo considerare il best 1 o 2... a switch mensile.

A lume di naso (avevo fatto in precedenza qualcosa di simile) dovremmo avere rendimenti e volatilità interessanti.

Buona feste.