domenica 25 luglio 2010

L'effetto placebo degli stress tests. Il cambio yen-dollaro australiano.

A leggere i commenti sugli stress tests viene un po' da sorridere:
sul Sole 24 Ore di ieri Walter Riolfi, nel suo articolo settimanale sull'andamento dei mercati, scrive:  Se proprio qualcosa di buono si vuol trovare in questa settimana è ancora sul fronte dei risultati societari che sono apparsi in gran parte migliori del previsto: a ben vedere, più per gli utili che per i ricavi. In ogni caso s'è avuta conferma che l'America delle aziende, quelle grandi e quotate a Wall Street, è decisamente in miglior forma dell'economia americana. Gli utili del secondo trimestre sono adesso attesi in crescita di oltre il 30%: 3 punti in più delle stime d'inizio mese. Qualcuno ha pure voluto leggere del buono negli stress test europei. Ma in questa grande trovata pubblicitaria, orchestrata dalla Bce e dalle autorità bancarie europee, solo 7 tra le piccole e più scalcinate banche del Vecchio continente non hanno superato la prova: a dimostrazione che è meno facile passare l'esame per la patente che questo test.
Sul Sole 24 Ore di oggi vi segnalo il commento a pagina 7 di Donato Masciandaro che giustamente considera gli stress tests un placebo (che si spera calmare i mercati per un po') e invita a percorrere con decisione la via delle riforme correggendo le distorsioni dello shadow banking system ed eliminando alla radice i presupposti per una nuova (e probabilmente peggiore) crisi finanziaria.

Un affezionato lettore di Alfaobeta (il Sig. Gambino) mi ha poi segnalato come anche Plus abbia ieri dedicato un po' di attenzione all'indice Baltic Dry (a pagina 10): l'autore Luca Davi pare condividere l'opinione dell'Economist  che attribuisce il suo collasso dell'ultimo paio di mesi all'eccesso di domanda. Per anticipare l'andamento dei  i mercati Davi suggerisce come alternativa  l'impiego dell'indice della borsa di Shangai e il  cambio yen/dollaro australiano (JPY/AUD)  (mah! è ben vero che negli ultimi mesi il rapporto JPY/AUD sembra l'immagine speculare dell'indice S&P500, ma questo purtroppo non permette di fare nessuna previsione neppure a breve scadenza! Semmai lo si può utilizzare come hedge andando simultaneamente lunghi sullo SP500 e corti sul cambio JPY/AUD) .

Un fatto abbastanza inedito che preoccupa molti investitori è come la correlazione tra i rendimenti delle singole azioni e quelli dell'indice S&P500 sia aumentata considerevolmente negli ultimi mesi, avvicinandosi a 1 e giungendo a valori medi più alti persino di quelli registrati durante la crisi scatenata dal fallimento di Lehman Brothers. Un altro fatto preoccupante si osserva nella struttura dei futures sull'indice di volatilità VIX  che è in contango da qualche settimana, ovvero le attese degli investitori sono per un aumento considerevole della volatilità in autunno. Visto che non stiamo attraversando acque tranquille neppure ora è bene essere preparati al peggio, con il salvagente indossato e qualche pillola contro il mal di mare a portata di mano...

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